Articolo di Benedetta Geddo
Vedere un film straniero è sempre un’esperienza particolare, e spesso unica. Perché con “film straniero” intendo un film in una lingua che non si capisce, e che racconta di una realtà lontana da quella solita (che sia quella reale o di finzione, perché siamo tutti più o meno a nostro agio con i corridoi di una scuola americana, pur non facendo parte della nostra vita quotidiana). Seguire il ritmo di una lingua, una narrazione, una messa in scena “insolita” spesso apre gli occhi, ed è quello che è successo a me guardando The Constitution – Due insolite storie d’amore.
Il film, girato nel 2016, è opera del regista croato Rajko Grlić, ed è uno spaccato incredibilmente realistico sulla Croazia moderna e sulle tensioni etniche e sociali che la popolano. “Le tensioni sociali della Croazia moderna”, ed ecco che si spiega cosa intendo dire quando sostengo che i film stranieri cambiano le prospettive. Se non fosse stato per The Constitution, non so quanto sarei andata ad informarmi sull’argomento, che però ho scoperto essere interessante e valido e profondo.
La storia gira attorno a tre protagonisti, le cui vite si intrecciano fino a diventare impossibili da sciogliere. Vjeko, insegnante di croato e storia in un liceo di Zagabria, ha perso qualche anno prima l’amore della sua vita, Boris, e trova sollievo solo in lunghe passeggiate notturne vestito da donna; Maja vive nel seminterrato della stessa palazzina di Vjeko ed è un’infermiera, proprio l’infermiera che si prenderà cura di Vjeko quando arriva in pronto soccorso dopo essere stato picchiato per strada durante una delle sue passeggiate. Ante, il marito di Maja, è un poliziotto di origine serba, e Maja convincerà Vjeko a dargli una mano a studiare la Costituzione croata per passare un esame in polizia.
Come in ogni tragicommedia che si rispetti, definire i rapporti all’inizio come “burrascosi” non renderebbe l’idea. Vjeko è chiuso nel suo dolore e Ante nelle mura che si è costruito per riuscire a vivere da serbo in Croazia in modo sereno. E tocca quindi a Maja cucire insieme pazientemente questo arazzo di persone e vite. A mio parere, pur essendo Vjeko quello attraverso i cui occhi vediamo la storia, Maja è forse il personaggio migliore del film. Una donna che molti farebbero presto a lasciarsi alle spalle, a etichettare immediatamente come “sempliciotta e ignorante,” ma che come ogni essere umano al mondo ha il suo passato e i suoi dolori e le sue profondità.
Se Maja porta avanti la trama, è però la prospettiva di Vjeko a guidare il film, e il suo personaggio è la perfetta rappresentazione del tipo di realismo che Grlić ha usato nel raccontare queste storie. Un realismo senza fanfare, prima di tutto: si tende ancora oggi a trattare argomenti come omosessualità, aborto spontaneo, razzismo, relazioni tra genitori e figli difficili buttandoli tutti sul patetico, come se si dovesse guidare il pubblico a capire che “sì, bisogna proprio sentirsi tristi per queste persone”. Grlić, però, ha fiducia nel suo pubblico, e quindi lascia che tragga le proprie conclusioni da solo. Allo stesso tempo, però, l’assenza di scene lacrimevoli non rende il film secco e arido, anzi – ci sono dei momenti estremamente lirici, estremamente toccanti, come quando Vjeko racconta a Maja la sua storia con Boris. Un realismo che è esattamente come Vjeko stesso, apparentemente schietto e duro, ma capace di amori e affetti profondi e di sorrisi sinceri e dolci.
Anche la critica internazionale deve aver apprezzato il lavoro di Grlić, perché The Constitution ha vinto diversi premi al Festival del Cinema Europeo di Lecce ed è stato nominato Miglior Film al Festival des Films du Monde di Montreal. Ed è uscito oggi, 5 aprile, nelle sale italiane.
Quindi, anche se il ritmo della narrazione può sembrare a tratti alieno e la lingua suona familiare ma solo fino a un certo punto, noi di Bossy ve lo consigliamo davvero.