Si ringrazia per la traduzione e per aver reso possibile l’intervista Arianna Bertolotti
Non tutti i volti di una città sono immediatamente riconoscibili e comprensibili, soprattutto quelli di una realtà cosmopolita e ricca di attrattive come Bruxelles. C’è un anima viva e vibrante che opera fra gli edifici storici e i tanti musei, fra gli scorci caratteristici e la tazze di cioccolata: è l’anima delle comunità che la vivono e dei collettivi che la rinnovano ogni giorno. In questo contesto di valorizzazione e scoperta del “cuore” della città si inserisce Girls Heart Brussels, una manifestazione della durata di tre giorni che si tiene due volte l’anno nella capitale belga e permette ai partecipanti di esplorare il lato queer della città, concentrandosi sulle sue iniziative lesbiche e femministe. Film, visite guidate, aperitivi, mostre…sono moltissime le attività che vengono proposte durante le tre giornate, e tutte sono pensate per far conoscere l’aspetto più inclusivo di Bruxelles, con un punto di vista femminile. Un aspetto fondamentale è dato proprio dalle strette collaborazioni con le tante realtà queer già presenti sul territorio, che sono in grado di offrire molteplici stimoli culturali connessi alla dimensione artistica di Bruxelles, che è legata a doppio filo all’anima queer della capitale. Il giusto connubio fra divertimento e cultura, party e arte, con una prospettiva diversa. A un giorno dall’inizio di una nuova manifestazione (il prossimo Girls Heart Brussels inizierà infatti il 15 novembre) abbiamo avuto la possibilità di parlare con Jessica Gysel, ideatrice del progetto, per farle alcune domande.
Parlaci di Girls Heart Brussels, in qualità di fondatrice. Come è nata la manifestazione e cosa volete trasmettere al pubblico?
Il progetto è iniziato nel 2014 su richiesta di Visit Brussels (l’agenzia per il turismo di Bruxelles), in quel periodo attivamente impegnata a promuovere tutti i tipi di eventi gay nella capitale. Visit Brussels sentiva che la componente femminile, queer, POC (people of color) della città non fosse sufficientemente rappresentata. Girls Heart Brussels nasce quindi con l’intento di comunicare la vibrante scena lesbica, femminista e queer, che necessita di maggior visibilità e riconoscimento!

Le persone che partecipano alla vostra iniziativa fanno parte del mondo queer e femminista che raccontate o c’è anche chi sfrutta quest’occasione per conoscere una realtà diversa dalla propria?
Penso entrambe.
Credi che eventi come questo siano una buona opportunità per avvicinare e creare una cultura della comprensione su tematiche che non fanno parte del quotidiano di molti e molte (e che forse proprio per questo a volte non capiscono o male interpretano)?
Penso che il nostro progetto rappresenti in questo senso l’occasione perfetta. Differenziandosi dai convenzionali weekend organizzati e dai ‘pacchetti vacanza’ in hotel, Girls Heart Brussels offre una comprensione autentica della scena locale e della città, mostrandola attraverso gli occhi di coloro che rendono possibile la sua espressione queer. La nostra programmazione include, ad esempio, un herstory tour femminista e lesbico che guarda all’affascinante passato queer e militante di Bruxelles; incontri con i rappresentanti della scena locale; visite alle iniziative queer della capitale e molto altro.
Parlando della città, cosa significa davvero visitarla con una prospettiva “femminile, trans, queer e non binaria”? Cosa ci può insegnare e come può arricchire la conoscenza di una capitale come Bruxelles? Quanto le iniziative lesbiche e femministe sono radicate nel tessuto cittadino e perché, a volte, si dà così poco spazio e pubblicità a queste narrazioni? Il vostro rapporto con le Istituzioni è positivo o avete riscontrato difficoltà nell’organizzazione?
Si tratta sicuramente di una strada difficile da percorrere. Come ho già accennato, alcuni dei partecipanti si aspettano un’esperienza più consueta, che ruoti attorno ai party e alla possibilità di rimorchiare. Sebbene sia importante aggiungere un pizzico di tutto ciò alla programmazione, vogliamo dare allo stesso tempo la possibilità ai presenti di scoprire qualcosa di diverso, magari al di fuori della loro comfort-zone. D’altro canto, alcune delle comunità presenti a Bruxelles si dimostrano scettiche nei confronti degli approcci turistici e noi dobbiamo rispettare anche questo.
Durante la manifestazione proponete la visione di molte pellicole del ‘Pink Screen Film Festival‘ (festival del cinema queer di Bruxelles); quanto è importante la rappresentazione della realtà femminile e femminista/lesbica/trans/queer sullo schermo? Credete si possa fare di più, ci si debba muovere in una direzione più inclusiva e più celebrativa anche nell’industria cinematografica ‘blockbuster’?
È importantissimo! Personalmente mettiamo in risalto i film più spiccatamente queer, indie, underground, dal momento che queste pellicole presentano sempre una sorta di comunità, e tentiamo di sviluppare ulteriormente questo concetto. In passato abbiamo invitato vari ospiti a presentare i film o pianificato un aperitivo prima dell’evento o un party a seguire, con lo scopo riunire persone queer e creare una comunità.
Organizzando ‘Girls Heart Brussels’ in concomitanza con ‘Art Brussels‘ (manifestazione artistica d’eccellenza nel panorama europeo), avete la possibilità di presentare il circuito dell’arte più conosciuto e quello più underground, specialmente legato alla prospettiva femminile. Quanto l’arte può essere un mezzo per rappresentare la realtà femminista e quanto ci racconta di questa ottica? Cosa rappresenta l’arte per voi e cosa sperate di suscitare in chi fruisce delle opere?
Il procedimento in questo caso è praticamente lo stesso che utilizziamo per i film. Scegliamo di dare rilievo ai progetti spiccatamente queer, senza per questo rinunciare a vedere le fiere d’arte ‘ufficiali’ ed effettuare al loro interno una selezione di opere prodotte da donne, che viene visitata in gruppo con una guida. In questo modo, i percorsi artistici proposti diventano più accessibili a una parte del nostro pubblico, e manteniamo comunque abbastanza progetti collaterali in grado di soddisfare i partecipanti più ‘radicali’.
Avete mai pensato di ‘esportare’ anche fuori da Bruxelles questo modo unico e inimitabile di vivere una città?
Ci è stato chiesto e al momento stiamo formulando delle ipotesi in questa direzione. Stiamo anche lavorando per rendere più visibile la vivace scena queer, femminista e lesbica di Bruxelles al di là di Girls Heart Brussels. Stay tuned!