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Decriminalizzazione o proibizionismo? Intervista ad una escort
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Decriminalizzazione o proibizionismo? Intervista ad una escort

Ogni tanto avvistiamo qualche politico che propone leggi sulla legalizzazione (ahimè ancora non si parla di depenalizzazione) della prostituzione in Italia e in tanti sostengono l’idea, però altrettanti si schierano dalla parte del proibizionismo. Ma in quanti conoscono l’argomento prostituzione? Quanti cercano risposte alle loro domande? Ed ecco che qua entra in gioco Bossy. Abbiamo avuto l’opportunità di incontrare e intervistare Laura Lee, un’attivista, blogger ed escort. Irlandese d’origine, vive in Scozia e combatte ogni giorno per il riconoscimento dei diritti delle prostitute.

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Foto di The Guardian

Quando e perché hai deciso di lavorare come escort?

Sono entrata nel settore all’età di 19 anni. Ero all’università e non volevo finire gli studi con un grosso debito sulle spalle. Alcune mie amiche lavoravano 3-4 notti a settimana in un ristorante, il nostro orario universitario era estenuante e ho preso la decisione poco ortodossa di lavorare in un locale di massaggi il sabato sera ed ha funzionato.

Perché hai continuato a lavorare in questo settore?

Il problema è che questo settore crea dipendenza. Ti da molta libertà, flessibilità e sei il capo di te stessa. Ovviamente non sempre si hanno queste possibilità, alcune persone sono in condizioni terribili e me ne rendo conto, ma per me che sono una studentessa “matura”, madre, attivista e scrittrice, va bene così.

Cosa ne pensi di chi decide di diventare escort solo per i soldi?

Le donne in questo Paese soffrono a causa dell’austerità. Soffrono a causa della disoccupazione, dei tagli ai sussidi, vengono lasciate dai partner, quindi in situazioni come queste credono di non avere alternative, tranne quella di entrare nel mondo della prostituzione. Dal mio punto di vista proprio perché sono donne e sono in condizioni così terribili è importante che possano lavorare in un ambiente il più sicuro possibile.

Quali sono le critiche che ti vengono mosse più spesso?

Mi hanno definita una giornalista borghese privilegiata e colta, e questo è stato detto da persone gentili. So di essere privilegiata, ma so anche di provenire da un contesto in cui ero tutto tranne che privilegiata.

Come hai fatto a dire alla tua famiglia del tuo lavoro?

Ho dovuto dirlo alla mia famiglia quasi subito e ho dovuto farlo due volte.
La prima volta vivevo in Irlanda ed ho trovato i giornalisti davanti alla porta di casa che minacciavano di scrivere un articolo su di me la domenica stessa, quindi avevo 24 ore per dirlo ai miei genitori. L’ho detto ma alla fine i giornalisti non hanno pubblicato l’articolo, quindi non c’era bisogno che mettessi la mia famiglia al corrente di tutto, ma sono felice di averlo fatto.
La seconda volta stavo lavorando in Scozia e si è saputo in giro. Ho dovuto dirlo a mia figlia, che all’epoca aveva 7 anni, ovviamente usando termini adeguati, per prepararla ad eventuali attacchi d’odio. Ora ha 14 anni ed è una delle femministe più agguerrite che potresti mai incontrare.

Cosa diresti a coloro che pensano che le escort sono più esposte a malattie sessualmente trasmissibili?

Le statistiche dicono che non è vero. Quando il tuo corpo fa parte del tuo lavoro sei pagata per prendertene cura nel migliore dei modi. Mi sottopongo a visite mediche periodiche all’ambulatorio ed ho SEMPRE rapporti protetti. Credo che si abbiano molte più possibilità di contrarre una malattia sessualmente trasmissibile da un rapporto occasionale in una discoteca il venerdì sera, piuttosto che da un rapporto sessuale con una escort.

Foto di Laura Lee
Foto di Laura Lee

Qual è la parte migliore dell’essere una escort?

La parte migliore è soddisfare la mia parte perversa ed avere molte esperienze diverse con una grande varietà di persone. A volte è divertente, ma non è un lavoro fantastico. Alcune volte lo è ed altre potrei anche lanciare il mio cliente fuori dalla finestra, esattamente come succede in altri lavori. Anche l’indipendenza finanziaria è ottima.

E la parte peggiore?

