Now Reading
Bruce, Brenda e David: il ragazzo cresciuto come una ragazza
Dark Light

Bruce, Brenda e David: il ragazzo cresciuto come una ragazza

Articolo di Margherita Brambilla

Quando ho aperto Bruce, Brenda e David. Il ragazzo che fu cresciuto come una ragazza mi aspettavo di richiuderlo devastata, e così è stato.
Mi aspettavo anche di uscirne con un’idea più chiara su cosa sia l’identità di genere e su cosa significhi essere un uomo o una donna, e così non è stato.
È anche vero che ho sempre le aspettative sbagliate quando apro un libro.

Il libro è il seguito naturale di un articolo, The True Story of John/Joan, che nel 1997 uscì dalla penna del giornalista canadese John Colapinto su Rolling Stone. L’articolo ebbe grande successo, ma, soprattutto, rese evidente una crepa nella comunità scientifica rispetto al trattamento e alla medicalizzazione dei casi di intersessualità o di problemi genitali nell’infanzia.
Il caso che viene raccontato è quello di David Reimer, un ragazzo che, a causa di una fimosi, a sei mesi di vita fu vittima di una circoncisione mal riuscita che lo lasciò senza buona parte del pene; per i mezzi del 1967, non sarebbe stato possibile eseguire una falloplastica soddisfacente e i medici non trovarono soluzioni alternative.
I genitori, all’epoca appena ventenni, contattarono il dottor John Money, considerato la massima autorità in fatto di sessuologia, il quale consigliò loro di sottoporre il figlio a una serie di operazioni e sedute di psicoterapia per “trasformarlo” in una femmina e permettergli di vivere una vita eterosessuale. Nato come Bruce, cresciuto forzatamente come Brenda, a quattordici anni scoprì la verità sulla sua nascita e decise di ricominciare a vivere come l’uomo che sapeva di essere, scegliendo di chiamarsi David.

David Reimer
David Reimer

Il caso all’epoca creò parecchio scalpore e contribuì alla nascita e allo sviluppo di moltissime idee sul genere e sull’identità sessuale: in particolare, legittimò la pratica, che tutt’oggi è considerata accettabile, di operare bambini intersessuali alla nascita per “correggere” i loro genitali e assegnarli facilmente a un sesso o all’altro.

Parentesi informativa: L’intersessualità (che può essere conosciuta anche come Sindrome Parziale di Insensibilità agli Androgeni, o Sindrome di Reifenstein, o Sindrome di Lubs, o altri nomi) è un termine usato per descrivere quelle persone i cui cromosomi sessuali, i genitali e/o i caratteri sessuali secondari non sono definibili come esclusivamente maschili o femminili.
Un individuo intersessuale può presentare caratteristiche anatomo-fisiologiche sia maschili che femminili.
Le cause di tali caratteristiche possono essere varie, sia congenite che acquisite (come nel caso di alcuni disturbi ormonali), e possono intervenire a livello cromosomico, ormonale e morfologico. – Wikipedia

Per informazioni più dettagliate, vi consiglio questo sito.

Capite bene che la questione non sia di poca importanza.
Il prestigio e il carisma del dottor Money gli consolidarono un’influenza duratura sulla comunità scientifica del tempo; era già considerato un’autorità nel campo della medicina transgender, all’epoca un concetto quasi fantascientifico, e la sua parola era legge.
Il caso di Bruce/Brenda era eccezionale, soprattutto per un particolare non indifferente: il bambino aveva un fratello gemello omozigote, Brian, identico a lui in tutto e per tutto. Entrambi i bambini furono seguiti dal dottor Money che li usò per delineare una mappa dello sviluppo dell’identità di genere nell’infanzia.

Brian e "Brenda" / David Reimer
Brian e “Brenda” Reimer

Cominciamo a capire quale fosse la questione: l’identità di genere (il nostro essere uomini e donne) è una firma biologica che portiamo nel nostro DNA, oppure è il prodotto della nostra educazione e del nostro ambiente?

