Siamo a lungo stati abituati a considerare modelle e modelli quali canoni indiscutibili di bellezza, non criticabili, inspirational. Soggetti ai quali ambire di somigliare nel proprio aspetto fisico; ai quali impietosamente sentirci paragonati o paragonarci ogni volta che ci guardiamo allo specchio. Soggetti che non solo indossano i vestiti, ma che diventano portatori di regole su cosa deve piacere, cosa è brutto e cosa non lo è. Siamo a lungo stati abituati a un preciso standard di bellezza irraggiungibile che la moda e i media ci hanno messo costantemente sotto gli occhi: ideali di perfezione – ovviamente ritoccata prima di finire tra le nostre mani – che ci hanno disabituato al concetto che la bellezza non dipende dalla lunghezza delle gambe, dalla larghezza del punto vita o dalle dimensioni del proprio naso.
Fortunatamente, però, negli ultimi anni, c’è stata un’inversione di marcia e quei famosi canoni di bellezza hanno iniziato a essere messi in discussione. La moda stessa, a un certo punto, ha iniziato a sostituire quegli ideali irraggiungibili con modell* in cui realmente potersi identificare. Così, poco alla volta, abbiamo cominciato a vedere sui giornali, sulle passerelle, in tv, ragazz* come noi. Persino a Barbie, per dire, hanno cambiato le forme per renderla umana.
Questo significativo cambio di rotta però non è apprezzato da tutti e lo dimostra la polemica di poche settimane fa riguardo la modella armena Armine Harutyunyan, scelta da Gucci per sfilare durante la settimana della moda nell’autunno 2019. A mesi di distanza da quell’evento, infatti, in Italia si è scatenato un fiume in piena di disprezzo e odio. La modella è stata insultata, ricoperta di critiche, offese, meme di scherno e una valanga di cattiverie legate al suo aspetto fisico considerato ben lontano dal potere essere associato alla parola bellezza e incompatibile con il suo lavoro di modella.
Eppure, Armine Harutyunyan è una modella perfetta, non solo perché perfettamente incarna l’estetica Gucci e il suo immaginario, ma anche perché rappresenta una fetta di donne che hanno una fisicità simile alla sua. Cosa comporta però ricevere offese e insulti legati al proprio aspetto fisico? Quali effetti ha su di noi? Con la Psicologa, Psicoterapeuta e Terapeuta Emdr Camilla Quarticelli abbiamo indagato cosa succede e come possiamo reagire quando non ci sentiamo all’altezza di un modello che ci viene imposto e quali conseguenze fenomeni di violenta aggressione come quelli subiti pubblicamente dalla modella armena possono provocare.
Per anni siamo stati dediti all’idea che modelli e modelle fossero intoccabili, riferimenti assoluti di bellezza. Oggi invece la polemica su Armine Harutyunyan ci ha messo di fronte al fatto che non solo a noi comuni mortali può succedere di sentirsi dire che siamo brutti, un giudizio che in un mondo in cui l’apparenza ha assunto un valore e un’importanza enormi può portare a una estrema sofferenza. Come si può non rimanerne feriti? Come reagire quando si ricevono determinati appellativi?
Il fenomeno del body shaming, da sempre esistito, ma che ora l’esposizione sui social ha amplificato notevolmente, rappresenta una vera e propria forma di bullismo che comporta la derisione dell’aspetto fisico di una persona. Chi commenta in maniera denigratoria rivela una forte mancanza di empatia nei confronti della vittima ed è incapace di assumersi la responsabilità di ciò che scrive o dice, spesso nascondendosi dietro a una tastiera o utilizzando un nome o profilo falso. La precisa intenzione dell’aggressore (perché di aggressione si tratta) è di minare l’autostima della vittima per cui, invece, prova una forte invidia non riconosciuta. Provare tristezza, rabbia o vergogna nel momento in cui si viene colpiti da commenti denigratori è umano, ma quando queste emozioni sono troppo durature, quando il “parere” dell’hater di turno diventa una minaccia all’autostima e quando queste critiche arrivano a influenzare la vita di una persona, si è in presenza di un campanello di allarme a cui dover prestare attenzione chiedendo aiuto a uno specialista.