La parte peggiore è sicuramente la stigmatizzazione. La gente ti disprezza a causa di ciò che decidi di fare con il tuo corpo. Alcune prostitute hanno grosse difficoltà perché le persone le giudicano di continuo. Penso che la maggior parte della gente non capisca cosa significhi essere una prostituta. Il sesso costituisce solo il 25% dell’incontro, che si basa sul far sentire l’altra persona al centro della tua attenzione per il tempo che si passa insieme e aiutarla con i problemi che anche quella persona può avere, ma la gente non considera questo aspetto.

Puoi darmi un esempio di Paesi in cui la decriminalizzazione ha avuto effetti positivi?

I due Paesi che mi vengono in mente in cui è presente, e ha successo, la decriminalizzazione sono la Nuova Zelanda (che l’ha introdotta nel 2003) e il Nuovo Galles del Sud in Australia.
In Nuova Zelanda le prostitute hanno dichiarato di provare un gran senso di pace e serenità al lavoro. Si sentono molto più valorizzate, le violenze sulle escort sono diminuite esponenzialmente e i rapporti con la polizia sono migliorati di molto. Ora possono obbligare i loro clienti ad usare il profilattico dato che è contro la legge non farlo.
Inoltre l’anno scorso in Nuova Zelanda per la prima volta una prostituta ha fatto causa al suo capo reclamando i suoi diritti e ha vinto. È questo che vogliamo ottenere, vogliamo gli stessi diritti lavorativi che qualsiasi altro settore ha.

In che modo la decriminalizzazione potrebbe fermare la tratta di giovani ragazze dall’Asia, Africa ed Europa dell’est?

Per quanto riguarda la tratta, essa è il risultato di una carenza di sorveglianza e applicazione della legge. Quello che so è che un’ulteriore condanna della prostituzione porta le prostitute stesse e i clienti ad allontanarsi da polizia e organizzazioni che possono aiutarle. In uno Stato in cui la prostituzione è stata decriminalizzata, dove sono presenti ottimi rapporti tra polizia e altre autorità, la tratta di esseri umani tende a diminuire e questo lo si può vedere in Nuova Zelanda.
Se c’è qualche ragazza vittima di questa tratta le uniche persone che la vedono, a parte i loro papponi ovviamente, sono i clienti. Se si rende illegale il pagamento da parte dei clienti, questi ultimi non denunciano nulla di ciò che vedono perché in quel caso commetterebbero un crimine. Quindi, la decriminalizzazione funziona solo se c’è comunicazione perché nessuno più di noi, prostitute, vuole fermare questa tratta.

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Qual è il rapporto tra femminismo e prostitute?

È nettamente diviso. C’è la Quarta Onda Femminista, che è quella in cui mi riconosco, che accetta le prostitute e le donne transessuali. Poi c’è la Seconda Onda Femminista che è costituita da femministe estremiste che ci odiano e rifiutano di accettare le donne transessuali e le definiscono uomini. Non capiscono che, come femminista, puoi scegliere di essere una escort e non sottometterti al patriarcato.

Quindi ti definisci femminista? Una di quelle “brave” intendo.

Sì, il mio femminismo si basa sull’uguaglianza, piuttosto che sulla superiorità e il mio femminismo accetta tutte le donne.

Cosa ne pensi del movimento anti-prostituzione?

Penso che sia terribile ed è anche pesantemente finanziato. In Irlanda, particolarmente, è orribile il modo in cui sono riusciti a farla franca con tante cose nelle pagine dei giornali. Associano di proposito l’abuso dei minori alla prostituzione, e lo fanno anche con la pornografia e il traffico di droga. Quindi mentono regolarmente.

Foto di BCCLA
Foto di BCCLA

Quando pensi che la prostituzione verrà decriminalizzata?

Penso che accadrà presto, forse nei prossimi 5 anni (in Irlanda). Non ho mai pensato che fosse solo un sogno. Penso anche che con sempre più escort attiviste che combattono per i nostri diritti (qualcosa che mai avrei pensato di poter vedere) come me, sarà sempre più difficile per quelli contro la prostituzione farla franca con le loro bugie.

 

Attualmente Laura sta cercando di far approvare una legge sulla decriminalizzazione in Irlanda, ma purtroppo, a differenza dei gruppi proibizionisti, lei non ha nessun tipo di finanziamento o sponsor. Se l’argomento vi interessa e volete aiutare in qualche modo Laura e la sua causa, lo potete fare donando piccole o grandi somme qui.

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