dada sutra è un progetto, come chi ne fa parte lo descrive, atipico, contorto, stratificato, indefinibile.
Freschi di Ep di debutto, quattro brani che fondono testi che parlano di tematiche concrete e reali, canti sciamanici, post punk e atmosfere oniriche, dada sutra è composto dalla bassista e cantante Caterina Dolci, il pianista e compositore Vincenzo Parisi (Kafka on the Shore), il batterista e produttore Giacomo Carlone (Egokid) e la chitarrista e artista multimediale Cristiana Palandri.
Con Caterina, portavoce della band, abbiamo fatto quattro chiacchiere sulla loro produzione, su Diversity & Inclusion e il panorama attuale italiano.
Per presentarvi musicalmente, ci componi la playlist dei 3 pezzi del cuore?
Ultimamente direi “Let It Roll” di Carla Bozulich, un viaggione da 8 minuti e mezzo di puro dramma e raucedine, “China Girl”, e poi sono indecisa se dire “Atomic” dei Blondie o “Leanor” di Itamar Assumpção, cantautore brasiliano che ha fatto questo disco con il percussionista Naná Vasconcelos, pazzesco – sceglietene voi una delle due!
Come si sono incontrati i membri dei dada sutra? Qual è il fil rouge che ha unito quattro percorsi così versatili?
Incontrarci è stato facile: la scena milanese è piccolina e noi quattro abitiamo nella stessa zona, non abbiamo neanche dovuto fare tanta strada. E penso che poi a cementarci sia stata proprio questa versatilità, il fatto che ognunə di noi si collochi in un territorio di confine e sperimentazione.
La critica vi ha definiti ipnoticə e un pugno nello stomaco: cosa si deve aspettare chi non vi conosce, al primo ascolto? Quali sono gli aspetti dei vostri brani che ritenete estremamente caratterizzanti?
La cosa migliore, credo, sarebbe non avere aspettative, partire senza giudizi preconfezionati, anche se mi rendo conto che è difficile: quando si ascolta qualcosa di nuovo, si tende subito ad accomunarlo a qualcosa che si conosce già e a incasellarlo in un genere. Personalmente non amo dare una definizione a quello che faccio, e penso anche che dire quali siano gli elementi caratterizzanti spetti più ad ascoltatorə esternə che a me.
EP 1 è un contenitore di orrore e bellezza, due opposti tanto quanto due elementi della quotidianità: cosa c’è dietro ai vostri testi? Di cosa parlano le vostre canzoni?
Nell’ordine delle canzoni nell’EP: di violenza sessuale, di paranoia e sorveglianza, di insonnia e droga, di pazzia e alieni. Sono testi che ho scritto in un periodo particolare della mia vita in cui mi sentivo sola, isolata e un po’ persa: cosa che penso possa capitare a moltə, soprattutto vivendo in una città come Milano, in cui se hai difficoltà di salute mentale o fisica, o economiche, sei facilmente tagliatə fuori e lasciatə indietro. Ma in realtà, per me, quel periodo è stato anche molto bello, perché ho avuto occasione di conoscermi meglio e di ritrovarmi nella musica che ho scritto. Vorrei quindi che le mie canzoni parlassero a tuttə quellə che si trovano in una situazione del genere, allə disadattatə e a quellə che si sentono diversə e lontanə da tuttə, e che possano essere un appiglio come lo sono state per me.
Gender equality e Diversity & Inclusion nell’underground: come siamo messə?
Credo che l’Italia sia ancora molto sbilanciata, la maggior parte deə musicistə e di tutte le figure che ruotano attorno a questo mondo, produttorə, organizzatorə di eventi, eccetera, sono ancora per la maggior parte uomini e bianchi. Però si stanno facendo passi nella giusta direzione e stanno nascendo molte situazioni più attente alla diversità e all’inclusione.
Che percorso/quali step consiglieresti di fare a una ragazza che desidera intraprendere un percorso nella musica?
La domanda è al femminile, ma mi viene da rispondere in modo neutro, e quello che mi sento di consigliare, quello che mi ripeto ogni giorno, è: fallo. Fallo oggi, domani, e continua a farlo. Poi ognunə ha il proprio percorso e trova il modo di dar forma ai propri desideri, basta insistere e avere pazienza.
Chi vi piace del panorama musicale underground italiano attuale?
Ultimamente mi è capitato di sentire e apprezzare molto Leatherette, Black Saagan, e poi sono super fan di Elasi e, anche se un po’ di parte perché sono anche miei amici, dei Mombao e dei Torso Virile Colossale. Ma ce ne sono tantissimə di molto validə e sicuramente mi sto perdendo qualche pezzo!