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Come parlare di Shoah aɜ bambinɜ
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Come parlare di Shoah aɜ bambinɜ

Da qualche anno, ormai, lavoro come assistente bibliotecaria. Immersa nei libri e tra gli scaffali, mi ritrovo spesso a parlare con persone molto più giovani di me, con bambinɜ e studentɜ che cercano le risposte tra i libri, ma anche con insegnanti e genitori che vorrebbero essere d’aiuto in queste ricerche. Per questo motivo, oggi nasce la mia rubrica, che – grazie all’esperienza costruita in questi anni – proverà a suggerire ogni mese dei libri e delle letture perfette per i temi più importanti, ma anche complessi.

Il 27 gennaio ricorre la Giornata della Memoria, in ricordo di tutte le vittime dell’Olocausto. Da quando fu istituita nel 2005, è diventata un appuntamento condiviso e approfondito anche e soprattutto nelle scuole. Ma se è vero che ɜ insegnanti dispongono di diverse bibliografie più o meno aggiornate ed esaustive, più arduo è il compito delle famiglie quando si tratta un argomento così trasversale e complesso. Da bibliotecaria, quando si avvicina la data in questione, sono tre le domande che i genitori mi rivolgono più spesso e con questo articolo vorrei provare a dare delle risposte utili.

1. A partire da che età posso parlare di Shoah aɜ mieɜ figliɜ?

L’età in cui si può iniziare a parlare di Shoah dipende molto dal contesto familiare. Non esiste una risposta unica, perché ɜ bambinɜ sviluppano la propria sensibilità verso il mondo che lɜ circonda con tempistiche e modalità diverse. Raccontare l’Olocausto in età prescolare è sicuramente molto difficile, ma ci sono alcune cose che possono essere spiegate già verso i 5-6 anni senza entrare troppo nei dettagli. I genitori, se si presenta l’occasione, possono ad esempio far riflettere sui temi di uguaglianza e diversità, magari facendo riferimento a episodi di vita vissuta daɜ bambinɜ stessɜ, in contesti riconoscibili, come ad esempio l’asilo. Il discorso è abbastanza simile anche per la fascia d’età di coloro che frequentano le elementari. Si può parlare della guerra e dei suoi orrori facendo però molta attenzione a come spieghiamo i fatti: racconti troppo dettagliati e drammatici rischiano di lasciare ɜ bambinɜ confusɜ e spaventatɜ. Meglio cominciare con storie che parlano di speranza, coraggio e salvezza, o fornire esempi positivi di persone che hanno contribuito a salvare delle vite. Insomma, più che comunicare l’orrore e il dolore, cerchiamo, se vogliamo o dobbiamo parlare dell’argomento, di fare un discorso più ampio sul non stare fermɜ e zittɜ davanti alle ingiustizie.

2. Come posso spiegare gli orrori dell’Olocausto aɜ mieɜ figliɜ?

Di norma alle medie e alle superiori, nel corso dell’anno scolastico, le lezioni di storia e italiano arrivano alla Seconda Guerra Mondiale e spesso ɜ professorɜ propongono la lettura di libri o la visione di film a tema, cosa che raramente succede alle elementari. Mancando il filtro della scuola e delle lezioni, la Shoah va contestualizzata e spiegata. ɜ bambinɜ devono prima di tutto essere aiutatɜ a capire che la persecuzione non è qualcosa che capita all’improvviso e per caso, ma è la conseguenza di determinate azioni da non ripetere.

Un ottimo modo per spiegare la Shoah aɜ bambinɜ è la lettura, in particolare la lettura condivisa ad alta voce. Gli albi illustrati sono lo strumento perfetto per la narrazione di temi particolari; le immagini spesso raccontano meglio dei testi ed è stato ampiamente dimostrato che riescano ad evocare emozioni e sentimenti facendo sentire ɜ bambinɜ parte attiva del processo di lettura e apprendimento. Possiamo leggerli più e più volte e, vedendo le immagini, ɜ bambinɜ coglieranno nuovi livelli di lettura e articoleranno domande e pensieri più profondi. E di albi illustrati che trattano il tema della guerra e della Shoah, sono piene biblioteche e librerie: c’è davvero l’imbarazzo della scelta!

Io ne ho selezionati tre che per grafica e storie sono sicuramente tra i miei preferiti e tra quelli che meglio rispecchiano quel punto di cui parlavo poco sopra, per cui se vogliamo parlare di questo tema con ɜ più piccolɜ, meglio farlo con storie di speranza.

