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FREEHELD – L’abbiamo visto in anteprima. Ecco cosa ne pensiamo.
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FREEHELD – L’abbiamo visto in anteprima. Ecco cosa ne pensiamo.

“Sono il detective Laurel Hester, lavoro per il Dipartimento di Polizia da 23 anni. Mi hanno appena diagnosticato un tumore ai polmoni al quarto stadio. Quando i miei colleghi eterosessuali muoiono, la loro pensione viene trasferita al coniuge; ma poiché la mia compagna è donna, io non ho questo diritto. In tutta la mia carriera non ho mai chiesto favoritismi: quello che sto chiedendo è uguaglianza.”

Queste sono le parole di Laurel Hester (interpretata da una splendida Julianne Moore), pluripremiata detective dello stato del New Jersey che, dopo aver scoperto di essere una malata terminale a causa del cancro, affronta i funzionari della Contea di Ocean County (detti Freeholders), chiedendo loro di modificare il decreto sulle coppie di modo che la compagna, Stacie Andree (interpretata da Ellen Page), possa beneficiare degli stessi diritti civili di cui i dipendenti statali eterosessuali godono.

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La storia del loro amore e della loro (che poi è anche nostra) battaglia per raggiungere una piena uguaglianza ha realmente avuto luogo non più di dieci anni fa, nel 2005.

Come molte altre storie d’amore, anche quella di Laure e Stacie è iniziata quasi per caso, con occhiatine curiose, sorrisini imbarazzati e frasi senza senso pronunciate nel disperato tentativo di far colpo sull’altra persona. Ciò che però complica le cose fra le due donne è la segretezza che la loro relazione comporta, in parte dovuta al clima non esattamente disteso nei confronti degli omosessuali presente nel dipartimento di Laurel, in parte dovuta ai vari commenti del calibro di ‘Uuuuh, due leeeesbiche’, pronunciati da malintenzionati vari per strada.

L’amore di Stacie e Laurel, tuttavia, non cessa di crescere, ma anzi porta le due donne a decidere di andare a convivere.

Freeheld segue però pari passo non solo la storia d’amore di Laurel e Stacie, ma anche tutte le difficoltà che qualsiasi membro della comunità LGBT  affronta nel quotidiano, da un semplice andare in giro mano per mano con il proprio partner ad aver paura di essere scoperti.

Seguendo un bilanciato filone composto da lacrime e sorrisi, ecco le 6 fasi e tematiche principali di cui è composto il film.

Casa, Cane e Compagna.

Nonostante il crescendo di atti omofobi ai quali le protagoniste sono esposte, che quasi distolgono (volutamente) l’attenzione dal sentimento che provano, Laurel e Stacie non fanno segreto di quale sia il loro sogno nel cassetto, che include un cagnolone simpatico, una casa con un giardino e una compagna da amare.

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In questo idillio Stacie riesce anche a trovare un lavoro come meccanico, nonostante le prime reticenze espresse da quello che presto diverrà il suo futuro (ma sempre più tollerante) capo.

‘A noi serve un vero meccanico’
‘Certo, e io sono un vero meccanico’

Il tema della parità dei diritti è infatti rappresentato a 360° in Freeheld, e tocca non solo la comunità LGBT ma anche il mondo delle donne che, allora come adesso, è spesso bersagliato da una costante misoginia.

Coinquiline.

Nonostante le giornate passino felici e perlopiù spensierate per le due compagne, la nuvola del pregiudizio presto oscura la loro casa, portando Laurel a definire come coinquilina, e non compagna, l’amata Stacie davanti al collega Dane Wells.

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Ora, non so voi, ma essere definita come ‘coinquilina’ e non come ‘compagna’ davanti a un estraneo (che ha anche l’aggravante di essere cotto della persona con cui si dividono gioie e dolori), penso possa far uscire fuori di testa chiunque. Freeheld ci ricorda che, probabilmente in questo esatto momento, ci sono almeno n persone al mondo che passano come coinquilin*, anziché compagn*, pena il rischio di essere licenziate, picchiate, sbattute fuori di casa, stuprate, uccise.

Ma è proprio allora che qualcosa cambia in Laurel: la detective inizia infatti a puntare i piedi. Qualcosa cambia, dunque, ed è un qualcosa che le fa capire che non ci sia assolutamente nulla di sbagliato in lei. E così arriva uno dei suoi più sentiti e allo stesso tempo temuti coming out.

Coming out.

