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5 episodi della Storia del Femminismo che tutt* dovrebbero conoscere
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5 episodi della Storia del Femminismo che tutt* dovrebbero conoscere

Articolo di Pietro Balestra

Serve studiare la Storia del Femminismo? Se sì, solo ai militanti femministi o può essere utile a tutti?
In questo articolo si racconteranno cinque episodi di battaglie femministe che hanno portato a grandi cambiamenti non solo alla condizione delle donne, ma a intere società se non all’umanità tutta.

1. Le origini dimenticate del Femminismo:
Olympe De Gouges
Se si provasse a chiedere a una persona qualunque – sia o non sia essa femminista – quando nasce il Femminismo, questa nominerebbe molto probabilmente le Suffragette inglesi; tuttavia fu dal 1870 circa, quando presero forma le nuove società di massa, che le femministe cominciarono ad avanzare suddette rivendicazioni. Il Femminismo nacque invece cento anni prima.
Durante la Rivoluzione Francese del 1789, durante la presa della Bastiglia, le donne marciavano fiere affianco agli uomini; la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino dell’Assemblea Nazionale pareva parlare anche di loro – poiché il lemma francese “homme”, come l’italiano “uomo”, vale sia per il maschile che per il neutro. Eppure nella realtà dei fatti le donne di questa nuova Francia democratica, terra d’uguaglianza, libertà e fratellanza, erano ancora proprietà legale degli uomini. Per tal motivo, nel 1791, la filosofa Olympe de Gouges pubblicò La dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, nella quale, prima di ogni altra cosa, esigeva l’abolizione del diritto famigliare secondo il quale la donna passava dalla patria potestas del padre a quella del marito.
Questo è: le femministe delle origini, ancor prima del voto, pretendevano di uscire dalla condizione di “eterne minorenni” in cui erano costrette a causa del diritto famigliare; erano convinte inoltre che fosse compito delle donne liberare tutte le minoranze oppresse, quindi gli ebrei in casa e gli schiavi neri nelle colonie.
Tuttavia Olympe de Gouges non fece scuola, poiché i suoi slogan contro il matrimonio e la famiglia, a favore di donne uguali in tutto e per tutto agli uomini in casa e al lavoro, spaventarono le coeve femministe, che preferirono piuttosto puntare sul ruolo di moglie-e-madre e sulla forza dei sentimenti femminili. A ogni modo, oggi si annovera La dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina come primo manifesto femminista della storia.

2. Le donne cambiano la politica – Il Welfare:
Ersilia Majno
Nell’Italia post-unitaria (a cavallo tra XIX e XX secolo) si erano formati almeno tre diversi femminismi: l’Egualitarismo radicale di Annamaria Mozzoni, simile, se non identico al progetto promosso cento anni prima da Olympe de Gouges; l’Emancipazionismo Cristiano fiorentino, che da un lato rivendicava maggiore istruzione per le donne per formare mogli-e-madri migliori, dall’altro aborriva l’idea che le donne potessero entrare in politica; infine, da Milano, il Femminismo Pratico (o Pragmatico) di Ersilia Majno, secondo la quale le donne, prima di pretendere il voto, avrebbero dovuto dimostrare alla classe politica il proprio valore, occupandosi di quelle attività che lo Stato ignorava.
A cosa si sta facendo riferimento?
I diritti di cui gli uomini godevano e le donne (in parte) no erano i diritti civili e i diritti politici. A nessuno al tempo erano ancora stati riconosciuti dei diritti sociali (salute, istruzione, assistenza e lavoro), e in questa direzione andavano i movimenti operai e i comunismi. Ebbene, affianco a loro, in Italia, c’erano le azioni positive del Femminismo Pratico: per esempio, l’apertura dell’Asilo Mariuccia, centro d’accoglienza e rieducazione per giovani prostitute – dove, però, sembra che i metodi delle educatrici fossero piuttosto carcerari e coercitivi (cfr. Le mariuccine. Storia di una istituzione femminile: l’Asilo Mariuccia di Annarita Buttafuoco); una grande innovazione per il paese furono invece gli sportelli gratuiti dove le donne lavoratrici venivano informate sui propri diritti e trovavano un intermediario tra loro e i datori di lavoro; non si può infine dimenticare che furono sempre Ersilia Majno e le femministe pratiche a guidare la propaganda e le azioni delle donne italiane durante la Grande Guerra.
Si può pertanto affermare che le donne, insieme ai movimenti operai, sindacali e comunisti, a cavallo tra XIX e XX secolo, hanno contribuito a fondare il concetto moderno di Welfare.

