La mitologia greca e romana l’abbiamo studiata tuttə.
A scuola la prof spiegava e ci assegnava da leggere i primi versi dell’Odissea mentre noi fissavamo le lancette dell’orologio.
Tic. Un po’ più a destra. Tic. Ancora poco. Tic. Ci siamo quasi e… la campana suonava.
La maggior parte si alzava, senza dare troppo peso alla prof che continuava a parlare sul trillo della campanella. Ma ancora sedutə con la testa china e il libro di letteratura latina davanti, ne rimaneva sempre unə: faceva scorrere le dita su quelle parole, mentre gli echi di vite passate iniziavano pian piano a riapparire davanti ai suoi occhi. Tutti gli scritti latini e greci, il patrimonio mitologico che è ancora conservato, archiviato e studiato, è tra i più grandi che abbiamo. Sono passati secoli, e questi testi in qualche modo sono sopravvissuti a: guerre, incendi, invasioni, distruzioni, saccheggiamenti e sangue. Sono quello che resta di ciò che eravamo e sono, inevitabilmente, una guida per capire quello che siamo.
Quando poi questi contenuti sono stati censurati e modificati nel corso dei secoli, abbiamo perso pezzi del passato; al posto di un complicato e realistico quadro di quello che era, ci siamo ritrovatə a leggere una più “pulita” e accuratamente modificata bozza delle società antiche.
Omosessualità? Cancellata. Parvenza di bisessualità? Censurata. Sex workers? Tagliatə via. La misoginia dell’epoca? Oscurata.
Ed è proprio quello che gli autori Seán Hewitt e Luke Edward Hall hanno cercato di fare in “300.000 baci, racconti d’amore queer dal mondo antico” (L’ippocampo Edizioni); restituire la storia che ci hanno portato via, partendo proprio da tutti i testi antichi che ritraevano personaggi queer, come: la storia di Zeus che, innamorato di Ganimede, decide sotto forma di aquila di rapirlo (Ovidio “Metamorfosi”), o Leena (in “Dialoghi delle cortigiane” di Luciano) che confida ad un’amica di essere stata con un’altra donna. O la commovente storia di Apollo e Giacinto: dopo la morte del giovane, il dio affranto lo trasformò in un fiore rosso come il sangue. Piacere e amore, come il famoso pezzo di Platone sulla differenza tra Amore celeste e Amore profano (amore carnale e amore legato ai sentimenti).
Ma nella storia antica ci sono pezzi legati anche all’identità di genere:
come il racconto di una coppia povera, in dolce attesa, che non può permettersi di crescere una bambina. Il padre decide di ucciderla per risparmiarla dalla loro miseria, ma la madre nasconde il sesso della piccola che ha partorito e le viene dato un nome da maschio. Viene cresciuta esattamente come un uomo, fin quando è il momento di sposarsi e Ifide e la madre pregano la dea Iside affinché le aiuti.
Grazie all’intervento divino, il giorno del suo matrimonio Ifide cammina verso la sua amata come uomo.
Purtroppo anche l’epoca antica è intrisa di maschilismo ed i due autori non l’hanno oscurato, poiché è fondamentale per comprendere come funzionava la società di quel tempo; nel corso del libro la esplicitano più volte, fornendo un dipinto più accurato del passato.
Ma perché è così importante conoscere queste storie?
Parte della politica anti LGBTQIA+ spesso fa leva sul passato, l’abbiamo (tristemente) sentita tuttə l’espressione: “quello che fanno è contronatura” o “è solo una moda”, urlata nei cori, ripetuta nelle case, e troppo spesso gridata all’interno di incontri tra gruppi politici di estrema destra.
Ma se abbiamo la testimonianza scritta che le persone queer sono esistite anche nell’antica Roma, che hanno sempre fatto parte della nostra storia, allora la tesi perde valore. La letteratura, il cinema, la poesia, le storie hanno sempre avuto questa caratteristica fondamentale: validare quello che proviamo e sperimentiamo nella nostra vita.
Farci sentire vistə.
Poter riconoscersi nei personaggi che vediamo è fondamentale, la rappresentazione lo è. E se questa è avvenuta più di tremila anni fa, ci fa capire non solo che le persone queer sono sempre esistite, ma che sono sempre statə vistə. E se non fosse stato per la pesante censura di questi testi, questa realizzazione sarebbe avvenuta molto prima, secoli prima. Sarebbe diverso il mondo in cui ci troviamo? O, in qualche modo, i racconti sarebbero stati manomessi comunque? È più probabile la seconda.
Come ben sappiamo, non possiamo cambiare la storia; tuttavia possiamo sfruttare le nuove risorse in nostro possesso per comprendere meglio il passato, per capirci meglio. Ed è questo il potere di libri come “300.000 baci, racconti d’amore queer dal mondo antico”: darci gli strumenti necessari per vedere la storia e raffigurarci in essa.
Immagine cover sito – foto di Dimitris Vetsikas (Pixabay)
Immagini sito orizzontale – Copertina e interno del libro, illustrazioni di Luke Edward Hall