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Genitorialità: è ora di (non) parlarne
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Genitorialità: è ora di (non) parlarne

Diventare genitori per moltissime persone rappresenta il coronamento di un sogno e costituisce uno dei momenti più significativi della loro esistenza. Per altre invece lo sarebbe ma non può esserlo, per altre ancora non lo è affatto. È importante prendere coscienza di questa diversità nelle aspettative e nei desideri, non esprimere giudizi e non ritenere che i nostri obiettivi siano universalmente condivisi, ma piuttosto imparare a manifestare empatia, perché i nostri commenti possono provocare disagio, frustrazione e dolore nelle altre persone. In generale, non è facile sospendere il nostro giudizio e spesso ci feriamo reciprocamente senza nemmeno volerlo: nel caso della genitorialità, questo accade con ulteriore maggiore frequenza dato che per secoli essere madri e padri era non solo l’unica opzione possibile ma anche quella reputata più giusta, naturale, normale.

I corpi non sono tutti uguali

Ci sono corpi che non possono concepire o dare alla luce una vita. La sterilità maschile e femminile può verificarsi per numerosi fattori e colpire individui molto diversi tra loro che, nella maggior parte dei casi, non presentano alcun segno evidente della loro condizione. Esiste poi anche l’infertilità di coppia, risultato di una combinazione di fattori (perfino sconosciuti) che causano nella coppia l’impossibilità di concepimento: può essere primaria, in assenza di precedenti concepimenti, o secondaria quando sopraggiunge dopo gravidanze pregresse. Non mancano nemmeno i casi di donne che, dopo concepimenti andati a buon fine, non riescono a portare a termine la gravidanza, incorrendo in aborti spontanei. Oppure ci sono le coppie in cui un membro (o entrambi) è una persona transgender sterile, o magari è reduce da terapie oncologiche che ne hanno provocato la sterilità, o che in seguito a vari tentativi non andati a buon fine sta sperimentando con terapie mirate e che ancora non conosce gli esiti del percorso. Non sempre, dunque, davanti a noi abbiamo persone (o coppie) che possono o vogliono concepire. Teniamolo a mente.

Le condizioni non sono tutte uguali

Non è detto poi che, al netto della possibilità biologica di mettere al mondo unə bambinə, ci siano le condizioni effettive per poterlə accogliere e crescere. Molte persone si ritrovano a rinunciare, a malincuore e non sempre in maniera pacifica, al desiderio di diventare genitori. Numerose coppie non fanno figliə perché non possono permetterselo: alcune persone non hanno i mezzi, le risorse, le opportunità per diventare genitori. Ci sono coppie senza casa o che vivono a distanza, che hanno perso il lavoro o che sono costrette a impieghi plurimi, o magari completamente assorbite dalla cura deə propriə carə.

In altre parole, non si può dare per scontato che “allargare la famiglia” sia valido per tuttə e crederlo è un approccio classista alla realtà.

Le relazioni non sono tutte uguali

Chiedere a una coppia quando ha intenzione di mettere al mondo unə bambinə significa poi metterla davanti a una riflessione obbligata che forse non era ancora pronta ad affrontare o che semplicemente avrebbe voluto esaminare in altre circostanze, magari nell’intimità di un discorso privato. Il fatto che per noi sia passato un tempo ragionevole per poter valutare la cosa non è sufficiente a giustificare una simile ingerenza nell’esistenza delle altre persone.

Ci sono coppie che discutono sull’avere figliə o meno, coppie che non hanno ancora trovato la loro direzione, che non sono convinte, che hanno cambiato opinione, che sono spaventate all’idea. E poi ci sono relazioni che non rientrano negli standard previsti dall’eteronormatività e che, a partire dalle poche informazioni che abbiamo, noi siamo indotti a dare per scontati: come ad esempio che ad amarsi siano in due e che ci sia attrazione sessuale reciproca.

I desideri non sono tutti uguali

Ammettiamo pure di avere la certezza che le persone davanti a noi abbiano le possibilità fisiche ed economiche per poter diventare genitori: chi ci dice che lo vogliano davvero? Come i singoli esseri umani, anche le coppie sono complete da sé. Malgrado la nostra ferma convinzione che mettere al mondo unə bambinə sia una forma di realizzazione della persona, dobbiamo sempre avere rispetto dell’opinione altrui e accettare l’idea che esistono infiniti modi di fiorire, anche all’interno di relazioni più vicine a un ideale eteronormato e magari più simili a quella che stiamo vivendo noi.

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Diventare genitori dovrebbe essere una libera scelta, l’espressione diretta della propria volontà. Tentare di omologare la volontà altrui alla nostra, di convincerla a desiderare i nostri stessi obiettivi esistenziali, di piegarla alla nostre credenze e ai nostri sistemi di valori è un’imposizione. Farlo con insistenza, poi, diventa addirittura una forma di violenza.

Non sappiamo mai chi abbiamo davanti, quale vissuto porta con sé, cosa ha affrontato e quale futuro ha da vivere. E, anche se per assurdo lo sapessimo, non dovremmo comunque avere la presunzione di sostituirci a questa persona.

Ascoltare invece di chiedere, chiedere invece di fare

Magari siamo di fronte a una persona survivor reduce da un aborto o a una coppia che ha deciso di adottare unə o più bambinə invece di concepirlə; forse la persona con cui parliamo ha appena scoperto di essere sterile o ancora non sa di essere incinta. Porre certe domande, che a noi possono addirittura sembrare del tutto normali, può invece destabilizzare o violare un’intimità di cui non facciamo parte. Non abbiamo alcun diritto di chiedere a una coppia quando si deciderà a fare unə bambinə o quando ha intenzione di farne altrə, così come non è opportuno chiedere a una donna se è incinta, neppure se ne abbiamo la certezza perché ce lo hanno riferito “fonti attendibili” o se la sua pancia non dà adito a dubbi: magari non ne vuole parlare, magari la situazione è particolarmente delicata e non sta a noi saperne di più. Per le stesse ragioni, insistere su questioni private come il sesso delə nasciturə o sommergere prematuramente i futuri genitori di regali per il bambinə in arrivo, non è sempre la scelta migliore, anzi. Sapremo quello che loro vorranno condividere con noi, quando ce lo diranno in prima persona. Faremo ciò che loro avranno piacere che noi facciamo, non appena esprimeranno il loro volere. Prima di quel momento, seppur mossə dai più alti propositi, dobbiamo limitarci ad aspettare e ad ascoltare.

Perché la genitorialità, che sia attuale o futura, effettiva o eventuale, è innanzitutto un momento di intimità che è doveroso rispettare.

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