3. Una pagina buia della Storia del Femminismo – i Separatismi:

Negli anni Sessanta, decennio dei movimenti giovanili e pacifisti, il Femminismo cambiò completamente volto: le donne rivendicavano ora i propri diritti in quanto persone, non più in quanto mogli-e-madri; smisero di farsi carico delle minoranze, poiché i problemi delle donne riguardavano metà del genere umano, non pochi casi isolati; tralasciarono la scrittura di manifesti e trattati, per dedicarsi ad attività pratiche quali cortei, manifestazione e organizzazione di piccoli gruppi di autocoscienza e auto-aiuto, con assistenza ginecologica annessa. Negli Stati Uniti d’America, tale era il progetto delle studentesse femministe dei college, le discendenti delle coloni inglesi, bianche e borghesi.
Digressione: le femministe americane dell’anteguerra serbavano rancore nei confronti degli uomini neri per i quali si erano prima tanto prodigate, poiché essi (ex schiavi) avevano ottenuto il diritto al voto prima di loro; le donne nere si trovarono allora come tra due fuochi e, tra la solidarietà etnica e quella di genere, optarono per la seconda: donne bianche e nere cominciarono a militare insieme, ma alle seconde era sempre richiesto di stare un passo indietro rispetto alle prime.
Negli anni Sessanta, l’attivista americano e mussulmano Malcolm X istituì il Black Power, piano secondo il quale, tra le altre cose, le donne nere avrebbero dovuto restare nelle case, per dare alla nazione quanti più neri possibili, in vista della fondazione della nuova America nera e islamica. Le donne afroamericane si separarono: una parte di loro seguì Malcolm X; l’altra fondò un nuovo Femminismo, in antitesi tanto al maschilismo del Black Power, quanto al razzismo del Femminismo bianco e borghese delle studentesse. Una figura di riferimento di suddetto Femminsimo nero fu bell hooks.
Oltre ai due movimenti già citati, però, negli USA degli anni Sessanta si formò anche un importante movimento lesbista, che da tutti gli altri si distaccò: le militanti lesbiche si ritenevano le vere salvatrici delle donne, poiché si erano liberate dalla dittatura della penetrazione.
Dinamiche simili si presentarono, nello stesso periodo, anche in Italia: a Roma, mentre le studentesse universitarie borghesi limitavano la loro attività di femministe alla stesura di articoli, erano i ragazzi e le ragazze di Lotta Continua a occuparsi delle questioni femminili: aprirono consultori e centri d’accoglienza per le donne delle borgate, povere e spesso bistrattate dai mariti. Nel 1975 cambiò però qualcosa: le donne scesero in piazza. Da sole. Gli uomini non erano ammessi. Questo episodio raffreddò molto il clima in Lotta Continua, che si sciolse l’anno successivo.
Queste storie sono importanti da ricordare perché insegnano che le violenze e i soprusi subiti non si traducono sempre in empatia e solidarietà: capita che chi è discriminato discrimini a sua volta qualcun altro.
Il pregiudizio è in potenza in ogni essere umano, a prescindere dal suo genere, orientamento sessuale, etnico o religioso. Leggere queste testimonianze oggi può però stimolare l’autocritica ed estirpare i pregiudizi quanto meno all’interno dei movimenti femministi e LGBTQIA.

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4. Fuori dall’Occidente, tra Femminismi e Antifemminismi:

