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Di fronte alla crisi da Covid-19, le giovani donne si avvicinano alla politica
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Di fronte alla crisi da Covid-19, le giovani donne si avvicinano alla politica

Nonostante la Covid-19 e i suoi effetti sulla vita sociale ed economica abbiano sconvolto la loro vita quotidiana, queste studentesse sono più che mai determinate a cambiare il mondo.

Sì, “è difficile avere vent’anni nel 2020”. Private delle lezioni, dei vari lavori da studentesse, delle uscite con gli amici e le amiche, delle feste o dei concerti, i giovani subiscono tutto l’impatto di questa seconda reclusione. Oltre alla solitudine e al disagio psicologico, temono anche un futuro minacciato da un mercato del lavoro devastato e da una recessione economica che sta già mostrando i suoi effetti, poiché oltre il 25% degli studenti e delle studentesse attualmente vivono al di sotto della soglia di povertà.

Una tristezza generale che spinge molte giovani a interessarsi più da vicino alle questioni politiche, sociali ed economiche del Paese. Come Éléonore, 21 anni, che ammette di essere “entrata in modalità adulta” dall’inizio della crisi sanitaria: “Prima mi interessavo al riscaldamento globale e ai diritti delle donne e delle minoranze”, dice questa studentessa di Giurisprudenza, “ma tutto ciò che riguardava l’educazione, l’economia, i servizi pubblici era lontano da me, non ne sapevo molto, eccetto le informazioni che ascoltavo al telegiornale delle 20. Ma durante il primo lockdown, ho sentito il bisogno di scoprire come e perché si era arrivati a questo punto, perché tutto andava così a rotoli”.

Eléonore inizia quindi a divorare articoli e libri di politica, sociologia, economia, e comincia a sviluppare le sue opinioni politiche. Da allora, segue con grande interesse le notizie e la politica del Governo. “Ciò che mi ripugna di più è il fallimento dei nostri servizi pubblici. Prima non me ne rendevo conto, ma abbiamo completamente abbandonato i nostri caregiver (persone che si occupano della cura degli altri, come infermier*, badanti, eccetera, NdT) e gli/le/* insegnanti e ora ci stiamo mangiando le mani, questa cosa mi fa impazzire. Abbiamo davvero bisogno di rimetterci in sesto, di cambiare i nostri piani, o andremo a sbattere contro un muro!”.

Voglia di cambiare la situazione

Salomé, 18 anni, al suo primo anno di Lettere Moderne, ha lo stesso desiderio di cambiamento, ma teme per il suo futuro: “Ho paura per il futuro, per il mio e quello di tutti gli under 30. Ho paura di non trovare lavoro, di vedere il pianeta esplodere, di assistere a un aumento delle disuguaglianze e a un susseguirsi di epidemie…”. Confida di non identificarsi in nessun partito politico esistente, ma sente il bisogno di impegnarsi, di partecipare alla comunità. “Dopo gli studi, mi piacerebbe molto entrare a far parte dello staff comunale della mia città. L’assistenza dei più svantaggiati, la transizione ecologica, l’educazione, il femminismo, questi sono temi che vorrei vedere affrontati e sostenuti. Sono stanco di fare sempre affidamento su persone che mi deludono il più delle volte, quindi tanto vale che mi metta in gioco io stessa”.

Questa voglia di impegnarsi non è una sorpresa per Ouriel Darmon, co-fondatore di Student Pop, una piattaforma che riunisce studenti e datori di lavoro, all’origine del movimento #DuBeurreDansLeursEpinards, un programma di aiuto alimentare per i giovani. “Può non essere ovvio di primo acchito, ma i giovani sono molto politicizzati e sono molto sensibili a quello che succede intorno a loro, a quello che succede nel mondo, specialmente per quanto riguarda la questione ecologica”, dice. Vogliono che le cose cambino, che vengano fatti dei progressi. Dobbiamo assolutamente sfruttare questa energia e integrare più giovani nelle nostre associazioni, nello staff dei comuni, nelle collettività, nei consigli di amministrazione, è indispensabile”.

Una vera e propria sfida, dato che i giovani d’oggi sono infantilizzati e criticati, tra l’altro, per il loro atteggiamento nel periodo di allentamento delle misure restrittive. “Alcuni li incolpano per la seconda ondata, li incolpano per le loro feste studentesche o per gli incontri festivi clandestini”, osserva Ouriel Darmon, “per i giovani queste critiche sono molto dolorose, perché sentono di aver già fatto molti sacrifici, soprattutto per proteggere le generazioni più anziane”.

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Cambiare il mondo

Ne risulta un grande sentimento di ingiustizia e di stanchezza, ma questo non smorza il loro ottimismo. “Ce la faremo, metteremo le cose a posto”, dice la ventenne Leïla. Studentessa di comunicazione a Lione, avrebbe dovuto trascorrere il prossimo anno in Australia per uno scambio universitario. Invece, è tornata a casa dei suoi genitori nella periferia di Grenoble. Un avvenimento che Leïla riesce a prendere con molta filosofia: “Ci sono cose molto più gravi del mio scambio annullato”, dice, “anche se sono la prima a esserne rattristata. Durante il lockdown ho passato molto tempo a pensare allo stato del mondo, e questo mi permette di relativizzare”, confida. “Da quando c’è la Covid-19, ho preso coscienza dell’urgenza della situazione, sotto tutti i punti di vista: ambientale, economico, politico, sociale… Oggi so che le mie scelte possono contribuire a definire il mondo in cui viviamo, quindi mi informo su chi votare, quali associazioni sostenere o quali marchi boicottare. Nel mio piccolo, voglio aiutare a cambiare il mondo”.

Il mondo che tutti noi abbiamo sognato è ancora possibile? Ouriel Darmon non ha dubbi che lo sia, a patto di dare una possibilità ai giovani: “I nostri giovani sono creativi, entusiasti, ottimisti”, dice. “Mi danno speranza per il futuro, non mi resta che incoraggiarli e fidarmi di loro”.

Fonte
Magazine: Cheek Magazine
Articolo: FACE À LA CRISE DU COVID, LES JEUNES FEMMES SE POLITISENT 
Scritto da: Audrey Renault
Data: 20 novembre 2020
Traduzione a cura di: Charlotte Puget
Immagine di copertina: Nathan Dumlao su Unsplash
Immagine in anteprima: freepik

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