Articolo di Natasha Vagnarelli
Nell’Antica Grecia, le donne non godevano di particolare emancipazione. Certo, le cose cambiavano da città a città, ma generalmente le figure femminili dell’epoca erano comunque sottomesse al forte patriarcato che caratterizzava la società (basti pensare al trattamento riservato ad Aspasia).
Tuttavia, è proprio una delle divinità greche a poter essere considerata femminista: Atena (Minerva nella mitologia romana).
A primo impatto, può sembrare che questa dea sia semplicemente una donna in veste maschile, con elmo, lancia e scudo, e che quindi sia ammirata e venerata solamente perché ingloba gli stereotipi maschili. Ebbene, non è così.
Atena è sì dea della strategia militare, ambito all’epoca maschile, ma anche della tessitura, tipicamente femminile. La glaucopide incarna quindi due caratteristiche che, ai tempi, non potevano far parte di un solo essere, eppure lei lo fa, ed è una delle divinità più venerate. È inoltre peculiare che sia proprio una dea donna a rappresentare la saggezza e le arti, anch’esse considerate “per uomini”. La donna saggia faceva paura, perché si esponeva, cercava di insegnare agli uomini, eppure gli stessi che tanto hanno voluto la morte della donna amata da Pericle, hanno dato ad una divinità femminile proprio queste caratteristiche.
Atena, inoltre, è vergine. Questo è un punto fondamentale, perché smonta completamente due degli stereotipi più comuni dei tempi.
Si riteneva che le donne, essendo governate dai sentimenti e dagli istinti più che dalla ragione, fossero preda di un costante ed incontrollato desiderio sessuale (adesso le cose sono invertite, ed è l’uomo ad essere perennemente eccitato; curioso, vero?) e che fossero quindi portate a cercare amanti. Insomma, erano considerate stupide, arrapate ed infedeli. Atena no: ella è saggia e casta, ed è una donna.
Inoltre, la verginità della Dea mostra come una donna non debba essere per forza madre.
È vero, si tratta di mitologia, e le donne reali non erano considerate come lei, però vorrei far notare come, pur migliaia di anni fa, si concepisse che, almeno una figura femminile su un milione, potesse essere degna di rispetto, anzi, di venerazione, senza ricalcare lo stereotipo della madre e moglie segregata in casa; e come oggi, invece, una delle religioni con più seguito, sia nettamente patriarcale: “Dio” è uomo, nella mentalità comune, la donna è stata la prima ad essere tentata, e la Madonna è sì vergine, ma allo stesso tempo madre, perché sia mai che non si dia alla luce un figlio, o peggio, che lo si faccia provando piacere in un rapporto sessuale.
Ma non solo religioni: qualche tempo fa Luo Mingxiong, manager cinese, ha detto ad una conferenza di non voler fare affari con compagnie gestite da donne, perché queste ultime sono “buone solo a far figli”.
Dopotutto, il mondo del business è considerato alla stregua di un campo di battaglia e, tra i vari stereotipi di genere, vi è quello secondo il quale è l’uomo ad essere analitico e logico, ma allo stesso tempo carismatico, empatico ed intuitivo, mentre la donna sa sfruttare queste caratteristiche solamente quando si tratta di sedurre un buon partito.
Peccato che fosse proprio una donna la dea della guerra, e non la guerra istintiva e rozza, ma quella strategica e logica. Una donna senza alcun interesse per gli uomini, peraltro, quindi slegata da qualsiasi figura maschile “di supporto”.
E, per concludere, Atena è anche bella; distruggiamo quindi anche lo stereotipo per il quale una figura di genere femminile può essere o solo bella o intelligente e saggia.
Caro Luo, dovresti leggere qualcosa riguardante la mitologia greca, potresti trovarla illuminante.