Quello che ha detto Fabio Volo su Ariana Grande lo avrete letto o ascoltato tutti e tutte, e se leggete Bossy sapete anche perché in quelle parole non c’è nulla di nuovo o di speciale: è il solito linguaggio sessista usato da chi, messo a confronto con una espressione di genere che è stato educato a condannare, lo fa esercitando il più classico dei poteri maschili, quello della discriminazione di genere.
Lui è “anziano”, non nomina correttamente la donna di cui sta parlando, la descrive secondo i canoni del depotenziamento e del disprezzo (“ragazzina”, “tutta rosa” e “puttanùn”, “introiata”), spiega come devono essere le donne, infine le dà la colpa di suscitare violenza e di corrompere l’identità delle altre donne giudicandone l’esibizione con il classico sguardo maschile. Il senso della canzone e dell’esibizione non viene neanche considerato: l’uomo “anziano” vede culi e ammiccamenti sessuali, quindi si parla di culi e ammiccamenti sessuali.
L’intento censorio viene condito con un paternalistico richiamo alle sue figlie, lasciate in balìa di questo modello femminile, e un oscuro richiamo alla minaccia di stupro dalle parole di una vecchia canzone di Vasco Rossi.
Fin qui, come detto, nulla di nuovo. Sulla gravità di tanto sessismo concentrato in uno speaker radiofonico che raggiunge migliaia di persone spero non ci sia molto da aggiungere. Credo però sia molto interessante notare come funzioni la tattica sessista soprattutto in quello che non dice, perché è una forma di violenza anche tacere quello che avrebbe piena dignità di essere detto nel contesto. Siamo in radio e si parla di una cantante, giusto?
Perché, vedete, tipico del sessista è ridurre ciò che vuole colpire alla sua esperienza quotidiana, togliendogli importanza e dimensioni per mostrarsi lui come chi ha subito qualcosa, e non come chi l’ha fatta, per rigirarsi la frittata. Infatti Volo comincia il suo racconto dicendo che stava in palestra come al solito a farsi gli affari suoi, montando la narrazione come se il video mandato sullo schermo della palestra lo avesse disturbato, distratto; come se Ariana Grande, col suo corpo, lo avesse molestato con le sue immagini.
Perché da sempre, secondo il tipico schema maschilista, l’“anziano” viene turbato dalla “bellissima ragazzina”. Che non è mai nominata come una donna di ventisei anni, artista di successo planetario, pluripremiata dalla critica e da trenta miliardi di streaming delle sue canzoni, femminista e attivista LGBT+ – informazioni che uno speaker di radio commerciale dovrebbe conoscere e anche fornire; mentre invece Fabio Volo si diverte a non ricordare il nome di questo “puttanùn”.
Altra cosa che dimentica è che lui non sta parlando – e avrebbe torto comunque – del modo in cui Ariana Grande usa vestirsi tutti i giorni, ma di uno specifico brano musicale; brano del quale lui prende anche alcune parole mostrando di non averne capito nulla. La canzone parla di denaro che illusoriamente risolve i problemi, ma invece di dire questo Fabio Volo vede solo culi, “a quattro zampe, in ginocchio, impecorata” e ne deduce che ciò sta distruggendo il futuro delle sue figlie. Quindi, dal piedistallo sessista che si è accuratamente costruito pensa bene di snocciolare qualche consiglio alle donne e ad Ariana, che poverina secondo lui è una che evidentemente non ha molta esperienza della vita.
Che questo modo di argomentare faccia schifo a molte donne mi pare più che ovvio. Quello che mi preme sottolineare, e che forse continua a sfuggire a molti proprio per il latente sessismo del quale sono impregnati la nostra cultura e la nostra comunicazione, è che non solo Fabio Volo ha raccontato in radio a migliaia di persone una visione del mondo sessista e misogina, ma ha anche dato un pessimo esempio di mascolinità. Ha mostrato in piena efficienza quel violento stereotipo maschile che divide il mondo femminile in madonne (le figlie, le “proprie” donne) e puttane (le donne che usano il corpo come pare a loro); ha mostrato il tipico volto maschile giudicante, sprezzante e ignorante di qualsiasi espressione una donna voglia farsi carico; e ha spacciato come normale e ovvio che un uomo – anche uno che scrive romanzi, parla in radio, vive di comunicazione – possa tranquillamente mostrarsi completamente incapace di un ragionamento razionale e civile se vede un paio di chiappe.
