L’1 novembre al Bloom di Mezzago avrebbe dovuto prendere il via “Domeniche Sensibili”, un ciclo di eventi che per tutta la stagione aveva l’intento di spaziare dal cinema alla musica creando consapevolezza e condivisione sul tema delle disabilità sensoriali. L’obiettivo è quello di sviluppare una proposta culturale che sia veramente accessibile a 360°. Come da disposizioni del nuovo DPCM, l’evento però è rimandato. Sperando di poterlo recuperare presto, abbiamo parlato di disabilità, accessibilità e degli eventi in programma con Viola di WordUp, Ginevra di Associazione Fedora e Teo del Bloom di Mezzago.
WordUp e Associazione Culturale Fedora sono due realtà in stretta sinergia: di cosa vi occupate e com’è nata la collaborazione tra voi?
Associazione Culturale Fedora è una realtà nata nel 2018 e con sede a Milano, formata da tre giovani under 35: Ginevra, Luca e Valeria. L’Associazione promuove l’accessibilità in ambito culturale per persone con disabilità sensoriali, sviluppando attività di sensibilizzazione e fornendo consulenza per la progettazione e sviluppo di spazi e attività accessibili e inclusivi.
WordUp! è un gruppo di giovani e volenterosi traduttori audiovisivi che negli ultimi anni si è ritrovato a specializzarsi sempre più nel rendere accessibile la fruizione dei prodotti audiovisivi a persone con disabilità sensoriali visive e uditive tramite le tecniche di sottotitolazione per sordi e audiodescrizione.
La collaborazione dei due team è nata dalla passione per il proprio lavoro in primis e poi anche dalla voglia di proporre qualcosa di innovativo che coinvolga tutti a 360°, offrendo la possibilità di interazione umana, che in questo periodo sta venendo a mancare, attraverso esperienze sensibili che portano l’individuo a riscoprire l’uso dei propri sensi in maniera diversa e nuova da ciò a cui è abituato.
Disabilità sensoriale: cosa si intende con questa espressione e quali sono gli strumenti con i quali si possono superare?
Se si mette la persona al centro, le disabilità sensoriali non sono altro che caratteristiche. A questo punto essere ciechi, sordi o ipovedenti avrà lo stesso peso sociale che essere alti o castani. L’approccio che le persone sorde, cieche o ipovedenti hanno verso la quotidianità è molto “organizzativo”: non possono fare quello che vogliono quando vogliono. Per esempio: una persona che vede e sente può decidere in un dato momento di uscire e andare in un museo. Per una persona cieca o sorda questa, apparentemente, semplice azione si complica: sarà accessibile la mostra? Posso toccare le opere? Ho la guida che conosce la LIS? Come ci arrivo con i mezzi senza difficoltà? I cartelli hanno un contrasto cromatico che mi permettano di leggere? Da qui, possiamo riflettere su quali strumenti utilizzare per superare gli ostacoli.
In questo momento di emergenza sanitaria, quali sono le modalità di comunicazione adottate da persone con disabilità sensoriali?
In questo momento di grande difficoltà per tutti, le persone con disabilità sensoriali sono più emarginate poiché non riescono a raggiungere con le stesse modalità e velocità le informazioni che provengono dal mondo esterno. La fortuna attuale è quella di vivere in un mondo in cui la tecnologia permette alle persone di sentirsi più vicine e per questo motivo le difficoltà sono sicuramente minori rispetto al passato.
Quando si parla di inclusione, a cosa in concreto ci si riferisce, in quali gesti e comportamenti si realizza? Come/in che modalità, l’inclusione è possibile nel settore culturale e dello spettacolo?
Il concetto di inclusione è fondamentale. Inclusione è organizzare l’ambiente in modo che non necessiti di ulteriori interventi per accogliere una persona con disabilità sensoriale. Importante da tenere a mente è che la persona viene prima della sua disabilità. Non tutti i sordi sono uguali, non tutti i ciechi sono uguali così come gli ipovedenti e le persone che ci sentono e vedono. Tutti hanno gli stessi bisogni, in virtù del loro essere una persona: comunicare, amare, relazionarsi, esprimere un pensiero o un’emozione. Quello che cambia è il modo in cui rispondono a questo bisogno o lo realizzano. Ecco che allora gli accomodamenti ragionevoli, siano essi tecnologici o legati ad accorgimenti sull’ambiente.
In merito invece all’accessibilità dei luoghi del settore culturale da parte di persone con disabilità, come siamo messi in Italia?
L’Italia vanta una buona percentuale dei beni culturali del mondo. Purtroppo la maggior parte di essi presentano, oltre che una grande bellezza, anche una storicità non da poco. La maggior parte di questi luoghi non sono stati progettati per poter essere accessibili a persone con disabilità. Detto questo, i centri culturali, figli del ventesimo secolo, sono più all’avanguardia e attenti in merito al tema dell’accessibilità degli spazi, ma purtroppo, rispetto all’Europa e non solo, risultiamo sempre molto indietro in tema di accessibilità legata ai luoghi. Tra i motivi degli scarsi risultati conseguiti in Italia, troviamo sicuramente tanta “ignoranza” in tema di accessibilità, poca informazione e scarsissima formazione a riguardo. Importante però da dire è che negli ultimi anni, con modalità e tempi differenti, molti enti sono più sensibili e connessi alla tematica, cercano di fare rete e di sostenere le realtà che lavorano in questo settore.
La vostra sinergia nel breve doveva concretizzarsi in un evento al Bloom di Mezzago, che si inserisce in una rassegna di eventi dedicati a superare le barriere: di cosa si tratta?
L’evento dell’1 novembre doveva dare il via a una serie di appuntamenti culturali, chiamati “Domeniche Sensibili”, che si svolgeranno – emergenza sanitaria permettendo – la domenica sera e saranno accessibili a tutt*. Le danze sarebbero state aperte con un gioco, Aperisegno, un modo divertente per scoprire e conoscere la LIS – lingua dei segni italiana. L’aperitivo previsto sarebbe stato a cura di Betti Taglietti, gastronoma laureata in Tecniche Erboristiche e in Biologia applicata alle Scienze della Nutrizione che ha intrapreso un percorso di ricerca sulla cucina vegetale e sostenibile. E la serata si sarebbe chiusa con una jam session capitanata da Tia Airoldi e altri musicisti che con la loro musica, accessibile grazie alle pedane sensoriali, ci avrebbero accompagnat* durante l’evento. L’evento però è solo rimandato.