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Dating 101: Chi paga al primo appuntamento?
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Dating 101: Chi paga al primo appuntamento?

coppia cena
Rubrica di Marvi Santamaria

C’è una questione che viene ancora oggi dibattuta da uomini e donne: chi dovrebbe pagare al primo appuntamento?

Secondo uno studio condotto nel 2017 da Money e SuveryMonkey , l’85% degli uomini ritiene di dover pagare al primo appuntamento – e il 72% delle donne concorda. Il Wall Street Journal racconta la storia di una donna che era uscita con un ragazzo conosciuto tramite Tinder, per poi ricevere dopo l’appuntamento una richiesta di pagamento di $20: la sua parte della cena (non c’è stato un secondo appuntamento, N.d.R.).

Nella mia esperienza, è capitato che un ragazzo di Tinder mi invitasse a cena in un locale prenotando con TheFork, usufruendo del 50% di sconto; sul momento ho apprezzato l’idea di risparmiare, salvo poi, alla cassa, sentirmi dire che aveva dimenticato il portafogli a casa. Ho pagato tutto io, chiedendomi se fosse vero o non si trattasse di una scusa (durante tutta la serata mi aveva parlato solo di quanto fosse cara la vita a Milano e di come lui detestasse andare a cena fuori: beh, poteva dirmelo e ci saremmo visti “già mangiati”!).

couple at restaurant with menu

Perché è importante chiedersi chi debba pagare a un appuntamento?

Perché l’elemento del “chi paga” viene caricato di significato all’interno della dinamica di un appuntamento. Secondo Psychology Today, chi paga sarà anche chi detterà le aspettative sul prosieguo dell’appuntamento. Analizzando uno studio del 2010, il copione degli appuntamenti eterosessuali rimane mediamente lo stesso: l’uomo chiede di uscire alla donna e ci si aspetta che sia lui a pagare. Sempre secondo lo studio gli uomini hanno aspettative più alte se sono loro a pagare e se l’appuntamento avviene in casa e non in un luogo pubblico. Ma i risultati presentati evidenziano anche qualcosa di più inquietante: se la donna chiede di uscire, paga la cena e invita a casa propria, gli uomini tendono ad accettare di più le credenze legate al mito dello stupro. Inutile dire che in quest’ottica l’iniziativa femminile, oltre a essere vista come qualcosa di stranissimo, ha quindi un altissimo rischio di essere fraintesa dagli uomini, fino ad arrivare a situazioni di pericolo.

Che le “aspettative” siano alte se la dinamica è quella sopra descritta, lo sa chiunque abbia avuto esperienza nelle dating app: se inviti uno sconosciuto direttamente a casa tua, scatta quelte la sei cercata”. Siccome sul patriarcato stiamo ancora lavorando, per evidenti ragioni di sicurezza mi trovo a sconsigliare di invitare persone a casa propria per un primo appuntamento al buio. Anche se è triste che debba essere così.

Durante uno studio americano del 2016 condotto su donne e uomini nella fascia 18-24 anni e principalmente eterosessuali, è stato chiesto ai partecipanti di scegliere quali tra 30 atteggiamenti tipici di un appuntamento fossero secondo loro segnali che indicassero di piacere all’altra persona. È emerso che per le donne è quando lui discute di piani futuri, fa complimenti sull’aspetto, parla delle cose in comune, suggerisce di prolungare l’appuntamento, la bacia o la abbraccia alla fine della serata, le scrive poco dopo l’appuntamento e, dulcis in fundo, si offre di pagarle la cena. Per gli uomini invece è quando lei fa riferimento al sesso (sob), si apre parlando di se stessa, risponde velocemente a un messaggio post-appuntamento e si offre di dividere il conto (mi viene da pensare che sia perché è una scelta che scardina lo stereotipo).

E negli appuntamenti LGBT+, chi paga?

