Now Reading
Doll hacking: perché ai bambini piace ricostruire le proprie bambole
Dark Light

Doll hacking:
perché ai bambini piace ricostruire le proprie bambole

Articolo di Laura Losanna

Quando vidi per la prima volta la mia cuginetta più piccola cancellare con un solvente per unghie i volti delle sue bambole e ridipingerli con colori acrilici, pettinare i loro capelli in nuove acconciature e cambiare i loro vestiti originali con altri confezionati dalla nonna, mi sentii come l’inconsapevole testimone di un atto sacrilego. Mai e poi mai da piccola avrei osato stravolgere così radicalmente i connotati di una bambola. Dal mio punto di vista l’unica azione consentita era lo scambio d’abito, niente di più.

Oggigiorno le cose sono molto cambiate. È innegabile che l’era del digitale abbia portato con sé una maggiore disponibilità di spunti e di stimoli anche per i più giovani. E se anch’io da piccola, come mia cugina oggi, avessi avuto la possibilità di conoscere il doll hacking attraverso una semplice ricerca su internet, forse le cose sarebbero andate diversamente.

Ma facciamo un passo indietro. Cerchiamo di dare una definizione a doll hacking: il termine indica la modificazione permanente dei connotati originari di una bambola attraverso il ritocco di viso, capelli, corpo e vestiti – spesso arrivando a stravolgerne completamente la fisionomia. Oggi questa pratica è molto diffusa tra i giovani di tutto il mondo grazie all’amplia diffusione di tutorial su Youtube e di innumerevoli foto sui social ritraenti le bambole ritoccate.

È difficile rintracciare l’origine precisa di questo fenomeno. Certamente il contributo dell’australiana Sonia Singh ha rappresentato uno dei più importanti e ha accelerato enormemente la diffusione di questa nuova moda. Tutto è iniziato nel 2015, quando Sonia, per hobby, comprò alcune bambole in un negozio dell’usato, le ridipinse e diede loro una nuova vita. Inizialmente si era dedicata al doll hacking per creare nuovi giochi per sua figlia, ma ben presto i suoi lavori divennero virali e accolsero moltissimi consensi. Data la grande richiesta, ora le sue bambole, interamente fatte a mano, si possono comprare su Etsy sotto il marchio registrato di Tree Change Dolls®. Sul suo profilo Tumblr è invece possibile trovare tutte le informazioni riguardanti il progetto e ammirare le sue creazioni.

Perché il doll hacking ha così tanto successo? Ce lo spiegano le parole di Violette, una bambina di undici anni che, in risposta ad un articolo del New Yorker sull’irrisolta competizione (e battaglia legale) tra Bratz e Barbie, ha deciso di scrivere al giornale. Nella sua lettera ci racconta di non aver mai voluto né una Barbie né una Bratz in vita sua, finché non ha scoperto la possibilità di ricostruirle a proprio piacimento. Ciò che le piace di più del doll hacking consiste nel fatto che è lei ad avere il totale controllo nel processo di ricostruzione. Grazie a questa tecnica infatti è possibile rendere le proprie bambole qualunque cosa si voglia a costi irrisori, dando loro le fattezze che più ci aggradano. Ma non si tratta solo di una questione di gusti: oggi i bambini di tutto il mondo hanno la possibilità di trasformare i loro giochi in qualcosa che possa rappresentarli davvero. Se è vero che giocare è il primo modo in cui i bambini sperimentano la vita attraverso la finzione di situazioni, non è possibile ignorare le infinite possibilità che questa nuova moda può offrire: per quanto gli scaffali dei negozi siano pieni di bambole di tutti i tipi e fattezze, sarà difficile trovare quella che rappresenti esattamente ciò che ci stiamo immaginando – ma il doll hacking può sopperire a questa mancanza.

Molti inneggiano al doll hacking come una nuova forma di “femminismo spontaneo”, in quanto il suo scopo principale consisterebbe nel cancellare il makeup esorbitante delle Bratz e i visini dai lineamenti perfetti delle Barbie per renderle bambole “acqua e sapone”, senza trucco, rossetto e tacchi a spillo, avvicinandole all’aspetto delle bambine che giocano con loro.

See Also

Per quanto sia importante sottolineare che il doll hacking permetta di aggirare l’obbligo di giocare con bambole che incarnano un ideale di femminilità standardizzato, è necessario fare un’ulteriore considerazione: al di là della dialettica bambole truccate/bambole acqua e sapone (del resto non possiamo totalmente escludere l’esistenza di giovani a cui piaccia giocare con bambole dal rossetto fiammeggiante o dal corpo da modella!), ciò che davvero conta è che per la prima volta i bambini hanno la possibilità di proiettare fuori di sé la loro interiorità.

Dare forma materiale a un’idea permette di renderla tangibile, e ciò ha un’importanza fondamentale specialmente per i più piccoli, che basano la loro esperienza del mondo primariamente sul senso del tatto: se una cosa può essere toccata, allora essa esiste, e rendere concreta una fantasia permette di sancire il suo “diritto all’esistenza” nel mondo. È chiaro allora che tenere tra le mani una bambola che esprima in ogni minimo particolare la propria personalità, i propri ideali e le proprie aspirazioni abbia un impatto psicologico dalla portata non indifferente.

Con questo non si vuole scoraggiare l’acquisto di bambole nuove in assoluto o puntare indiscriminatamente il dito contro tutti quei tipi di bambole che avrebbero “rovinato” intere generazioni di giovani in quanto non rappresentative delle loro caratteristiche fisiche e interiori. Ma possiamo ragionevolmente affermare che una pratica come quella del doll hacking, nella misura in cui ci permette di soddisfare le nostre intime esigenze di creatività, autorappresentazione e di autodeterminazione, non può che essere la benvenuta.

View Comment (1)
  • Nell’eterna lotta tra Bratz e Barbie non ho dubbi: meglio le Barbie. Le Bratz, infatti, oltre al trucco esorbitante e alle fattezze provocanti hanno la testa enorme rispetto al corpo. Inoltre, Barbie sta facendo dei passi in avanti nella raffigurazione della donna: esistono fashion doll di diverse altezze e corporature e non esclusivamente caucasiche.

Leave a Reply

Your email address will not be published.

Associazione Bossy ® 2020
Via Melchiorre Gioia 82, 20125 Milano - P.IVA 10090350967
Privacy Policy - Cookie - Privacy Policy Shop - Condizioni di vendita