Money assicurò ai genitori di David che, se fossero riusciti a “crescerlo” come una bambina eterosessuale, lui si sarebbe identificato come tale e non avrebbe mai nemmeno saputo cosa gli era successo.
Così, evidentemente, non fu; ma dall’intervento di riassegnazione sessuale, alla decisione di “Brenda” di ritornare a essere Bruce/David, passarono quattordici anni nei quali Money sfruttò il presunto successo dell’operazione e della terapia per diffondere le sue idee sull’identità di genere.

Pongo l’accento anche sulla questione dell’orientamento sessuale di Brenda/David perché fu uno dei fulcri attorno ai quali si mosse la decisione di riassegnare il bambino al genere femminile: sia Money che il resto dell’équipe medica e i genitori erano principalmente preoccupati del fatto che, senza un pene, David sarebbe sicuramente stato omosessuale e quindi ostracizzato.
Sarebbe ironico, se non fosse effettivamente tragico, il fatto che, quando “Brenda” raggiunse la pubertà, non ebbe dubbi sulla propria attrazione per le donne, e il dottor Money sostenne prima che i genitori non fossero stati in grado di educarla come la femmina eterosessuale che doveva essere, e poi che in ogni caso, l’omosessualità di “Brenda” non era indicativa della sua mascolinità. Questo, evidentemente, per salvaguardare il caso e la sua immagine agli occhi della comunità scientifica.

"Brenda" / David Reimer da adolescente
“Brenda” Reimer da adolescente

Poco importava, evidentemente, che “Brenda” fosse felice; i segni di ribellione piuttosto chiari, talvolta espliciti, venivano sistematicamente ignorati sia dal dottor Money che dai genitori: l’uno per l’orgoglio professionale, gli altri per il terrore e la colpa di aver causato l’infelicità del figlio. A quattordici anni, non appena seppe la verità sulla sua nascita e sul suo sesso, David interruppe la terapia ormonale e cominciò una serie di operazioni “riparative”; a ventidue conobbe Jane Fontane, ragazza madre di tre figli con la quale si sposò nel 1990 e coronò, contemporaneamente, il sogno di diventare padre. Furono marito e moglie per quattordici anni, fino al 2004, quando David si tolse la vita.

See Also

David Reimer e Jane Fontane il giorno del loro matrimonio
David Reimer e Jane Fontane il giorno del loro matrimonio

Parlando pubblicamente David ha scosso fino alle fondamenta la pratica medica fondata sul lavoro di John Money; ha inoltre sollevato profondi interrogativi su una teoria che è stata dominante per la maggior parte del ventesimo secolo: la teoria di Freud secondo la quale il sano sviluppo psicologico di un bambino come maschio o come femmina si fonda sulla presenza o sull’assenza del pene, che era stata la ragione ultima per la quale David fu convertito alla femminilità. È un concetto che oggi viene messo in discussione anche dalle ricerche neurobiologiche, che stanno portando gli scienziati alla conclusione che, come sostiene il dottor Reiner, «il più importante organo sessuale non sono i genitali; è il cervello».
David Reimer presenta le cose in un altro modo quando parla del suo orgoglio per il suo ruolo di marito, padre e unico procacciatore di sostentamento per quella famiglia che non avrebbe mai creduto di essere così fortunato da avere. «Da quello che mi ha insegnato mio padre», dice, «ciò che fa di te un uomo è che tu tratti bene tua moglie, metta un tetto sulla testa alla tua famiglia, sia un buon padre. Cose come queste rappresentano molto più l’essere uomo che non bum bum bum… il sesso. Immagino che John Money considererebbe i padri biologici dei miei figli come veri uomini. Ma essi non sono rimasti a prendersi cura dei bambini. L’ho fatto io. Questo per me è un uomo».

Mentre leggevo, mi ponevo delle domande abbastanza forti sulle conclusioni che avrei potuto trarre.
Non era il primo libro che leggevo sull’identità di genere, ma era sicuramente il primo col quale non mi trovavo né in disaccordo né in accordo. Stava semplicemente lì, in mezzo, e non capivo quale fosse il problema.
E poi mi sono resa conto di star facendo lo stesso errore delle persone che all’epoca contribuirono a rendere questo caso così importante e rilevante a livello nazionale: stavo considerando le idee e non le persone.

