Articolo di Giulia Sosio
“Multidisciplinary feminist collective” non è il nome di un nuova tassa, non è una malattia sessualmente trasmissibile e non è un’accozzaglia di inglesismi. È una possibilità di aggregarsi e condividere arte, idee, punti di vista su femminismo, uguaglianza o semplicemente sulla vita. È come il collettivo COVEN BERLIN si definisce: una matrice assolutamente esportabile anche in Italia, dove di arte e di voglia di uguaglianza ce n’è tanta. Troppa.
Siete a Berlino quest’estate? Avete amic* che passeranno da queste parti prossimamente e a cui pensate possano interessare le proposte di questo collettivo? Condividete COVEN BERLIN in giro per il mondo. Prima però, leggete un po’ chi sono e cosa stanno combinando ultimamente.
2) Le presentazioni sono d’obbligo. Chi siete ragazze?
Siamo un collettivo femminista, ci definiamo “queer and sex-positive”. Organizziamo eventi a Berlino su arte, mondo queer e femminismo intersezionale. Tutti i nostri membri vengono da diverse parti del mondo e hanno diversi background, artistici e politici. Il centro dell’organizzazione sono Judy Miel, Louise (che è anche performance artist), Angie Kohon e io, Lu. Collaboriamo regolarmente con artisti berlinesi: il collettivo Female Trouble, gli artisti Goodyn Green, Sadie Lune, Fiona Thomann, Shelley Etkin, e Zinzi Buchanan, la “pornographer” Lo-Fi Cherry e la scrittrice Lucy K Shaw – solo per citarne alcuni. Abbiamo anche invitato dei personaggi che pur non vivendo qui a Berlino hanno voluto al progetto, come Kytten Japae e Shu-Lea – che è volata appositamente da Parigi per presentare il suo film I.K.U.
2) Come definireste il vostro stile?
Do It Yourself, siamo una community di base collaborativa. Abbiamo lavori a tempo pieno, come gli artisti che collaborano con noi, e per questo siamo aperti a sperimentare e giocare con l’arte senza costrizioni. La nostra prima esibizione si intitolava “feminist conqueerors: A PLAYGROUND”. Siamo riusciti ad essere spontanei e coinvolgere il pubblico con il concept, è stato fantastico.
3) Com´è cominciato il tutto?
COVEN BERLIN inizialmente era un magazine online femminista (non è mai stata realizzata un’edizione cartacea), ma lentamente ci siamo trasformati in un collettivo di artisti. Non so bene come sia successo, forse per via degli interessi dei nostri collaboratori o per nostre aspirazioni personali. Ci siamo orientati verso l´organizzare eventi, festival e esibizioni, tralasciando spontaneamente la scrittura. Il nostro format è flessibile, non abbiamo scadenze per articoli. Lavoriamo per topic periodici su cui concentriamo assieme le nostre energie e che esploriamo attraverso diversi media. Per esempio, il nostro topic “I’d rather be a goddess than a cyborg” ha avuto un´escalation con un festival di due settimane (qui le foto).
Inizialmente i nostri topic erano quadrimestrali, ora come ora siamo meno rigidi sulle tempistiche. Il tutto viene visto di piu´come una fonte di ispirazione che un elemento fisso su cui lavorare, ecco perché il nostro sito non segue una linea precisa. Ora come ora, il nostro topic è ”LABOR OR LABOR” e, insieme ad altri progetti, stiamo lavorando a un videodocumentario sulla vita di una donna berlinese: attivista queer, sex worker e mamma. Scriviamo ancora, ogni tanto, perché il sito è comunque un ottimo strumento di comunicazione. Personalmente mi considero una scrittrice e mi piace questo media, anche se non siamo un magazine periodico.
4) Qual è l’obiettivo del vostro collettivo?
COVEN BERLIN vuole creare una sfera positive e aperta in cui de-costruire strutture sociali ormai date per assodate, sia nella sfera sessuale e sia sul gender. Vuole trasmettere un messaggio positivo sul nostro corpo e la nostra fisicità e tematiche sociali come l’immigrazione, il razzismo e il tema gender. Vuole combattere contro costrizioni mentali e stereotipi che limitano la nostra espressività e sessualità.
5) Le categorie sul vostro sito hanno nomi d´impatto: bile, sangue, latte, sudore, lacrime. Perché?
È solo un modo per scherzare con la nostra fisicità. I corpi non cis-gender e i corpi femminili sono da sempre ‘appartenuti’ a qualcuno: ora è il momento di sperimentare, riscoprire ed esaltare il corpo.
6) Descrivereste Berlino come un ‘paradiso queer’?
Penso dipenda molto dal tuo punto di vista personale. È ovvio, per chi viene da fuori Belino può sembrare un paradiso queer, non penso però che sia così per chiunque altro. È vero, il Nord Europa e in particolare Berlino sono una realtà piuttosto liberale, ma l’omofobia è ancora presente. Voglio dire, in Germania i matrimoni gay non sono ancora stati liberalizzati. Il paradiso queer non esiste a livello istituzionale, c´è solo a livello sociale. In più, chiunque non sia gender-conforming vive ancora situazioni complicate, quotidianamente.
7) Tre parole per descrivere il femminismo.
Intersezionale, queer e sex-positive.
8) Tre parole per descrivere Berlino.
Ispirata, selvaggia e in evoluzione costante.
9) Progetti futuri?
Stiamo lavorando a un evento – pensiamo di realizzarlo quest´estate, a fine luglio. Ci saranno performance pazzesche, musica e rituali notturni. Non dovete perderlo! Ad ogni modo, potete controllare la nostra pagina facebook e restare aggiornati su prossimi eventi, sia nostri che di altri collettivi.
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Per realizare progetti interessanti e originali non sempre servono tante banconote e microfoni. COVEN BERLIN, come Bossy, ne sono un chiaro esempio. I loro articoli, per chi era già in ansia da tedesco, sono in inglese e tanto interessanti quanto mai scontati.