Now Reading
‘Female-fronted band’: quando è la vagina a catalogare la musica
Dark Light

‘Female-fronted band’: quando è la vagina a catalogare la musica

Articolo di Lenny Melziade

Oggi mi è passato sotto al naso, su Facebook, un articolo titolato Le Migliori Front-Women del Rock e del Metal.
“Wow”, ho pensato tra me e me, “finalmente nero su bianco”: le donne del rock spaccano tanto quanto gli uomini, se non di più.
Scorrendo la classifica, al di là di alcune posizioni a mio giudizio un po’ campate per aria, ho notato che c’erano tutte e tre le cantanti del mio gruppo preferito, le quali, negli ultimi dieci anni, hanno dato volto e voce al gruppo.
Gestendo (masochisticamente) il fanclub italiano del mio gruppo preferito, negli ultimi anni mi sono impegnata nella traduzione di tantissimi articoli e interviste che ne parlavano. Tra l’appellativo più utilizzato per riferirsi alla band, spicca “female-fronted band”. Anche nell’articolo sopra citato, alcune band sono designate come tali, e mi sono messa a ponderare sull’uso e l’abuso di questo termine che forse non tutti conoscono.

Le “female-fronted band” sono quelle band che hanno per cantante una donna, che hanno per vocalist una persona dotata di vagina. Con buona pace dell’Accademia della Crusca, userò il termine così com’è in inglese, visto che viene comunque usato anche nella nostra lingua e non ne trovo una traduzione non ridicola.
L’uso di questa locuzione è preponderante nel campo del metal (e mi riferirò principalmente a casi interni a questo genere musicale) e sarà probabilmente capitato anche a voi di imbattervi in articoli di webzine e riviste musicali che catalogano tante band con questo termine che dice tutto e niente. Su vari siti di musica vengono ciclicamente proposti articoli come “le migliori band con front-women”, “le migliori canzoni di band female-fronted” etc.

Ma ci serve veramente un termine del genere? No.
Etichettare un gruppo in questo modo implica un focus sul genere del vocalist, che non è assolutamente necessario ai fini dell’identificazione della band stessa e della musica che propone.
In un’intervista del 2015 a Loudwire, Jake Berg, seconda voce degli Amaranthe (di cui Elize Ryd è la front-woman) ha così commentato la questione:

«Il punto è che, se denominassi una band come “female-fronted metal” e dicessi che è un genere musicale, non direi assolutamente nulla sulla musica. In qualche modo è diventato un genere perché anni fa tutti quelli che avevano una cantante donna si muovevano nel metal sinfonico. Credo che il termine “female-fronted metal” abbia perso rilevanza quando hanno cominciato a farlo per generi musicali completamente diversi.»

La diatriba sul termine non ha in realtà molto spazio e non ci avevo mai riflettuto prima che la cantante della più nota female-fronted band, e altri dopo di lei, non se ne siano lamentati.

«A quanto pare c’è un intero genere chiamato “metal al femminile”. “Oh, quindi sei in una female-fronted metal band?”, “Davvero? Lo sono?” Che cavolo di termine è? È perché prima i ReVamp erano una female-fronted metal band, e ora lo sono i Nightwish. Ma queste due band non hanno proprio niente in comune. Gli Arch Enemy sono una female-fronted metal band, ma lo sono anche i Delain. Non sono affatto simili. L’unica cosa che hanno in comune è il fatto che siano band metal, ma il numero degli stili all’interno del metal è così immenso, che non dice molto il fatto che sia una donna a cantare o no. Per cui davvero non è così importante. In più, credo che sia ora che la smettiamo di sottolineare le differenze tra uomini e donne.»
– Floor Jansen (ex-After Forever, ex-Re-Vamp, Nightwish) per Blabbermouth

In realtà, prima di lei qualche sparuta cantante aveva detto la sua, ma spesso erano state considerate delle lamentose, o avevano ricevuto frecciatine dai loro colleghi maschi.

images
Doro

Non sappiamo di preciso quando nacque il termine, ma di sicuro ha cominciato a circolare a partire dagli anni ‘90, quando nel metal cominciarono ad apparire band che proponevano uno stile particolare. Si tratta del metal sinfonico, che vede la commistione tra metal e musica più classica, con l’uso di elementi sinfonici e orchestrali. Tra le band “pioniere” del genere, troviamo proprio gruppi con cantanti donne al comando, quasi sempre soprano o comunque di scuola lirica.
In questi anni il termine “female-fronted” indicava anche un genere, dal momento che le band in questione usavano voci femminili applicate a uno stile specifico. Negli anni sono, però, sono nate tantissime band capitanate da donne che però non avevano nulla a che vedere con il metal sinfonico. La presenza femminile del metal non era più limitata a due o tre casi specifici, come ad esempio Doro Pesch o Lita Ford negli anni ‘80, ma si è ampliata toccando ogni genere e sfumatura del metal.
A questo punto il termine female-fronted viene a decadere, poiché inizia a indicare solamente il genere del vocalist.