Da un punto di vista pratico, invece, nei casi più “semplici”, può essere sufficiente bloccare l’account di colui/colei che attacca; in quelli di offese gravi e ripetute è possibile denunciare l’accaduto alle autorità competenti. Quando il body shaming colpisce in contesti della vita quotidiana, per esempio a scuola, è bene chiedere l’aiuto di un genitore, un insegnante o un adulto.
Perché non dovremmo mai dire a qualcuno che è brutto, attaccarlo per le sue caratteristiche fisiche che ai nostri occhi non sono perfette o non rientrano nei nostri canoni di bellezza? Quali conseguenze e meccanismi facciamo scattare?
Innanzitutto, perché la bellezza è davvero soggettiva, perché la perfezione non esiste e perché i canoni di bellezza sono punti di riferimento davvero troppo volubili per poter definire un’identità. I rischi che comportano tali attacchi sono tanti e le reazioni possono essere diverse e imprevedibili: depressione, isolamento, disturbi alimentari, suicidio (fortunatamente in casi rari). In altri casi l’effetto potrebbe essere “nessun effetto”: il punto è che non possiamo prevederlo. Questo tipo di violenza potrebbe ledere fortemente l’autostima di una persona al punto tale da creare gravissimi danni e traumi, soprattutto in soggetti già fragili o con delle patologie psicologiche pregresse.
Autostima e sindrome del brutto anatroccolo: come si può accrescere la prima, come si può sconfiggere la seconda?
Costruire una propria sicurezza interna facendo leva sulle proprie risorse, non solo fisiche, e sulla consapevolezza delle proprie fragilità, che ci rendono umani, è fondamentale per riuscire a determinare la giusta distanza dai pensieri positivi e negativi dell’altro e per imparare a distinguere le critiche distruttive da quelle costruttive, e di queste ultime farne buon uso.
Consapevolezza e accettazione di, e amore per, se stessi e la propria fisicità: da adulti sorvolare, andare oltre i giudizi negativi, è più facile rispetto a quando si è giovani?
La ricerca continua di approvazione, di socializzazione e di accettazione da parte dei coetanei è più forte in adolescenza, fase del ciclo di vita più difficile ma fondamentale per la costruzione di una propria identità. Non è detto però che per gli adulti tutto questo possa essere più semplice. Basti pensare alle donne che hanno appena partorito e che spesso si trovano vittime di questo fenomeno, a causa della forma fisica che dopo il parto ovviamente cambia, in un momento già di per sé delicato.
E la fascia adulta della popolazione, che inizia ad affrontare capelli bianchi, metabolismo rallentato, le rughe… di cosa non si deve dimenticare guardandosi allo specchio?
Che il cambiamento fa paura a tutti, ma che è inevitabile, perché la vita è fatta di fasi, ognuna con vantaggi e svantaggi differenti e che, il passaggio da una fase all’altra, comporta una crisi che, se affrontata, porta a un nuovo adattamento ed equilibrio, a volte anche migliore di quello precedente. Andare contro a ciò che è inevitabile, non accettandolo, è un compito impossibile. La scelta è quindi tra decidere di godersi ciò che di diverso e di nuovo ha da offrire ogni età e ogni fase della vita o passare il tempo a sperare che il tempo non passi, pensando a ciò che è passato e non a ciò che si è guadagnato o a faticare per vivere nell’illusione che il tempo si possa fermare.
la bellezza non è soggettiva, esistono uomini e donne di ogni etnia fisicamente più belli di altri, è lotteria genetica non sono persone finte non sono photoshoppate, non sono impossibili, sono persone che esistono solo sono più bellocce di altre in linea di massima, accettiamolo e ci saranno meno insicurezze. poi è ovvio che gli insulti sono sbagliati. Armine non è brutta, ha un bel corpo e un viso particolare
le persone brutte fisicamente esistono, è innegabile come è innegabile che esistono persone belle fisicamente con un grande potere attrattivo, accettiamolo
non ci sono canoni estetici imposti, c’è la realtà