Fare coming out non dovrebbe spaventare così tanto. Soprattutto se, dall’altra parte, ad accogliere tale dichiarazione ci sono persone che dicono di amarti incondizionatamente. Il coming out di Laurel, così come quello di un altro personaggio del film, mette a nudo la vera faccia di alcuni di questi cosiddetti affetti incondizionati, mostrando, in realtà, quanto l’animo umano sia incline ad anteporre visioni basate su pregiudizi inesistenti anziché a cercare di guardare alla realtà per quello che è (semplice, perlopiù).

In questo senso Freeheld affronta anche la tematica dell’ autoaccettazione, ricordandoci che per essere attivisti dei diritti umani bisogna prima accettarsi per quello che si è: umani, qualsiasi sia la nostra religione, estrazione sociale, orientamento sessuale e identità di genere.

Cancro.

E poi arriva lui, inesorabile, non guarda in faccia nessuno, nemmeno chi si ama: il cancro. Inizia tutto con un piccolo dolorino, una visita dal medico e una realizzazione che paralizza non solo te ma anche chi ti sta vicino.

Quello che succede poi, inizialmente, è comune a molte coppie: chi è malato viene curato da chi non lo è. A questo punto del film, però, diventa subito evidente quanto questa basilare e scontata nozione sia intralciata dalla società nel caso in cui chi è malato è anche amato e curato da una persona del suo stesso sesso.

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La semplicità di come è iniziato l’amore fra Laurel e Stacie rende ancora più straziante il destino al quale la coppia andrà incontro.

Qui il cancro può inoltre anche essere inteso come quel male che indebolisce la società, assopendone il raziocinio. Questo cancro comprende intolleranza, sessismo e omofobia, ma per fortuna la società di Laurel riuscirà a guarirne.

Capelli e Codardia.

Cosa c’è di più ironico di un’assemblea che, poco prima di negarti un diritto, ti assicura di averti nelle sue preghiere?

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Nello stesso istante in cui Stacie rasa a zero Laurel, che dopo una doccia si è trovata con una grossa quantità di capelli in mano per via della chemioterapia, a una delle assemblee dei freeholder (che si tiene ogni 15 giorni), a quella stessa Laurel vengono negati tutti i diritti che le spettano.

Acutamente e anche ironicamente, il film pone un doveroso accento su ciò che da sempre ha legato le convinzioni religiose alla politica, mostrando quanto esse stesse siano in realtà snaturate della loro essenza da parte di chi le pratica. Durante le numerose arringhe organizzate da esterni a favore del caso di Laurel, si alternano le affermazioni anacronistiche e ipocrite dei freeholder (‘se passano i matrimoni gay come lo affronto con i miei amici’), ai veri messaggi d’amore da parte di pastori, preti e rabbini che, invece, sostengono fieramente il principio di uguaglianza.

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Queste arringhe ci ricordano però che i pregiudizi però sono spesso a doppio senso: così come i freeholder li hanno nei confronti dell’omosessualità, anche Stacie si dimostra da sempre pessimista nei loro confronti, ed è convinta che nulla possa mai cambiare. Il film ci mostra che, con coraggio, pazienza e perseveranza, spesso basta imparare a parlare lo stesso linguaggio per cercare di distendere gli animi.

Coraggio.

É una storia vera. Questo vuol dire che, nel 2005, una donna malata terminale di cancro ha passato gli ultimi momenti della sua vita a combattere per provare a cambiare le cose.

Con lei, fra colleghi, amici e affetti più cari, si è mossa un’intera generazione di persone che, volente o nolente, ha guardato all’omosessualità attraverso gli occhi assopiti di chi è stato cresciuto fin dalla nascita all’insegna dei pregiudizi.

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Tutti, compresi i colleghi di polizia che hanno paura di ‘passare’ come omosessuali’ nell’esatto istante in cui avvalorano la causa di Laurel (che più che una ‘causa omosessuale’ è una causa umana), si liberano dai preconcetti e combattono con e per lei.

Freeheld racconta il coraggio di un’intera società che cerca di rimediare (non senza fatica e intoppi) ai propri errori, anche se forse è ancora inconsapevole di star migliorando non solo la qualità di vita di una minoranza ma anche quella dell’umanità intera.

L’onda del coraggio investirà anche Stacie, che per la prima volta in tutti quei mesi di battaglie si alzerà, avvicinandosi al microfono, per esprime con semplicità ciò che dovrebbe spettarle di diritto:

“Siamo persone comuni, con una casa e un cane. […] Casa nostra non è una reggia, ma è messa su con amore e mi piacerebbe rimanere lì per ricordare come ci siamo amate”.

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Freeheld sarà nelle sale a partire dal 5 novembre, ringraziamo l’agenzia di comunicazione QuattroZeroQuattro per questa opportunità!

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