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Giornata del fiocchetto lilla: cosa dobbiamo cambiare per combattere i disturbi alimentari

Giornata del fiocchetto lilla: cosa dobbiamo cambiare per combattere i disturbi alimentari

Articolo di Benedetta Geddo

Il 15 marzo è la Giornata nazionale del fiocchetto lilla, il simbolo della lotta contro i disturbi dell’alimentazione e della nutrizione. In una pagina dedicata alla giornata, ricca di link utili per informarsi e chiedere aiuto, il Ministero della Salute scrive che i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione “si manifestano più spesso tra i quindici e i diciannove anni, ma l’età di esordio si abbassa sempre di più” e che “colpiscono soprattutto le donne, ma crescono i casi tra ragazzi”.

I disturbi alimentari, di cui i più conosciuti sono anoressia e bulimia, sono un problema serio e come tale devono essere affrontati: una cosa che in effetti si sta facendo, grazie appunto a iniziative come la Giornata nazionale del fiocchetto lilla. Sulla carta più o meno tutt* hanno chiaro il fatto che non ci sia niente da festeggiare in un disturbo alimentare e che le conseguenze possono essere gravi, spesso gravissime, a volte persino mortali. Sulla carta, appunto. Perché in pratica non è sempre così: si dice una cosa, ma poi le azioni ne urlano un’altra diametralmente opposta, e magari non ce ne rendiamo neanche conto. Condanniamo l’esistenza di certi disturbi alimentari ma ne apprezziamo gli effetti. Per quanto non si vorrebbero mai vedere, perché appunto sulla carta siamo tutt* consapevoli di quanto pericolosi siano, i casi in cui in realtà li si esalta sono più frequenti di quanto si possa pensare.

Lo strato più “superficiale” (nel senso di più palese e visibile, non di meno grave) di questa esaltazione sono i post e i blog “pro ana” e “pro mia”, sui quali sono stati scritti innumerevoli articoli e spese tantissime parole. Sono spazi online pericolosi, che esaltano anoressia e bulimia e che si rivolgono a un pubblico giovanissimo e spesso più facilmente influenzabile. Per una ragazzina o un ragazzino vittima di bullismo per il suo aspetto fisico, un suggerimento sui dieci migliori modi per far credere agli altri che stai mangiando quando invece non è vero e la vita sociale che si capovolge completamente può sembrare davvero la soluzione – e lo so per esperienza personale.

I blog “pro ana” e “pro mia” però sono la punta dell’iceberg. Sono dannosi ma sono facili da individuare, perché non fanno mistero del loro contenuto, ma anzi lo esaltano senza troppi giri di parole. I messaggi mandati dai post di cert* Instagram model che promuovono i tè dimagranti o i digiuni fai-da-te o i vari “juice cleanse” che vanno tanto di moda oltreoceano e non solo non sono invece così evidenti, e proprio per questo il pericolo è più subdolo: la parvenza di realismo dei social media è facile da sfruttare per passare il messaggio che bisogna dimagrire a ogni costo. D’altro canto, dentro e fuori dai social, perdere peso genera complimenti. Non importa che dietro un eventuale dimagrimento ci sia una dieta da fame, un problema psicologico, un disturbo, una malattia: più l’apparenza esteriore è magra e conforme ai canoni di bellezza occidentali meglio è. È una mentalità, questa, che è tutta intorno a noi e la pressione è talmente schiacciante e accerchiante che si può finire per pensare che “alla fine cosa saranno mai due giorni di digiuno”. E da lì la caduta è libera.

La conseguenza di questo modo di pensare che impregna tutta la nostra società (e quindi anche noi) è un rapporto col cibo incredibilmente sfalsato. C’è una relazione di odio/amore in atto e tutta una serie di regole non scritte ma ferree che influenzano soprattutto le donne, perché come dice il Ministero della Salute “tutti i disturbi dell’alimentazione sono più frequenti nella popolazione femminile che in quella maschile: negli studi condotti su popolazioni cliniche, gli uomini rappresentano il 5-10% di tutti i casi di anoressia nervosa, il 10-15% dei casi di bulimia nervosa”.

E allora succede che il cibo bisogna postarlo su Instagram, ma sempre con didascalie che abbiano un bel po’ di autodeprecazione, perché alla fine mangiare è una colpa e bisogna far sapere agli altri che ne siamo consapevoli ma “che ci possiamo fare, è uno strappo alla regola”. Certe pubblicità e certi film mostrano donne che, intente nell’atto di mangiare, stanno facendo qualcosa di provocante e sensuale piuttosto che ingerire l’energia di cui il loro corpo ha bisogno. E poi c’è il modo in cui si parla di cibo con le altre persone, che si complica se sei una persona grassa come spiega perfettamente la protagonista della serie TV inglese My Mad Fat Diary.

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“Beh, perché se mangio cibo poco sano allora gli altri penseranno ‘Oh, guarda quella grassona. Ecco come ha fatto a finire così’. E se invece mangio cibo sano, allora penseranno ‘Ma chi credi di ingannare tesoro? Non sei finita così mangiando insalate’.”

Un rapporto col cibo così pieno di contraddizioni ed estremi, unito a una società che vede il dimagrimento a ogni costo come obiettivo primario a cui tutti dovrebbero aspirare, è indubbiamente tra le cause dei disturbi alimentari. Se si smettesse di considerare il peso come unico metro con il quale giudicare una persona, allora probabilmente quella pressione schiacciante allenterebbe un po’ la morsa, e comportamenti che portano dritti a cadere nell’area dei disturbi alimentari inizierebbero a essere considerati nocivi.

Le cose però stanno già iniziando a cambiare, grazie anche al lavoro instancabile di attivist* che nella body positivity si impegnano davvero (invece di usarla come semplice specchietto per le allodole per vendere cose che di body positive non hanno un bel niente). Finché però non saranno cambiate del tutto, è importante che ci siano giornate come quella del fiocchetto lilla, che ci ricordano quali sono le conseguenze di strutture mentali talmente scolpite nella nostra visione comune da non renderci neanche conto che le stiamo mettendo in atto.

Immagine di copertina: Sara Wong per NPR
Immagini: Stephanie Jiang per The Queen’s Journal, Pinterest
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  • mangiare può essere anche un atto sensuale e non è sbagliato che un film lo riprenda in questo modo. Dimagrire non è un obbligo, chi è oneso farebbe bene a dimagrire in maniera sana per la sua salute. non c’è nessuna norma estetica, ci sono corpi maschili e femminili (per natura snelli non ossuti, o formosi arminici non obesi) fisicamente più belli di altri, accettiamolo serenamente. e i disturbi alimentari non derivano da questo

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