Articolo di Stefania Perrucci
Daemoniaca è un progetto fotografico e artistico che vuole dare un volto a tutte quelle figure femminili demonizzate perché lontane dall’immagine di donna devota e sottomessa all’uomo e farci riflettere sulla genesi di un problema che resta ancora così difficile da risolvere, forse proprio perché ha radici tanto profonde.
Spesso mi sono ritrovata a fare ricerche e letture nell’ambito della sociologia e dell’antropologia, forse per comprendere meglio me stessa, ma soprattutto per spiegare i comportamenti delle persone intorno a me, che troppo spesso mi sembravano enormemente distanti. Leggere dei vari miti, delle credenze di popolazioni sparse in varie parti del mondo e delle diverse religioni è molto interessante perché rivela quali siano le paure dell’essere umano, ci raccontano la sua visione del mondo e della propria esistenza.
Ciò che sicuramente è insito nell’animo umano è la costante necessità di distinguere il bene dal male. È interessante notare come ciò che è considerato “giusto” in una cultura possa essere totalmente “sbagliato” in un’altra, ciò che rappresenta un tabù in una determinata epoca può diventare la normalità in un’altra. Questo a dimostrazione di come la nostra concezione sia tutt’altro che obiettiva, né tantomeno assoluta.
La figura della donna ha sempre avuto questa dualità: da una parte l’angelo, la madre, la rappresentazione della purezza, dall’altra la tentatrice, la manipolatrice, la figura diabolica. Spesso, nella storia come nel presente, o si è l’una o si è l’altra. Culture e tradizioni diverse hanno sempre cercato di scoraggiare il comportamento troppo libero della donna, etichettandolo come sbagliato o addirittura malevolo. Mi sono imbattuta in molte storie basate su questo concetto e ho voluto ritrarre alcune delle protagoniste nei miei scatti.
Il personaggio che più ho amato, forse la prima a farmi riflettere su questo concetto, è stata Lilith. Lilith è l’incarnazione della donna libera, forte, indipendente… soprattutto dall’uomo. Ma, ancor di più, è la dimostrazione di come questo tipo di donna spaventi così tanto da essere stata demonizzata da varie culture e religioni. Il mito di Lilith è presente nelle antiche religioni mesopotamiche ed ebraiche e nell’Antico Testamento. La sua storia narra che preferì fuggire dal Paradiso Terrestre piuttosto che sottomettersi alla volontà di Dio e di Adamo. Non volle giacere sotto al suo compagno in senso fisico e simbolico e andò via, oltre il Mar Rosso, dove si accoppiò con Asmodai e vari demoni. Secondo altre versioni Lilith è invece la sposa di Satana, sempre un personaggio negativo quindi. La simbologia è molto chiara, Lilith ha scelto la strada sbagliata, il male assoluto, nessuna donna dovrebbe imitarla. Questo è il messaggio confezionato in una cultura fortemente patriarcale, atto a scoraggiare qualsiasi volontà femminile di volersi ribellare all’addomesticamento e all’assoggettamento all’uomo.
Lilith è stata talvolta accostata al serpente della Genesi, in alcuni dipinti e sculture rappresentanti Eva ed Adamo sotto l’albero della conoscenza, il serpente che tenterà Eva ha la testa di una donna e si dice che sia proprio lei, Lilith, che tenti di insinuare la ribellione anche nella seconda moglie di Adamo.
Simona Vitale ne “Il mito perduto di Lilith” descrive benissimo la simbologia del personaggio:
“Non ci vuole molto ad individuare nel mito di Lilith la paura dell’uomo nei confronti di una donna che non si conforma alle sue leggi. In Lilith riecheggiano tutti i timori al maschile per una donna che dice no, che non si lascia addomesticare e che segue la sua natura ferina.”
Nel secondo capitolo della Genesi, Lilith scompare e appare Eva, la donna creata dalla costola di Adamo per assicurarne l’ubbidienza. Ad Eva viene affidato il compito di introdurre il peccato nella vita umana, di indurre l’uomo alla tentazione. Ancora una volta siamo di fronte ad un’immagine della donna tentatrice, ispiratrice del male.
La figura di Eva ha un grosso impatto sulla visione della donna nella tradizione giudeo-cristiana, visione della quale sentiamo gli echi fino ai giorni nostri, motivo per cui la Chiesa è impegnata oggi nel compito di mitigare questa concezione, cercando di introdurre un’idea più paritaria dei due sessi.
Compito abbastanza arduo, se ci si basa opinioni sulla donna presenti nei testi biblici, di cui lascio qualche esempio:
Siracide (25,24): “Dalla donna ha avuto inizio il peccato, per causa sua tutti moriamo”
Lettera agli Efesini: “Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.”
Parlando invece di figure storiche, era impossibile non ritrarre l’ultima regina dei Tolomei, Cleopatra VII. Sovrana dal grande fascino ma allo stesso tempo molto contestata per questioni riguardanti la sua vita sentimentale, tra i suoi peccati quello di allacciare delle relazioni piuttosto opportunistiche con due delle figure più rilevanti della storia occidentale: Giulio Cesare e Marco Antonio.
Cleopatra ha un grande ruolo nella storia dell’emancipazione femminile in quanto è una donna potente, istruita, consapevole, con uno stile di vita basato sulla libertà e l’indipendenza sconosciuto alle donne appartenenti ad altre culture del suo tempo.
Orazio, Cassio, Plutarco e perfino Dante e Shakespeare, la descrivono come una donna rapace, crudele, lussuriosa, ma la sua immagine reale sembra essere molto lontana da questo stereotipo. Cleopatra incarnava tutto quello che gli uomini romani ripudiavano, era una donna di potere e questo li spaventava, era qualcosa che non riuscivano ad accettare, motivo per cui l’immagine della sovrana è stata così tanto demonizzata.
Se si parla di donne associate al male o al peccato è impossibile non pensare alle streghe.
I racconti di donne accusate di stregoneria sono molteplici, a livello storico queste donne sembrano essere sempre coloro che non sono totalmente integrate nel gruppo sociale di appartenenza, considerate diverse, strane. La figura che ho voluto rappresentare nei miei scatti è quella delle Herbariae che, contemplate già nel diritto romano, furono successivamente accusate di essere eretiche, sottoposte a processi drammatici, torturate e messe a morte sul rogo. In realtà non furono altro che esperte conoscitrici della natura, delle erbe e delle piante, che impararono attraverso la pratica e l’esperienza ad utilizzare a scopo terapeutico, soprattutto a beneficio del popolo.
La lotta contro l’eresia si abbatté su queste medichesse, in quanto si erano rese artefici di una forma di sapere che si opponeva ai dettami della chiesa medievale, secondo la quale peraltro l’uomo era considerato un essere più spirituale (e pertanto prossimo al bene) mentre la donna, associata al corpo e alla sessualità, era la rappresentazione del male. In questo contesto si diffuse una concezione della donna come alleata del maligno.
Potete trovare Stefania e il progetto Daemoniaca qui: