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Di musica, sogni e inclusione con M¥SS KETA
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Di musica, sogni e inclusione con M¥SS KETA

Magnetica, trasformista e misteriosa, M¥SS KETA è senza dubbio uno dei personaggi iconici del nostro Paese con il suo rap dall’attitudine punk contaminato dal clubbing, i testi dissacranti e iperrealistici, la mascherina e gli occhiali da sole d’ordinanza, le sue performance extrasensoriali, l’attivismo e le sue posizioni dichiaratamente femministe.

Performer, diva, regina della notte, scrittrice, paladina dei diritti civili e della comunità LGBTQIA+, lo scorso 27 maggio M¥SS KETA ha pubblicato il terzo disco “Club Topperia“, che include i featuring di Dargen D’Amico, Guè, Noemi, La Niña&Bigmama, Cmqmartina, Boyrebecca, Kiddy Smile&David Blank e gli interventi di Silvia Calderoni, Francesca Cipriani e Isabella Santacroce.

Tra una data e l’altra del tour promozionale che la porterà nei prossimi mesi in giro per l’Italia, abbiamo parlato con lei di sogni, empowerment e ovviamente della sua musica.

M¥SS, qual è il riferimento musicale principale con cui sei cresciuta? E il disco copertina di Linus?

Parlando di riferimenti musicale principali, da onnivera della musica quale sono, pochə artistə sono statə per me una bussola nel tempo. Non posso parlarti di una corrente musicale, ma di un’artista in particolare, Madonna: per me è stata ed è un riferimento con tutti i cambiamenti e le evoluzioni di stile che ha fatto, le ere che ha vissuto. Mi ha sempre gasata, incuriosita ed eccitata, lei è proprio il mio riferimento.

Il mio disco copertina di Linus è “Verdena” dei Verdena. Perché? Perché è così!

Da quando hai iniziato la tua ascesa nel mondo musicale, come sono cambiati i tuoi sogni? Se e quando hai trovato delle difficoltà, come le hai superate?

I sogni cambiano in base a dove sei e a ciò che raggiungi. Sono sempre stata una persona molto agonista – in senso positivo – anche nei confronti di me stessa: ho sempre voluto superarmi, andare oltre i traguardi. I miei sogni sono cambiati perché quando raggiungi determinati obiettivi, credo sia giusto guardare al di là di questi con lo sguardo senza accontentarsi, mettendosi nuovamente in gioco. Uno dei sogni della mia vita che forse non mi aspettavo di realizzare è stato suonare al Berghain: prima che accadesse, se mi avessero detto sarebbe successo non ci avrei mai creduto! E lì, ho capito che la realtà supera la fantasia. Per il futuro sogno tante cose: per esempio, proprio in questi giorni pensavo che sarebbe bello suonare sul palco del Sonar! Per me l’importante è vivere e vedere i sogni sempre in maniera positiva e propositiva: se il sogno è una spinta per far meglio è ok, se ti fa logorare dentro è un male. Come in tutte le cose ci vuole equilibrio.

Parlando di difficoltà bisogna considerare che ci sono sempre, enormi. Ogni volta che si fa qualcosa c’è una difficoltà. La difficoltà può essere interiore, per esempio nel non riuscire a interpretare una canzone, oppure possono essere puramente pratiche, economiche: all’inizio del mio progetto c’erano cose che non potevamo permetterci quindi abbiamo dovuto aggiustare il tiro. Se vuoi fare un video ma hai un budget basso devi trovare una quadra e con i tuoi mezzi il modo di raggiungere il massimo del risultato. Le difficoltà in cui si può incappare sono di vario tipo, ma quella maggiore che riscontro ancora dopo tanti anni – e segnalandotela non mi sto lamentando ma ti sto condividendo un pensiero condiviso e sul quale mi sono confrontata con donne e membri della comunità LGBTQIA+ – è che sembra sempre si debba dimostrare 10 al posto di dimostrare 1, che realizzare un obiettivo non basti per essere presi sul serio, ma che serva realizzarne 10 in una sorta di percorso di lacrime e sangue, mentre invece per artisti uomini etero e che affrontano tematiche più tradizionale la strada è spianata.

Mi sento sempre che debba dimostrare tanto continuamente e questa cosa mi fa arrabbiare, ma cerco di trasformare la rabbia a mio favore, in una molla per andare avanti. Certamente è un pensiero condiviso, come ti dicevo, con tante colleghe e tanti colleghi. Nonché una situazione riscontrabile anche nella vita quotidiana, fuori dal contesto musicale. Le difficoltà interiori le puoi malleare, con quelle economiche soprattutto ti ci scontri e le affronti facendo il massimo con quello che hai, ma per superare quelle culturali e sociali abbiamo bisogno della forza di tutte e tutti.

Che consigli daresti a chi non è un maschio bianco etero e vuole intraprendere un percorso come il tuo?

Credo la cosa più forte che si possa fare è essere se stessə e non scendere a compromessi col mondo esterno, nell’arte quanto nella vita di ogni giorno. Il messaggio che si può passare con più forza è quello sincero e vero che viene da dentro di ognuno di noi e che ci rappresenta ed esprime al 100%. Nascondersi dietro condizionamenti sociali, maschere, waves o mode momentanee è tutto inutile. La cosa più forte che si può comunicare al pubblico arriva dal proprio cuore e dall’istinto: bisogna insistere su se stessə anche quando ci vengono sbattute le porte in faccia, trasformandole in barriere da abbattere. È altrettanto importante essere tenaci, costanti, crearsi una rete di persone tra collaboratorə, artistə, operatorə del settore con cui confrontarsi: non si è mai soli, anche se quando tutto ci crolla addosso non ci si pensa, confrontandoci e chiedendo aiuto si scoprono affinità e si possono ricevere buoni consigli.

Hai appena iniziato il tour promozionale dell tuo nuovo disco, “Club Topperia”: cosa si deve aspettare unə un tuə fan di vecchia data? Cosa chi non ti ha mai ascoltata?

Mi piace quando esce un album, come fosse un figliolo che cresce, farlo camminare e parlare da solo. ə fan di vecchia data ritroveranno una parte istintuale di M¥SS, venuta fuori necessariamente durante il lockdown e rispuntata in maniera molto potente nel nuovo disco. ə nuovə ascoltatorə spero se lo godano. Vorrei che questo disco fosse usufruito in situazioni di festa e compagnia, che venga ballato, e ognuno possa approcciarsi alle canzoni liberamente.

Ci sono diversi featuring nel disco, come scegli con chi collaborare? Quali sono quelli che desideri un giorno realizzare?

Il mio sogno è Mina, arrivare a lei… It’s the dream… E io sono una sognatrice! I featuring per quanto riguarda le mie produzioni possono arrivare all’inizio della creazione di una canzone o in un secondo momento. Quando si lavora con ə produttorə a volte ci si pensa quando la canzone manco c’è ed è solo un embrione. Alcune collaborazioni arrivano dopo che hai scritto ritornello o una strofa, altre invece mentre scrivi la canzone e ti rendi conto che serve qualcuno e come un lampo ti viene in mente la persona perfetta da coinvolgere: ad esempio cmqmartina la volevamo proprio su quel pezzo , lo ha completato, formandolo e malleandalo. Altre idee di feat. arrivano a canzone avviata e portano con sé una strofa che va a completare il brano.

Per questo album ho iniziato a collaborare a partire dalla mia cerchia più stretta per poi allargarmi, ed è stato fisiologico, vista la situazione pandemia, iniziare a recuperare socialità e contatti professionali con chi conoscevo già. Il progetto “Club Topperia” è estremamente inclusivo ed è cresciuto col tempo nella sua inclusività, diventato da un club da 2-3 sale a un club multisala!

Quali sono tre pezzi di tutta la tua produzione che sceglieresti per farti rappresentare?