Stando a una ricerca del 2016 di Match.com, il 62% delle persone appartenenti alla comunità LGBT+ ritiene che debba pagare chi ha proposto l’appuntamento. Anche se, fa notare il Wall Street Journal, la regola del “chi invita, paga” potrebbe non funzionare perché non sempre si è consapevoli di avere un appuntamento romantico. Il blog di Tinder ha pubblicato un sondaggio (non scientifico) su Twitter, chiedendo agli uomini gay chi paga solitamente il conto: secondo il 58% di chi ha risposto il conto si divide e per il restante 42% paga, come dicevamo sopra, chi ha invitato. Sembra quindi che i ruoli di genere in ambito LGBT+ incidano meno e la situazione risulti più equilibrata. Sarebbe interessante capire come regolano i conti le donne lesbiche, ma su questo punto di vista non ho trovato letteratura (come su molti atri temi che riguardano il lesbismo, purtroppo).

Il lato oscuro: le “foodie calls” e il sessismo benevolo

Ci sono poi due elefanti nella stanza.

Uno è il fenomeno delle “foodie calls”: a seguito di uno studio del 2019 è emerso che il 23-33% delle donne ha finto interesse verso un uomo per farsi offrire la cena. Viene detto che questo comportamento è legato a una maggiore credenza nei ruoli di genere. Neurosciencenews avvisa però che i campioni analizzati non sono accurati e quindi non sappiamo quanto queste percentuali siano effettivamente rappresentative per le donne.

L’altro “elefante” è il cosiddetto “sessismo benevolo”, ovvero tutti quegli atteggiamenti che a una prima occhiata sembrano positivi o paiono produrre un beneficio per chi li riceve, mentre in realtà sono sessisti e discriminatori tanto quanto il sessismo più dichiarato. Emanazioni concrete del sessismo benevolo sono la “cavalleria” e la “galanteria”, come spiega Lorenzo Gasparrini in “Non sono sessista, ma…”.

Il codice cavalleresco nasce nel Medioevo con lo scopo di “dominare le donne attraverso un codice di comportamento prescrittivo” che viene loro imposto in quanto donne, spiega Gasparrini. Non di rado ci sarà capitato di sentire che alle donne debba essere aperta la portiera della macchina, che vadano fatte entrare per prime in un posto e vada loro offerta la cena; “per galanteria”, appunto. Di fatto spesso questi gesti servono solo a rimarcare una gerarchia di potere dell’uomo sulla donna.

In una società patriarcale come la nostra, gli stessi uomini subiscono i ruoli imposti, riconducibili al concetto di mascolinità tossica. Per cui, assieme ai soliti “fai il vero uomo”, “non fare la femminuccia”, ci sono anche “fai il cavaliere”, “paga la cena” e così via. Quegli uomini che hanno l’opportunità di accorgersi dei ruoli di genere che li ingabbiano ne soffrono, sentendocisi stretti. Per le stesse ragioni legate al tipo di società in cui viviamo, spesso a noi donne viene insegnato a leggere l’offerta della cena come un chiaro segno che “gli piacciamo veramente” (sob).

Per questo – e tantissimi altri motivi – è fondamentale che gli uomini siano femministi: per lottare contro queste costrizioni di genere che ingabbiano anche loro.

couple at cafè

Un punto di vista femminista sulla questione 

A proposito di femminismo, le femministe si sono interrogate su questo annoso tema che ancora divide le opinioni, anche perché tocca un altro punto importante: la libertà finanziaria delle donne. Si tratta di un tema critico, se consideriamo che oggi quasi 4 donne su 10 in Italia non hanno un conto corrente e dipendono economicamente dal marito (ricerca Episteme del 2019). O se pensiamo al fatto che il 48% delle italiane non laureate non ha un reddito personale e che quasi il 40% delle donne tra i 25 e i 44 anni dipende economicamente da qualcuno. Capiamo quindi come la possibilità di pagare una cena – un gesto che sembra banale e privo di significato – possa diventare per una donna un segno di empowerment femminile e rovesciamento dei ruoli.