Nei primi capitoli, John Colapinto parla di Bruce/Brenda/David, del dottor Money e della diatriba scientifica in maniera fredda, tagliente, senza esprimere giudizi nemmeno con sfumature lessicali che avrebbero potuto influenzarmi a prendere delle parti. Si concede di esprimere delle opinioni durante le interviste personali a David e, anche in quei casi, si tratta piuttosto di riportare con precisione giornalistica le parole e i sentimenti dell’uomo che ha di fronte.
Nell’ultimo capitolo, Colapinto decide di parlare di e con alcune persone intersessuali ed è lì che ho capito dove e perché stavo sbagliando; non c’era, tra tutti, una sola esperienza simile se non, forse, per la medicalizzazione forzata subita durante l’infanzia. I sentimenti, le sensazioni e le identità erano sfaccettate, complesse, molto più complesse della riduzione a un “taglia e cuci” – sia metaforico che letterale.

Vorrei chiudere con un’altra citazione , perché mi sembra l’unico modo giusto di chiudere – o riaprire – la questione.

[…] sebbene consideri il caso di David una delle prove più solide dei fondamenti biologici del genere al momento disponibili, rifiuto qualsiasi lettura del libro che riduca la sua storia a un semplicistico determinismo biologico, […], come è possibile che l’educazione non giochi affatto un ruolo nel modo in cui un individuo giunge a comprendere la sua posizione nella società? […] l’essere politicamente salutare, o corretto, non dovrebbe avere importanza nel dibattito scientifico, a meno che, naturalmente, il dibattito sia pura teorizzazione accademica, una sorta di ping-pong intellettuale; nel qual caso non c’è nulla in gioco. Purtroppo, nell’ambito della riassegnazione sessuale infantile è in gioco tutto, perché solo continuando ad affermare il primato della cultura sulla na- tura i medici possono continuare ad assegnare identità sessuali ai neonati attraverso la chirurgia, l’ingegneria psicologica e gli ormoni. Come mostra la storia di David, è davvero una pratica rischiosa.

Si ringrazia il Gruppo Editoriale San Paolo per aver fornito il testo
View Comments (2)
  • il punto è questo: ridurre tutto a cultura è sbagliato quanto ridurre tutto a biologia dato che uomini e donne sono fatti di ambo le cose (e creare cultura rientra nella nostra natura, la cultura con tutti i suoi cambiamenti nello spazio e nel tempo è qualcosa di cui non si può fare a meno), questa vicenda dimostra che identità di genere e ruolo di genere sono una cosa diversa, io non sono uomo perchè la cultura me lo ha imposto, chi è uomo o donna in questa cultura lo sarebbe anche in un’altra diverso e simile per certi versi all’uomo o alla donna che è in questa cultura ma sempre uomo o donna (e vale anche per la minoranza di uomini e donne transgender)

  • il punto è questo: ridurre tutto a cultura è sbagliato quanto ridurre tutto a biologia dato che uomini e donne sono fatti di ambo le cose (e creare cultura rientra nella nostra natura, la cultura con tutti i suoi cambiamenti nello spazio e nel tempo è qualcosa di cui non si può fare a meno), questa vicenda dimostra che identità di genere e ruolo di genere sono una cosa diversa, io non sono uomo perchè la cultura me lo ha imposto, chi è uomo o donna in questa cultura lo sarebbe anche in un’altra diverso e simile per certi versi all’uomo o alla donna che è in questa cultura ma sempre uomo o donna (e vale anche per la minoranza di uomini e donne transgender)

Leave a Reply

Your email address will not be published.

Associazione Bossy ® 2020
Via Melchiorre Gioia 82, 20125 Milano - P.IVA 10090350967
Privacy Policy - Cookie - Privacy Policy Shop - Condizioni di vendita