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Butch: misoginia o cavalleria?
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Butch: misoginia o cavalleria?

Articolo di Giulia Sosio

Le donne butch – in Italia camioniste, nel mondo stud – si collocano nella zona più dura e mascolina dello spettro lesbico. Sono le donne gay dalle tinte di flanella e jeans comodi che vogliono radersi la testa da ben prima che Stranger Things piombasse nelle nostre vite. Sono le Boo di Orange is The New Black, e le Brienne di Game Of Thrones, sono la stessa Ellen nel suo omonimo show. Sdoganamento nella cultura pop a parte, le butch sono ancora una realtà per molti controversa.

butch

Il dibattito “femministe contro butch” imperversa su articoli, pubblicazioni e dibattiti. Diverse attiviste hanno condannato la figura della butch additandola come personaggio troppo mascolino. La butch è una portatrice di paternalismo sfrontato nei confronti della partner, orgoglio nella cultura virile e del comportamento sessista che ne consegue (sei forte, provvedi alla famiglia portando la pagnotta a casa a fine giornata, sistemi tu la ruota di scorta). Un corpo e un atteggiamento butch, imitando l’uomo, inneggia al maschio come un qualcosa a cui anelare – distruggendo quindi la bellezza dell’essere donna.

Le butch se ne sentono dire anche dalle associazioni gay, visto che il loro vivere una storia con quella che nella maggioranza dei casi è una femme (donna lesbica estremamente femminile, amica di rossetti e mascara) va a ricreare quegli standard etero-normativi che la teoria queer sta cercando di distruggere da circa trent’anni: sei una donna, stai con una donna, perché devi vivere il tuo rapporto come un incontro tra cravatte contro gonne, PES contro Uomini e Donne, Dmax contro Realtime? Un’altra critica mossa alle butch da testate online come Autostraddle e l’ormai defunto AfterEllen sta nella prassi di alcune butch di infantilizzare la propria partner chiamandola piccola o baby, autoproclamandosi mentori nelle loro vite ed esperienze quotidiane. Come se la partner non sapesse di meglio, non fosse autonomia abbastanza.

studs

Le butch sono quindi il nemico, l’espressione di omosessualità e dell’essere donna da attaccare e debellare? Direi proprio di no.

È più importante pensare a perché associamo l’essere maschio al potere e perché il rapporto con la femminilità nella nostra società sia così ambivalente. Gli scritti della teorica queer Judith/Jack Halberstam sulla “mascolinità femminile” e la crisi della donna che fa shopping nel reparto uomo ne sono un chiaro esempio. Una butch non è un uomo, non vuole essere un uomo, vuole essere una butch. Se consideriamo questo, e prendiamo atto che una butch possa essere femminista come possa anche non fregarsene dell’attivismo e della parità tra i sessi, allora la prospettiva cambia.

Lea DeLaria, la famosa Boo di Orange is the New Black, riassume perfettamente questo ultimo pensiero. Durante un’intervista sul contrasto dell’essere butch con il movimento femminista, lei risponde così:

«I’ve always considered myself a feminist. When I open a door for a woman, I’m not implying she’s weak in any way. To me it’s a matter of politeness and respect. With a man I also do it.” | “Personalmente mi sono sempre considerata una femminista. Quando apro la porta per una donna, non sto implicitamente dichiarando che questa è debole. Per me è una questione di educazione e rispetto. Lo faccio anche con un uomo.»

Penso sia limitativo pensare che una butch si vesta come un uomo perché pensa che mettere una cravatta la renda un soggetto della società di serie A. Quello non è essere butch, quello è essere sessista e patriarcale. E stupido.

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È sbagliato criticare il mondo butch, generalizzando in modo semplicistico e aggrappandoci a macchiette e stereotipi. La loro non è una sorta di misoginia travestita da cavalleria, è una espressione dell’emotività relazionale personale ed intima – e per questo da rispettare.

I veri nemici da combattere sono l’oggetivizzazione sessuale della donna, la difesa degli standard eteronormativi come corretti, è la misoginia patriarcale, è l’infantilizzazione del partner all’interno della coppia.

Il problema sta all’interno dell’etica e della morale di una persona, non nel fatto che questa persona sia una lesbica che beve la birra e gioca a calcio la domenica. Se una lesbica aiuta a rafforzare la misoginia e il sessismo, può farlo benissimo anche indossando i tacchi.

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  • una donna che indossa giacca e cravatta lo fa perchè vuole indossare questi vestiti, una donna in gonna e tacchi alti idem. Non c’è nulla di maschilisa nè in una scelta nè in un’altra

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