Facciamo un esempio sull’attuale inutilità del termine.
Se una mattina ho voglia di conoscere band nuove del mio genere musicale preferito – per esempio, il metal sinfonico di cui sopra – andrò a cercare quella stringa su Google.
Troverò band che fanno quel tipo di musica, che hanno cioè quelle determinate e specifiche sonorità, che usino voci maschili o femminili.
Se invece cercassi solo “female-fronted metal band”, troverei tantissimi risultati, ma mi basterebbero trenta secondi di canzone per capire se la band è “female-fronted”, “male-fronted” (termine ovviamente mai sentito) o “potato-fronted”, ma ci metterò molto più tempo a trovare una band che propone il preciso genere musicale che sto cercando.
L’unico denominatore comune di queste band sarà che la cantante ha le tette.

«Una female-fronted band? Cosa significa? Che la cantante ha le tette! Non dice nulla né sul genere né sulla qualità dei musicisti, ed è un termine che abbiamo sempre evitato. Ci danneggia. Per altre band non è un problema, ma noi non siamo una female-fronted band. Siamo una band extreme metal e vorrei fossimo ricordati come tali.»
– Angela Gossow (ex-Arch Enemy) per Blabbermouth

È della stessa idea la cantante che ha sostituito la Gossow negli Arch Enemy:

«Sono d’accordo sul fatto che sia assurdo classificare una categoria musicale come “female-fronted metal”, perché se guardi gli OTEP, o gli Epica, o gli Arch Enemy, noti che non abbiamo niente in comune. Lo stesso se guardi i Lacuna Coil, o gli Huntress, o qualsiasi altra band che vuoi metterci in mezzo. Sono tutti tipi differenti di metal. Che il genere del cantante sia lo stesso, non dice proprio niente sul sound della sua band.»
– Alissa White-Gluz (Arch Enemy) per Blabblermouth

See Also

Alyssa e Angela
Alyssa e Angela

Definire una band solo in base al sesso del cantante è controproducente: alcune band hanno una vocalist principale (che è effettivamente una donna) che nella quasi totalità dei pezzi è affiancata da una voce maschile. Come la vogliamo chiamare una band del genere? Female-fronted-band-with-the-bassist-that-often-sings-too?
E ancora, al giorno d’oggi le donne nelle band non fanno solo le cantanti: ci sono band con chitarriste, bassiste e batteriste, e ovviamente ci sono band totalmente al femminile. Davvero ci importa che chi canta sia una donna o meno? Scegliamo di farci piacere una band in base al sesso del cantante? Certo che no.

«Ormai non sorprende più che ci siano delle donne nel metal. Non sono nemmeno sempre le leader del gruppo. Ci sono donne batteriste e chitarriste, bassiste… Quindi… direi, piantiamola con questa cosa e chiamiamolo “symphonic metal”. Non ha importanza chi sta cantando.»
– Floor Jansen (in riferimento ai Nightwish)

Potremmo forse ipotizzare che il termine venga ancora usato per attrarre le ragazze e coinvolgerle in un mondo, quello del metal, in cui spesso la grande maggioranza dei fruitori rimane maschile.
Questo potrebbe essere parzialmente vero, ma – sinceramente e personalmente parlando – ascolto band con voci sia maschili che femminili, e non mi sento di simpatizzare di più per la mia band preferita solo perché in dieci anni ha cambiato tre cantanti tutte donne, piuttosto che per la band di aitanti svedesi biondi in pantaloni camo. E non mi sentirò mai in dovere di seguire una band con cantante donna in quanto donna a mia volta: se una band non mi piace, non mi piace, a prescindere dal genere della voce.

Si potrebbe anche pensare che l’utilizzo della locuzione sia dovuto a termini meno musicali e più “visivi”.
Ogni band ha infatti un proprio stile caratteristico anche per quanto riguarda l’immagine che dà di sé, che passa anche dai capi d’abbigliamento e dal make-up dei propri membri. Indubbiamente una figura femminile può fare la differenza sul vestiario, il trucco e l’immagine in generale, a maggior ragione se si tratta di una front-woman.
Tante delle cantanti sopra citate curano e studiano i loro outfit on-stage per meglio veicolare il messaggio della loro musica e sono forse più “libere” di sperimentare in tal senso. Ma è anche vero che anche le band al maschile sono libere di avere un proprio “marchio di fabbrica” visivo senza necessariamente ricorrere alla figura femminile. Non a caso una delle band più affascinanti degli ultimi anni, sotto questo punto di vista, sono, a mio avviso, i Ghost, una band maschile di cui nemmeno conosciamo il volto dei vari membri.

In conclusione, penso che il termine “female-fronted band” sia una sorta di parola ombrello di cui ci dovremmo davvero sbarazzare. È inutile, non categorizza nulla e non fa altro che aumentare la differenza uomo-donna in questo campo.
Dovrebbe parlare la musica, non il sesso del cantante, anche considerato che ormai le musiciste donne non fanno più scalpore: sono tante, sono brave e soprattutto non hanno bisogno di essere separate dagli uomini, anzi andrebbero trattate con uguale rispetto.

1a0mso

Associazione Bossy ® 2020
Via Melchiorre Gioia 82, 20125 Milano - P.IVA 10090350967
Privacy Policy - Cookie - Privacy Policy Shop - Condizioni di vendita