In questi giorni molte persone si staranno ritrovando a fare di nuovo spedizioni in cantina per riporre tutte le decorazioni che hanno arricchito le nostre case, e questo rituale che segue il godimento di una festività desiderata e preparata per un mese intero porta con sé anche un necessario ritorno alla realtà. Realtà intesa come la vita che viviamo tutti i giorni, nei periodi non inframezzati da giorni di festa e abitudini scombinate. Non solo bisogna rientrare nel regime lavorativo e/o scolastico, ma il nuovo anno si trasforma anche spesso e per molte persone nella stagione dei bilanci e dei progetti (ma anche della sopravvivenza, visto il lungo inverno che ci aspetta).
La visione che ho dato di questo momento, lo so, rispecchia pienamente quella narrazione mainstream a cui siamo sottopostǝ fin da prima che le feste di Natale comincino: una visione occidentale, classista, cristianocentrica e anche eteronormata. Ma siccome la mia realtà è proprio questa qui, eccomi col mio gatto che vuole mangiare gli ultimi nastrini sopravvissuti a fare riflessioni sulle feste passate e sui miei propositi migliori.
La prima missione del 2022 che mi pongo e condivido, allora, è quella di realizzare e accettare quanto le feste natalizie siano drammaticamente basate sul lavoro di cura gratuito delle donne. In moltissime famiglie, le donne vengono investite – o si autoinvestono per rispetto di una evidente impari tradizione – del ruolo di organizzatrici e gestrici delle feste, per cui occuparsi della casa diventa anche occuparsi degli addobbi, preparare i pasti diventa preparare pranzi e cene memorabili che richiedono giorni di anticipo, fare la spesa vuol dire organizzare meticolosamente le numerose portate dei numerosi pranzi da condividere con le solitamente numerose famiglie. Per non parlare delle liste dei regali da fare, delle pulizie straordinarie, della cura degli ospiti. Le feste per moltǝ sono belle, così come lo sono le riunioni di famiglia, e questo perché per tante persone le feste rappresentano davvero il riposo assoluto dal momento che il lavoro che vi è dietro ricade tutto su altre spalle.
Ci sono innumerevoli significanti e significati patriarcali nelle feste natalizie, durante le quali tantissime donne finiscono per lavorare molto più del solito, a non riuscire mai a riposarsi e ritrovarsi alla fine delle feste a rientrare al lavoro o alla vita di sempre ancora più stanche. Se vogliamo godere di un periodo di festa che sia accogliente e luminoso, è fondamentale allora riconoscere il lavoro che vi è dietro e togliere il peso dalle spalle delle donne, nell’ottica della condivisione.
Seconda missione? La religione cattolica non è l’unica religione esistente al mondo. Persino all’interno della religione cristiana, di cui il cattolicesimo fa parte, esistono date e festeggiamenti diversi legati al Natale. Impariamo allora a chiederci cosa festeggiano altre culture, diversifichiamo gli auguri, apriamoci all’idea che ci sono feste, simboli e culture diverse. Magari ci sorprenderemo di quanto pur in modo differente festeggiamo tuttǝ in maniera molto simile, magari scopriamo modi diversi di vivere le feste, anzi soprattutto finiremo per scoprire feste diverse. Ogni credo, ogni tradizione ha pari dignità: è importante ricordarlo sempre.
Terza missione. Chiederci: Io in cosa credo? Non lo scopriamo sicuramente il 20 di dicembre. Per capirlo, mi dico, devo partire ora e sperare di fare meglio l’anno prossimo e poi sempre meglio. Per quanto mi riguarda, io credo nel femminismo intersezionale perché è giustizia. Credo nel valore profondo della comunità e nelle relazioni di parentela elettiva perché non credo nella gerarchia delle relazioni tra persone. Credo fortemente nell’importanza delle radici profonde e delle cime più alte in ciò che ci ha preceduto e in ciò che ci seguirà. Questa luce, questo calore, questa condivisione di tutto il bene spirituale e materiale che abbiamo credo vada condiviso più che mai per sentirci collegatǝ. Voglio arrivare l’anno prossimo con la capacità di riconoscere la rete delle persone che sono per me parte della comunità e stringerle tra di loro e intorno a me; rinforzare tutto facendoci forza mutualmente e superare insieme l’inverno a venire. Perché non è detto che per ogni persona le feste di Natale siano momenti di festa. Non è detto che il rientro in famiglia sia sempre sinonimo di serenità e gioia. Ed esserci sempre, condividere con le persone che fanno parte della nostra comunità, farsi forza all’interno di una rete è dunque fondamentale.
Oggi mi chiedo se quest’anno ho fatto bene e non so rispondermi se non dicendo che l’anno prossimo voglio arrivare al periodo delle feste natalizie con le mani più aperte. Perché se vogliamo decostruire ciò che le feste rappresentano, affinché siano un momento di gioia per tuttǝ, diventa necessario iniziare a costruire e interrogarsi insieme su come farlo.