Gli spazi dedicati sono stati per molto tempo luoghi fondamentali per le persone LGBTQ+. Che si tratti spazi dove si incontrano amici e la propria famiglia di adozione, oppure partner, questi luoghi hanno creato gioia e appartenenza fornendo attenzioni che non sono sempre disponibili altrove.
Mentre la pandemia ha chiuso le porte di questi luoghi, le culture createsi dentro e intorno a loro non sono state fermate. Coloro che si occupano degli spazi LGBTQ+ hanno raccolto fondi per liberi professionisti che hanno perso reddito, e hanno sollevato gli animi di coloro che sono fisicamente isolati dalle loro comunità, attraverso eventi online.
Sfortunatamente, nel Regno Unito, non è chiaro quanti locali LGBTQ+ possano sopravvivere alla pandemia, anche con il sostegno finanziario che alcuni hanno ricevuto dall’Arts Council England e dal sindaco di Londra.
Ma questa non è la prima sfida che le persone LGBTQ+ hanno dovuto affrontare, per quanto riguarda il loro accesso a spazi dedicati. E il modo in cui le comunità LGBTQ+ hanno risposto alla perdita di spazi in passato potrebbe insegnarci come possono continuare ad adattarsi in questi tempi difficili.
Dalla metà degli anni 2000 c’è stato un netto calo del numero di locali LGBTQ+ nel Regno Unito, spesso dovuto all’aumento degli affitti dovuto alla rigenerazione urbana. A Londra, ad esempio, spazi molto amati come First Out, Candy Bar e Glass Bar hanno chiuso i battenti. Nel 2015, la preoccupazione per le chiusure è arrivata a essere così forte che è stata riportata dalla stampa mainstream e sono nate numerose campagne per mantenere aperte le sedi. In risposta, io e il mio collega Ben Campkin abbiamo iniziato a fare ricerche sulla vita notturna LGBTQ+ a Londra e abbiamo scoperto che il numero di locali è sceso del 58%, passando da 121 a 51 tra il 2006 e il 2017.
Un altro problema è la disuguaglianza tra le persone LGBTQ+ che viene perpetrata dai luoghi. Sebbene molti spazi LGBTQ+ abbiano una clientela mista, sono stati ampiamente gestiti e utilizzati da uomini bianchi, gay e cisgender. Le donne, le persone non bianche, le persone trans tendono ad avere meno probabilità di avere accesso al capitale finanziario per avviare e gestire locali, e ci sono molte meno sedi gestite da e per le persone più emarginate.
Crescono nuovi ambienti
Ma la storia dell’ultimo decennio è più complessa, non è una semplice narrazione di declino e disuguaglianza. Diverse campagne per proteggere e riaprire le sedi LGBTQ+ hanno ottenuto risultati importanti nonostante il potere estremamente limitato di negoziazione, rispetto a pub, proprietari di immobili e sviluppatori.
Negli ultimi cinque anni, molta riflessione e impegno sono stati dedicati anche all’adattamento degli spazi LGBTQ+ in modo che fossero più equi e inclusivi. Alcune di queste misure includono la presenza di servizi igienici neutri rispetto al genere e l’adozione di posizioni esplicite contro la discriminazione con politiche e manifesti esposti in modo visibile online e nei luoghi di ritrovo.
C’è anche molto di più nella vita notturna LGBTQ+ . Nel 2016, quando abbiamo iniziato la nostra ricerca, abbiamo scoperto che gli eventi gestiti da e per donne, persone trans e non binarie e POC, dentro e fuori i locali LGBTQ+, stavano iniziando a prosperare con il moltiplicarsi dei collettivi e delle serate nei club. Anche il pubblico di questi eventi è cresciuto, creando una forte reputazione per grandi feste con un’atmosfera inclusiva.
Questi ambienti hanno continuato a fiorire attraverso collettivi composti da promotori di eventi, DJ e artistə. Moltə cercano di porre rimedio all’esclusione e alla discriminazione dei tradizionali luoghi LGBTQ + che tendono a essere dominati da uomini bianchi, cis e gay e una cultura del bere pesante, della droga, della musica ad alto volume e della grande folla ammassata in luoghi costosi e inaccessibili. Questi nuovi eventi hanno iniziato a creare spazi alternativi che lavorano per cambiare queste dinamiche, fornendo basi sociali e culturali vitali per un pubblico spesso tenuto meno in considerazione.
Boi Box e Kings of Color hanno contribuito all’esplosione della cultura Drag King di Londra tra donne, persone non binarie e artistə trans. Al The Cocoa Butter Club artistə nerə sono al centro della scena e The Bitten Peach mette sotto i riflettori artistə di origine asiatica. Promotori come Pxssy Palace danno la priorità alle persone queer, trans e intersex POC e prendono posizioni forti contro questioni come il razzismo e la transfobia, e promuovono consapevolezza sul consenso.
Al di là della capitale, il club Traumfrau ospita spesso after-party per l’annuale Trans Pride di Brighton. E il Rebecca.Never.Becky Collective è un gruppo di DJ e creativə con sede a Manchester che mette in mostra i talenti di gente queer, trans e intersex nere o POC (QTIBPOC).
Spazi LGBTQ+ nell’era della pandemia
La pandemia ha richiesto ulteriori adattamenti agli spazi LGBTQ+. Migliaia di persone si sono riunite per feste online queer e incontri digitali più intimi per persone che hanno identità multiple (come le persone LGBTQ+ che sono musulmane). Misery Party, ad esempio, è un club notturno QTIBPOC, un collettivo che si interessa alla salute mentale e dove non si bevono alcolici, che si svolge online dall’inizio della pandemia ed è orientato verso la solidarietà, la guarigione e la gioia.
Rimuovendo le barriere geografiche, queste piattaforme online hanno mostrato come gli spazi LGBTQ + possono raggiungere un nuovo pubblico e connettersi con le comunità in circostanze difficili. Offrono anche opportunità agli organizzatori di conoscere l’accessibilità. Ad esempio, Queer House Party ha un interprete della lingua dei segni britannica, una descrizione audio e live captions per le feste virtuali, organizzate dal primo venerdì del primo lockdown della Gran Bretagna.
Naturalmente, sebbene si rivelino cruciali per moltə durante i lockdown, gli spazi online non possono replicare o sostituire le immagini, i suoni e le interazioni sociali che conosciamo e amiamo come parte dell’essere faccia a faccia e fisicamente all’interno di un luogo. E una volta allentate le restrizioni sulla pandemia, potremmo scoprire che molti spazi LGBTQ+ hanno difficoltà ad aprire di nuovo le loro porte.
Ma il modo in cui gli spazi LGBTQ+ sono riusciti a rimanere in vita e persino a prosperare negli ultimi anni ci dà motivo di speranza. Impegnandosi con le comunità e offrendo maggiore inclusività, accessibilità e versioni alternative delle scene esistenti – sia online che offline – la vita sociale LGBTQ+ potrebbe trovare nuove strade per andare avanti.
Fonte
Magazine: The Conversation Uk
Articolo: LGBTQ+ spaces face a new threat from the pandemic – here’s how they can adapt
Scritto da: Lo Marshall
Data: 24 febbraio 2021
Traduzione a cura di: Caterina Fantacci
Immagine di copertina: Jiroe
Immagine in anteprima: freepik