Fabio Volo si è lamentato che sia “legale” che Ariana Grande canti una sua canzone muovendo il corpo come le pare. Io mi lamento che sia considerato “normale” che un qualsiasi uomo passi per la radio una tale misera idea del proprio genere.
Ok, se Fabio Volo avesse avuto più sale in zucca avrebbe semplicemente criticato il messaggio consumista (tipico degli United States of America, se ci pensate bene) di cui il video era impregnato (una ragazza che faceva una bella vita con i soldi propri, ma anche perlopiù, si suppone, visto che parlava di “carte nere” che le donavano altri, da cui, con i suoi modi di fare sensuali, non c’era da escludere che avesse usato il suo fascino su di loro per ottenerli), invece che soffermarsi quasi del tutto esclusivamente sull’essere una “poco di buono” durante tutto il video, ma se avesse semplicemente detto “non sono favorevole a questo consumismo illusorio, triste, meccanico e senza anima che si vive in questo mondo, in particolar modo negli Stati Uniti d’America, e nel messaggio che sembra che l’artista dia alle giovani di “saper usare anche il proprio fascino, se necessario, per raggiungerlo” perchè sarebbe uno svilimento delle virtù delle vere donne”, quale sarebbe stata la vostra reazione?
Conoscendovi, non sono certo al 100% che sarebbe stata molto diversa, ma siete liberi di convincermi del contrario, sperando che usiate un linguaggio educato come io ho fatto nel presente commento.
ariana grande ha il diritto di fare i video che vuole enon esistono le “vere donne”, esistono le donne punto tutte vere e tutte diverse che non sono certo svilite da ariana grande che fa ciò che fanno tutte le pop star maschi e femmine
Arianna Grande ha il diritto di fare questo e altro, ma sul fatto che non ci sarebbero donne da alti valori etici (che, per carità, potrebbe avere anche la stessa Arianna Grande, un conto è il business un conto è il lavoro…..) che non si sentirebbero svilite dal messaggio che potrebbe essere inteso dal video, dire che ci sarebbe almeno una donna che avrebbe di chè ridire sarebbe un’eufemismo……….personalmente non mi sento toccato da tali tipiche seduzioni a secondo fine da parte di una donna (appena “annuso” un simile atteggiamento verso di me, la mando al diavolo senza possibilità di appello come se fosse morta…..), ma non posso certo parlare per tutt*.
è il conceto di vera donna in sè che è maschilista. le donne sono tutte vere, sono vere le donne che fanno come ariana grande e sono vere le donne a cui ariana grande non piace.
io quando un uomo si comporta in maniera per me non corretta non mi sento svilito lui è lui e io sono io, credo che lo stesso dovrebbe valere per le donne. E in base ai miei valori, uomini e donne hanno il diritto di usare ogni mezzo (nei limiti consentiti dal codice di procedura penale, senza fare del male a terzi) per avere ciò che vogliono (e non parlo solo di denaro o beni materiali), seduzione inclusa
Per gli amanti della precisione: che Fabio Volo abbia due figli o due figlie o due coccodrilli e un orango tango, il paternalismo (sessista) delle sue parole dipende da questo?
Essù.
Non pensavo che ingannare gli ingenui facendo leva nelle loro debolezze fosse da veri uomini, ad esempio………..io al solo pensiero vomiterei e non mi considererei un vero uomo.
lo squallore delle battute di fabio volo non dipende dal fatto che abbia 2 figli maschi e non 2 figlie femmine..cambia solo l’intenzione: si trattava di tristi, non divertenti, sessiste battute recitate in un siparietto radiofonico. potrebbero non rispecchiare le idee di fabio volo come uomo…e soprattutto mi chiedo: non potrebbe,anzi, essere stata una presa in giro e che quindi volo abbia voluto prendersi gioco del classico vecchio sessista fuori dal mondo??
Bah, oddio, anche se fosse dovrebbe cmq accettare di prendere tutti i vaffa che ne conseguono, compresi i miei, il chè è tutto dire……….
Poi dico, “c’è chi parla bene di me, chi invece di me parla male, la cosa importante è che se ne parli”; potrei essere d’accordo se adotti questa strategia una volta, massimo due, e quando proprio l’alternativa è essere dimenticati, ma se lo fai per abitudine allora sei povero di argomenti e forse non sei particolarmente adatto a coprire quel ruolo……..