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Il discorso sul potere finanziario può rovesciarsi però quando è la donna ad assumere verso di sé un atteggiamento maschilista. In quel caso – e mi è capitato di sentire donne fare esattamente questi discorsi – se la donna è più benestante del partner con cui ha un appuntamento potrebbe voler pagare lei, e anche qui il confine tra sessismo benevolo e piacere di offrire una cena è molto sottile. Nota bene: non si tratta di “sessismo al contrario”, perché la donna in quel caso sta assumendo un ruolo socialmente considerato “maschile”, solo che quella dinamica di potere basata sul dislivello invece di crearsi in un senso (uomo sulla donna), si ricrea nell’altro (donna sull’uomo).

C’è chi poi ritiene che farsi pagare il conto sia un atto quasi “femminista” con cui gli uomini possono bilanciare il gender gap; ma, come afferma anche la giornalista Poorna Bell sullo Stylist, non sarà il costo di un aperitivo a rendere più equa la condizione economica della donna oggi, né ci ripagherà per i soldi che da donne dobbiamo spendere ad esempio in contraccezione e assorbenti.

Conclusioni

Come conclude Psychology Today, è difficile trarre delle conclusioni sulle aspettative di un appuntamento quando si tratta del primo incontro: di fatto, si è degli estranei. Di conseguenza, le percezioni reciproche possono essere sbagliate. Per questo è fondamentale avere una comunicazione chiara, evitare false aspettative e costruire così da subito relazioni sane.

Quindi, in definitiva, chi deve pagare il conto?

A mio parere è una scelta molto personale, quasi etica. Per questo ognuno, uomo e donna, dovrebbe ragionarci e arrivare a una propria posizione. L’importante è, sempre secondo me, non pretendere che sia lui a pagare solo perché uomo e non farsi in generale condizionare dagli stereotipi sessisti che gravano tanto sulle donne quanto anche sugli uomini, come abbiamo visto.

Bisognerebbe scegliere in base al contesto e a come ci si sente, oltre che essere consapevoli di tutto ciò che può significare essere la persona che paga la cena o essere la persona alla quale viene offerta, senza che la scelta ci provochi ansia o ci getti nello sconforto. Del resto si fanno queste uscite con persone che ci piacciono proprio perché i momenti insieme siano piacevoli, giusto?

In ogni caso (che si decida di dividere equamente, che si paghi la cena per poi far pagare all’altro nel prossimo incontro o che si decida di offrire), se si è fatta una riflessione più profonda e informata sul tema si tratterà di una scelta consapevole e indipendente.

View Comments (2)
  • per me paga chi invita fuori a cena, uomo o donna che sia, perchè buona educazione e non mi aspetto nulla, aspettarsi sesso perchè si è pagato il conto è da poveracci. La galantieria non è per fiorza sessista, una donna ha tutto il diritto di essere femminista e apprezzare gli uomini che fanno gesti galanti così come ha il diritto di non apprezzarli, insomma ognuno si regoli come vuole

  • mi considero un uomo con un lato femminile molto spiccato ed in virtù di ciò, a volte mi confondo. Spiego: amo aprire la portiera dell’auto alla donna, mi sembra di farla sentire più importante, da proteggere, ma noto che la maggior parte di loro , tendono a rifutare tale attenzione. In una lunga relazione con una donna molto facoltosa, mi sono sentito spesso in difficoltà quando al momento di pagare , provvedeva lei, anche perchè si cenava sempre in ristoranti per me assolutamente inabbordabili. Cecravo di evitare tali situazioni, ma mi sono sempre sentito dire che non era un problema, dato il rapporto affettivo che ci legava. se non che, appena dopo essere stato lasciato da lei, mi sono sentito rinfacciare proprio questo fatto, come una mancanza di attenzione.
    Mentre scrivo , penso che forse non sono io ad essere confuso, ma lo sono le donne, proprio in seguito alla rivoluzione femminista che non si è ancora ben sedimentata nel pensiero comune.

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