LA SHOAH SPIEGATA AI BAMBINI – Scritto da Paolo Valentini, illustrato da Chiara Abastanotti, edito da BeccoGiallo

In un paese c’è una sartoria dove aghi, fili e bottoni lavorano in armonia per confezionare splendidi abiti. Nel paese viene però eletto sindaco un uomo baffuto che con la forza si impossessa di tutte le attività. La proprietaria della sartoria, la signora Nuvoletta Gentile, viene cacciata e il “Generale coi baffi” decide che gli aghi e gli spilli sono pericolosi e devono essere dapprima rinchiusi in un cassetto e poi fusi per evitare che facciano ancora del male. Inizialmente, gli altri strumenti della sartoria si convincono che questo cambiamento sia per il loro bene, ma poi capiscono che le nuove regole imposte dal Generale creano solo problemi. Nasce così un gruppo di ribelli che decide di inviare una lettera alla signora Gentile per salvare aghi e spille da quel destino.

Albo perfetto per ɜ più piccolɜ, perché parla di persecuzione e sterminio in forma allegorica, introduce l’argomento e suscita riflessioni. Il racconto rimuove completamente i riferimenti storici e politici, lasciando spazio a una storia che ricorda molto una fiaba che a modo suo ha un lieto fine che parla di speranza.

LA CITTÀ CHE SUSSURRÒ – Scritto da Jennifer Elvgren, illustrato da Fabio Santomauro, edito da Giuntina

La storia è ambientata in Danimarca, dove la piccola Anett e i suoi genitori nascondono delle famiglie ebree nella cantina di casa. I nuovi amici stanno aspettando una notte limpida per raggiungere il porto e fuggire in Svezia. Ma le nuvole non si diradano e i soldati ogni giorno irrompono nelle case alla ricerca di persone ebree. Anett decide che è il momento di fare qualcosa ed escogita un piano per aiutare ɜ amicɜ a camminare nel buio fino alla barca che lɜ attende. Per mettere in pratica il suo piano ha bisogno della collaborazione di tuttɜ ɜ abitanti del villaggio. Ed è così che una notte, tuttɜ si affacciano a porte e finestre delle loro case e sussurrando “Di qua, di qua” guidano il cammino deɜ fuggitivɜ, che raggiungono in sicurezza la loro meta.

Altro capolavoro per bambinɜ un po’ più grandi rispetto al primo e tratto da una storia realmente accaduta. Un racconto di coraggio e solidarietà, scritto con parole semplici, che insegna l’importanza di farsi avanti per aiutare chi è in difficoltà.

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IL GELATAIO TIRELLI – Scritto da Tamar Meir, illustrato da Yael Albert, edito da Gallucci

Fin da bambino, Francesco Tirelli amava il gelato. Diventato grande, si trasferisce a Budapest e decide di aprire una gelateria. La gelateria ha molto successo e diventa un punto di riferimento in città, soprattutto per Peter, un bambino ebreo a cui il gelataio Tirelli si è molto affezionato. Tutto procede bene, finché la guerra non arriva anche in Ungheria e, con essa, le leggi sulla razza e le persecuzioni nei confronti degli ebrei. Tirelli ricorda quanto era felice quando tuttɜ erano liberɜ e la gelateria era piena di persone e così pensa che, se nessuno vuole farlo, si assumerà lui stesso il rischio di nascondere alcune famiglie ebree, tra cui quella di Peter nel suo retrobottega. Quando finalmente la guerra finisce, Peter emigra in Israele dove diventa un professore. Un giorno, mangiando un bel gelato, racconta aɜ suoɜ figliɜ e nipoti di come il gelataio Tirelli divenne Giusto tra le Nazioni per aver salvato molte vite.

Un altro libro tratto da una storia vera, forse il più complesso dei tre, ma sicuramente un altro gioiello pensato per parlare di amicizia, coraggio e speranza in tempi in cui l’aiuto reciproco non era così scontato.

È giusto parlare di Shoah aɜ bambinɜ?

Forse è questa la domanda più gettonata ed è anche per questo motivo che ho voluto riservarle il posto d’onore come conclusione di questo articolo! Partiamo dal presupposto che non è obbligatorio parlare di Olocausto, specialmente con ɜ più piccolɜ; il fatto che non sia un “dovere” però non lo rende meno necessario e importante. Come tutte le tematiche a forte impatto emotivo ed educativo, si può e si deve parlarne laddove, nel giusto contesto, nasca la curiosità deɜ bambinɜ.

La Shoah è un argomento talmente delicato, trasversale e complesso, che parlarne può diventare un’opportunità. A partire da tutti i temi che attraversa, dagli stimoli che ɜ bambinɜ ricevono e dalle esperienze di vita reale che fanno, abbiamo la possibilità di spiegare e aiutare a comprendere anche le questioni più dure e inaccettabili, con l’obiettivo di fornire sempre una morale positiva e utile alla crescita e allo sviluppo. È importante fare sentire bambinɜ e ragazzɜ a proprio agio con la narrazione che andremo a proporre, ma anche stimolare un interesse e una positività nei confronti delle diversità, dell’accoglienza e dell’inclusività, grazie alle quali cresceranno liberɜ da quei pregiudizi che, come il passato ma anche il presente ci insegnano, fanno solo un gran male alla nostra società.

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