Articolo di Alice Picco
Quando mi è venuta l’idea di scrivere un articolo sulle cosiddette donne “con le palle” ero partita con la convinzione che avrei vomitato anni di incazzature e di frustrazione a causa di questa espressione che, diciamocelo pure, è orrenda. Invece poi no, ci ho riflettuto e sono giunta alla conclusione che forse c’è un altro modo per esternare la mia irritazione senza prendermela col mondo, cercando di comprendere anche il punto di vista dell’altro ma restando comunque molto ferma sulle mie convinzioni.
Adesso cerco di spiegarvi tutto.
Partiamo dal principio, ovvero dalla grande domanda che – lo so – vi sta ronzando in testa: perché dire che una donna “ha le palle” può risultare irritante (nonché molto molto molto sessista)?
Beh, innanzitutto utilizzando questa espressione si associa un attributo (mai parola fu usata in contesto migliore) prettamente maschile ad una donna. E fin qui siamo tutti d’accordo. Quello che risulta oltremodo sessista è il fatto che per descrivere un tratto positivo di una donna si debba ricorrere al confronto con l’uomo. Perché è l’uomo che le palle le ha naturalmente, senza eccessivi sforzi insomma. Quindi se tu, donna, sei una che si sbatte e non si abbatte, per farla molto breve, allora sei “come” un uomo, sei così forte che puoi essere paragonata ad uomo.
Capirete anche voi che non ci siamo proprio.
Seconda domanda: chi è una donna “con le palle”? Beh, potrebbe essere una donna che nonostante mille sfighe riesce ancora a sorridere, oppure una che ha raggiunto un’ottima posizione lavorativa ed economica grazie alle proprie capacità. Potrebbe essere una donna malata che però sfrutta la malattia per trarne un insegnamento per se stessa e per gli altri, basti pensare al meraviglioso esempio di Lizzie Velasquez o, ancora, una donna che cresce un figlio da sola riuscendo anche a lavorare. Potrei andare avanti per ore con esempi del genere.
Quello che vorrei sottolineare, però, è che esistono un sacco di modi per definire donne così: forti, coraggiose, impavide e via discorrendo. Perché allora l’espressione più utilizzata è ancora quell’orribile “donna con le palle”? Perché si deve ricondurre tutto all’ambito maschile? Cos’è, una donna definita semplicemente “forte” non rende abbastanza l’idea? Deve per forza essere forte “come un uomo”? Non so a voi, ma a me questa cosa non va particolarmente giù.
Anche perché, a questo punto, se diciamo che una donna è “coraggiosa come” allora la logica conseguenza è che l’uomo sia di default più forte, sia a livello fisico sia a livello mentale, di una donna. E questa cosa mi va ancora meno a genio.
Trovo assolutamente sessista fare confronti simili, sessista ma anche insensato. Avrebbe senso dire ad un uomo particolarmente sensibile “ecco, quello è un uomo con la vagina”? No. Perché non tutti gli uomini sono più forti rispetto alle donne e non tutte le donne sono più sensibili rispetto agli uomini, non so se mi spiego.
PERÒ, ed è un però grande come una casa, come ho scritto all’inizio dell’articolo oggi mi sento particolarmente magnanima e voglio fare una precisazione.
Non voglio fare la nazi femminista della situazione, sarebbe controproducente in primis per me stessa e andrebbe contro tutto ciò che penso sul femminismo, quindi voglio spezzare una lancia – una lancia minuscola, sia molto chiaro, uno spillo praticamente – non proprio a favore, ma se non altro in parziale difesa di chi utilizza questa espressione (che, ribadisco per la terza volta, trovo spaventosa). Quando capita che venga detto a me che sono una che “ha le palle” inizialmente sì, mi girano a elica e potrei spiccare il volo come un 747 per i motivi di cui sopra, ma poi faccio della dietrologia che chiamare spicciola è un eufemismo e cerco di concentrarmi sul fatto che comunque, nonostante la forma, il significato è quello: la persona che ho di fronte pensa che io sia una donna coraggiosa e me lo sta dicendo. E mi fa piacere.
Poi certo, se ho un certo grado di confidenza con il soggetto in questione magari glielo dico anche, che preferirei venisse usata un’altra espressione, uno a caso dei mille aggettivi che si potrebbero utilizzare, invece di quella formula lì.
Quindi, per favore, visto che tanto il concetto è quello e l’abbiamo capito, perché utilizzare espressioni che comportano uno svilimento (spesso involontario, certo) della donna, quando si può ricorrere a uno qualsiasi dei mille sinonimi di cui la lingua italiana è ricchissima?
Almeno proviamoci.
La odio anch’io questa espressione,così come mi fa ribrezzo “donne con i controco../Ca..”,(simili a donne con le pa..) “uomini senza p..o femminucce o peggio “che..,fr…” se hanno paura,piangono come farebbe un essere umano normale!!! Basta con queste espressioni sessiste,maschiliste ed omofobe!!
Assolutamente d’accordo, brava, solo non avrei messo quel “mi girano a elica”, avrei scelto qualcosa di meno…maschile 🙂
Condivido tutto quanto ma, sotto la frase in cui viene detto che per descrivere positivamente una donna si utilizza un attributo maschile, avrei fatto notare che, con gli uomini, si fa esattamente il contrario. Cioè, per descriverlo in maniera negativa si paragona ad una donna. E beh, a me questo da molto più fastidio..