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Cosa non dire alle donne che parlano di molestie sessuali
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Cosa non dire alle donne che parlano di molestie sessuali

La campagna #MeToo esplosa nel 2017 ha mostrato quante donne avessero storie da condividere riguardo le molestie e gli abusi sessuali – e quante di queste esperienze fossero state tenute nascoste fino a quel punto. Seguendo la scia delle esternazioni online, le molestie sessuali sono diventate un argomento di discussione giornaliero.

Mentre queste conversazioni continuano, è però diventato chiaro che è sulle donne che ricade la maggior parte del lavoro emozionale necessario per spiegare e giustificare le loro esperienze agli uomini che hanno attorno. Specialmente quando gli uomini decidono di fare “l’avvocato del diavolo” in queste discussioni. Subito le donne sono messe all’angolo, costrette alla difensiva, per sostenere la validità delle loro esperienze (o delle loro reazioni a queste ultime). Questo può risultare estenuante – da qui il termine “lavoro emozionale”.

Dopo aver studiato per tre anni le esperienze di molestie subite dalle donne nei luoghi pubblici, ho iniziato a notare alcune repliche comuni, nelle conversazioni con gli uomini, riguardo alla prevalenza e all’impatto di certi comportamenti. Queste risposte comuni sono un ostacolo diretto alla progressione di un’interazione costruttiva.

“C’è di peggio”

Banalizzare le molestie può essere facile – specialmente se paragonate a forme più gravi di abusi sessuali. Potrebbe sembrare che essere fissate, a lungo, per strada non sia così brutto come essere palpeggiate, ma il danno delle molestie sessuali risiede in parte nella sua natura quotidiana e ripetitiva. Le intrusioni più normalizzate, come ricevere sguardi fissi, commenti irrispettosi o fischi, accadono cosi regolarmente che spesso non vengono menzionate né sfidate. Sono date per scontato.

Ma gli incidenti apparentemente “meno gravi” di molestie agiscono per ricordare alle donne del rischio di aggressioni o abusi più violenti. Questa paura, a sua volta, influenza le loro esperienze, facendole sentire più intimorite e limitando la loro capacità di navigare gli spazi pubblici allo stesso modo in cui potrebbe un uomo.

Un sondaggio del 2018, su 13 Paesi, ha mostrato quanto gli uomini sottovalutino ampiamente il livello di abusi sessuali che le donne ricevono nell’arco della loro vita. Inoltre, gli uomini hanno stimato che il 36% di donne abbia esperienze di molestie, mentre i dati si avvicinano al 60% (molto probabilmente, anche questa una stima al ribasso).

Ciò è preoccupante, perché influisce sul modo in cui parliamo delle molestie. Per gli uomini, queste sono uno scenario astratto o un argomento “interessante”, qualcosa che è improbabile che accada.

“Non tutti gli uomini”

Non è raro, quando una donna racconta di aver subito molestie, che gli uomini stiano sulla difensiva e reagiscano come se fossero stati personalmente attaccati. È importante riconoscere che queste discussioni non sono un attacco a “tutti gli uomini”, ma verso i responsabili e una società che permette che questi comportamenti si manifestino e persistano.

Rispondere con un “ma non tutti gli uomini” suggerisce che sei più preoccupato di come questa situazione riguardi te e la tua esistenza come uomo, che della donna che ha ricevuto molestie o abusi.

“Anche gli uomini sono vittima”

Anche uomini e bambini sono vittime di violenza sessuale, e verosimilmente lo stigma e la vergogna per i sopravvissuti sono esacerbati dalla prevalenza di mascolinità tossica.

Ad ogni modo, riconoscere che le donne sono colpite in modo sproporzionato dalle molestie e dalle violenze sessuali non nega le esperienze maschili. I tentativi di rivendicare la questione come neutrale dal punto di vista del genere servono solo a sminuire la gravità e l’impatto che le molestie e gli abusi sessuali hanno sulla vita delle donne.

“Perché non hai risposto?”

La femminista Liz Kelly ha teorizzato che le molestie sessuali si trovino dentro al “continuum della violenza”. Questa concettualizzazione aiuta la comprensione degli abusi che accadono in pubblico: la paura che la situazione peggiori spesso influisce su come le donne reagiscono.

Potresti pensare che un commento non richiesto o uno sguardo prolungato non siano cose pericolose, ma la donna che le riceve non sa se queste espressioni di attenzione sono la fine di un breve scambio, o se possano intensificarsi e diventare qualcosa di più minaccioso. Uscire dalla situazione per evitare un incidente più serio è quasi sempre la priorità, piuttosto che rispondere.

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La mia ricerca, che si è concentrata sulle molestie sui mezzi di trasporto pubblici ha mostrato esattamente questo: quando un uomo si masturba di fronte ad alcune donne in un vagone vuoto della metro, la loro prima preoccupazione è allontanarsi.

Dire a qualcuno come avrebbe dovuto reagire alle molestie è solo una forma di victim blaming. Focalizzarsi su come la vittima ha reagito, invece che sul comportamento di chi ha fatto un torto rafforza la pericolosa narrativa che vuole sia responsabilità della donna mantenersi al sicuro dagli uomini, che sia lei a dover cambiare i propri atteggiamenti così da poter esistere in un mondo dove le molestie sessuali sono normalizzate, al punto in cui sono viste come inevitabili.

Riconosci la tua risposta

Gli abusi sessuali sono largamente discussi come “un problema delle donne”. Ma il problema stesso non risiede nelle donne. Risiede negli uomini, o meglio, è sintomo di una società che permette ad atteggiamenti sessisti di inasprirsi. Eppure, l’onere della lotta agli abusi sessuali (e altre forme di violenza sessuale e disuguaglianza di genere) sembra sempre ricadere in modo predominante sulle spalle delle donne.

Se giochi a fare l’avvocato del diavolo, puoi esprimere punti di vista provocatori, spesso sminuenti, senza dover prendere le responsabilità di quello che dici. Questo rende solo più estenuante per le donne discutere di un argomento che tocca la loro vita di ogni giorno.

Di fronte alla realtà delle molestie sessuali, se gli uomini continuano a rispondere in certi modi, si finisce per annullare e mettere a tacere le donne e le loro esperienze. Non serve molto per ascoltare, ma il modo in cui si ascolta una storia può fare tutta la differenza.

Fonte
Magazine: The Conversation
Articolo: What not to say when women talk to you about sexual harassment
Autrice: Sian Lewis
Data: 24 gennaio 2020
Traduzione a cura di: Caterina Fantacci
Immagine in anteprima: Brittany England per Healthline

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