Il contemporaneo immaginario comune ci spinge a pensare alle donne islamiche come da sempre sottomesse, coperte e brutalizzate; in realtà, però, la faccenda è ben più complicata.
Già agli inizi del XX secolo, le donne dell’harem reale di Persia (che erano dotte) istituirono un loro Femminismo. Nel 1923 le donne egiziane (escluse dal voto, ma che con gli uomini già studiavano e lavoravano) fondarono l’Unione delle Donne Egiziane. In Turchia, nello stesso anno, Ataturk intraprese un progetto di occidentalizzazione che comprese anche l’istituzione di un Femminismo di stato.
Dopo la guerra, in Egitto i Fratelli Mussulmani islamizzarono il Femminismo. Tornò laico solo durante il governo di Nasser, ma furono le stesse donne a scegliere di scendere nelle piazze col velo, rifiutando d’essere chiamate femministe, per protestare contro l’oppressione dell’Occidente.
I giovani turchi, invece, sulla falsa riga dei sessantottini occidentali, sposarono ideali comunisti. Ragazzi e ragazze erano però divisi: i primi (fortemente maschilisti) auspicavano a un (islamizzato) modello staliniano; mentre le seconde s’ispiravano invece a Lenin e al suo braccio destro Aleksandra Kollontaj, sostenitrice della parità dei diritti e dell’amore libero.
Il totalitarismo filo-americano instaurato in Persia negli anni Quaranta, cadde in seguito alla Rivoluzione del 1979, cui presero parte anche le donne con indosso lo chador.
Da questo momento, nel mondo islamico Femminismo e Antifemminismo si confusero tra loro: da un lato le donne mussulmane rifiutarono l’etichetta di “femministe”, perché la riconducevano all’Occidente oppressore; dall’altro le loro azioni sono tuttavia da considerarsi femministe.
Oggi esistono almeno tre femminismi nord africani e mediorientali: il Femminismo laico delle donne mussulmane che sostengono nel contempo la laicità dello stato; il Femminismo coranico, che ritiene che il Corano sia stato mal interpretato dagli uomini e debba essere rianalizzato prima di entrare in politica; infine il Femminismo islamista delle donne dell’ISIS, ferventi nemiche dell’Occidente.
La questione femminile islamica non è lineare come si crede: in molti stati la sottomissione della donna è il risultato di soprusi subiti da parte di Europa e Stati Uniti d’America.

5. Le donne cambiano la politica, parte seconda – Pechino, 1995:

Nel 1975 l’ONU proclamò il Ventennio Internazionale delle Donne. Si tennero quattro Conferenze Internazionali delle Donne: la prima nel 1975 a Città del Messico, la seconda nel 1980 a Copenaghen, mentre la terza nel 1985 a Nairobi; fu, però, la quarta, tenutasi a Pechino nel 1995, a esortare l’umanità a cambiare sguardo sul mondo.
La capitale cinese era stata scelta in forma di protesta all’aberrante politica del figlio unico; in tal sede, le battaglie femministe confluirono quindi in quelle dei Diritti Umani: si portò all’attenzione dell’ONU il problema e si stabilì che sarebbe stato da quel momento in poi vietato violare l’altrui integrità psicofisica in nome di tradizioni e credenze locali. Le femministe contribuirono così a sconfiggere (formalmente) il Relativismo Culturale: in quest’occasione, il filosofo indiano Amartya Sen dichiarò che quando le donne agiscono, cambiano la politica.
Nel 2005 si tenne a New York una nuova conferenza – ribattezzata Pechino + 10 – dove si constatò tristemente che la vittoria formale di Pechino non s’era tradotta in fatti: molti degli stati che avevano sottoscritto l’appello dell’ONU trasgredivano, ignorando l’impegno preso, legittimando pratiche come l’infibulazione.
La parità è ancora distante, i Diritti Umani sono ancor oggi un miraggio, ma un seme è stato piantato. E ciò grazie anche alle femministe: le azioni delle donne non hanno beneficiato e non beneficiano solo le donne, ma tutta l’umanità.

View Comments (3)
  • Considerare che femminismo e religioni patriarcali (come ebraismo, cristianesimo e islam) siano compatibili è perlomeno ingenuo, considerare femministe le donne dell’Isis è follia. Anche la semplificazione contro le ” cattive femministe bianche borghesi” (senza le quali però nessun proresso sarebbe iniziato) lascia i tempo che trova

    • “in molti stati la sottomissione della donna è il risultato di soprusi subiti da parte di Europa e Stati Uniti d’America.” l’occidente è sempre il colpevole assoluto, vero?

  • ma chi è questo Vlad? un troll?ma gesù cristo ma non hai altro da fare che commentare un articolo cosi privo di giudizi e altamente illustrativo che per forza ci devi buttare dentro il tuo risentimento e odio? ma vivi e lascia vivere!!

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