Ovviamente “Milano sushi e coca” che è stato l’inizio del tutto e mi rispecchia ancora oggi 100%. Poi “Pazzeska” perché è una canzone molto importante, il mio primo disco d’oro conquistato con le mie forze, mi ha permesso di allargare gli orizzonti, quindi le voglio molto bene ed è importante nella mia carriera. Come terza canzone, è difficile: dobbiamo risentirci tra un anno, devo farmi un po’ vivere addosso i nuovi pezzi.

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Parliamo spesso di cosa a livello istituzionale andrebbe fatto per la parità, di leggi che mancano, ma nel nostro piccolo, nella quotidianità cosa dovremmo tuttə fare per essere femministə e inclusivə?

Ascoltare molto di più, è davvero semplice. Ascoltare, fare domande, non chiudersi, tenersi aperti, avere il coraggio di cambiare i propri muri mentali, ripensare alle proprie credenze, ampliarsi, ascoltare veramente e onestamente le altre persone. Quando non conosci qualcosa, tendi a rifuggirla mentre dovresti abbracciarla e conoscerla. A farmi riflettere ulteriormente su questo concetto è stata l’occasione che ho avuto di condurre i Diversity Media Awards a maggio: mi sono interrogata tanto, e ho capito che c’è sempre, continuamente, da imparare. L’inclusività è un esercizio di elasticità mentale che non finisce mai, per essere inclusivə bisogna capire che ogni persona che incontri ti può aiutare, ma può farlo solo se le apri le braccia per accoglierla.

Sei un personaggio molto amato: cosa pensi il tuo pubblico ami particolarmente di te? E come ti relazioni a chi non comprende ciò che sei?

Quando uno si butta nel fare qualcosa che viene dato al mondo è ovvio che ti metti in una posizione che chi ne usufruisce può pensare ciò che vuole, giudicare, parlarne e a me questo piace perché è giusto. Non metto mai spiegazioni prima di farti ascoltare il disco o farti mettere piede al concerto. Sono contenta se le altre persone esprimono anche commenti negativi: se ti smuovo e perdi tempo scrivendo anche perché ti faccio schifo, io godo perché sto facendo scattarti qualcosa. Dicono che io sia provocatrice, a me piace smuovere le persone. A me piace ci sia del mistero, caos benigno, intorno a M¥SS, anche che ci siano opinioni differenti e che le persone si facciano di me i pensieri che vogliono.

Consigli pratici alla M¥SS per emanciparsi, lavorare sulla consapevolezza, l’autodeterminazione e diventare liberə, nelle proprie scelte e nel proprio vivere?

Credo sia fondamentale prima di tutto capirsi, già arrivare a capirsi è un ottimo punto di partenza. Già capire quale sia il proprio orientamento sessuale, se il proprio genere corrisponde a quello di nascita, sono passi importanti nella vita di ognuno di noi. Comprendere cosa si vuole per se stessə e cosa sentiamo è un grande passo. Ascoltare le altre persone è importante come dicevamo prima, ma prima bisogna imparare ad ascoltare se stessə: se non si dà a se stessə la libertà di espressione, alle altre persone non la si darà mai.

È un percorso la vita, bisogna restare sempre in ascolto: a volte crediamo di noi cose che poi si rivelano non vere. Sono le nostre azioni con i pensieri, che ci dicono cosa e chi siamo. Non può esserci libertà per noi senza che le persone attorno l’accolgano: quanto ascoltarsi, scegliere da chi farsi circondare è molto importante, e appartenere alla comunità LGTBQIA+ permette sicuramente di incontrare persone con cui avere diversi punti di contatto e riflessione.

Più cresciamo, più incontriamo persone con cui condividiamo certe idee e visioni, di vita e libertà personale, ma per essere liberə bisogna sapersi circondare di persone che sappiano farci vivere questa libertà, sappiano farci respirare, dispiegare le ali…

…e ci facciano stare bene.

Sì!

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