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I 10 movimenti femministi rivoluzionari del decennio (con una sorpresa per voi)
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I 10 movimenti femministi rivoluzionari del decennio (con una sorpresa per voi)

Per quanto ancora possa suonare strano, il 2020 è arrivato e ha portato con sé un alone di magia, di voglia di futuro e di cambiamenti che spaventano ed elettrizzano al tempo stesso. Ma se una nuova decade è appena cominciata, un’altra si è appena conclusa – e non possiamo certo dire che non sia stata anch’essa degna di nota. Voltandoci indietro, ci accorgiamo di quanti passi avanti sono stati fatti, di quanto le nostre vite individuali e collettive siano cambiate, di come la percezione della realtà si sia trasformata. Di come oggi guardiamo a certi fenomeni in modo completamente diverso. E, come delle fratture che partono da prese di coscienza, a segnare il cambiamento sono stati soprattutto i movimenti di massa che hanno stravolto il mondo che conoscevamo.

Così, per celebrare la fine degli anni Dieci del Duemila e trovare il coraggio per nuove visioni, abbiamo selezionato i dieci movimenti femministi rivoluzionari che hanno contraddistinto il decennio appena concluso, li abbiamo illustrati e ne abbiamo creato delle cartoline: da leggere, appendere, sfogliare, guardare e riguardare e da cui farsi ispirare ogni giorno. Da oggi, infatti, sullo shop di Bossy è possibile acquistare i pacchetti con le 10 cartoline illustrate da @blanche.psd dei 10 movimenti femministi rivoluzionari del decennio. Ma quali sono i movimenti che abbiamo scelto? Scopriamolo insieme!

Free The Nipple

Perché i capezzoli femminili fanno così paura, al punto da essere censurati in quanto fonte di scandalo? È quello che si è chiesta la regista Lina Esco nel 2012, quando ha deciso di girare un documentario nel quale correva fra le strade di New York a seni scoperti. I trailer del suo progetto portavano l’hashtag #FreeTheNipple, ma non sono stati apprezzati da Facebook che nel 2013 ha rimosso le immagini per violazione degli standard della community. Eppure questo non accade per i capezzoli maschili, che possono essere esposti con assoluta disinvoltura e non sono oggetto di sessualizzazione continua. Il dibattito ha trovato valide alleate in artiste come Miley Cyrus, Lena Dunham e Rihanna, che hanno postato foto in topless usando l’hashtag, e in moltissime utenti che si sono unite alla protesta.

#blacklivesmatter

#blacklivesmatter è il movimento politico e ideologico che lotta contro il razzismo e la violenza istituzionalizzata nei confronti delle persone nere. Creato dalle attiviste Alicia Garza, Patrisse Cullors e Opal Tometi e oggi articolato in oltre 40 diramazioni, #blacklivesmatter è nato come reazione all’assoluzione di George Zimmerman, il vigilante che ha ucciso il diciassettenne nero Trayvon Martin. Da hashtag usato sui social per comunicare rabbia e dolore a supporto concreto alle comunità, oggi #blacklivesmatter è un movimento intersezionale, attento all’inclusione di tutte le identità presenti nelle comunità afroamericane e in particolar modo a quelle più discriminate come le donne transgender nere.

Combattenti curde

Il ruolo delle combattenti curde nella lotta all’ISIS in Siria, Iraq e Turchia dal 2014 è stato di fondamentale protagonismo. Le YPJ sono le Unità di Protezione del Popolo curde formate interamente da donne e le storie sulle loro gesta ed eroismo hanno fatto il giro del mondo. Il cambiamento culturale e sociale al quale hanno dato vita ha creato nuove dinamiche in contesti inclusivi e paritari basati sulla centralità femminile nella politica. Le combattenti curde portano avanti una rivoluzione che parla a tutti noi e continuano a difendere strenuamente la propria terra e i propri ideali nella regione autonoma del Rojava, nel Kurdistan siriano, che proprio in questi mesi è al centro di una guerra spietata. La loro voce è quella di un futuro femminista e profondamente umano.

Equal Play Equal Pay

Più forti, più brave, più amate: le calciatrici americane raggiungono molti più traguardi e successi dei loro colleghi uomini, ma vengono comunque pagate meno. Come reazione a questo stato di cose, nel 2014 l’allora portiera della Nazionale americana Hope Solo ha convinto le colleghe a rivolgersi a un avvocato per chiedere un contratto migliore. In quel momento è iniziata una battaglia che dura ancora oggi tra le calciatrici americane e un trattamento impari, discriminante e retrogrado deciso dall’alto. E pensare che le giocatrici non chiedono niente di più di ciò che è loro dovuto: “Equal Play Equal Pay”, appunto, come dice lo slogan della loro battaglia.

Ni Una Menos

La poetessa messicana Susana Chávez scriveva, a proposito dei femminicidi nel suo Paese, “Ni una mujer menos, ni una muerta más” (Non una donna in meno, né una morta in più). È a partire da queste parole che, nel 2015, nasce in Argentina uno dei più grandi movimenti femministi globali di sempre. Lo slogan “Ni Una Menos” viene usato dalle attiviste argentine per protestare contro l’ondata di femminicidi in Sud America, ma ben presto diventa un grido che raggiunge ogni angolo della Terra. Ni Una Menos è oggi un movimento femminista della quarta ondata che non chiede solo sicurezza per le donne, ma anche il rispetto di tutti i diritti e la parità fra i sessi.

Women’s March

Subito dopo l’insediamento del Presidente americano Donald Trump, nel gennaio 2017, viene organizzata una grande marcia per mandare un forte messaggio al nuovo Governo. È la “Women’s March on Washington”, la marcia delle donne su Washington. La partecipazione è immensa, cinquecentomila persone nelle strade della Capitale statunitense e centinaia di cortei in tutto il mondo. Fra le speaker e le partecipanti di Washington molte voci di spicco come America Ferrera, Scarlett Johansson, Madonna, Ellen Page e Emma Watson. La rivendicazione corale è tanto semplice quanto necessaria: i diritti delle donne sono diritti umani. Da quella marcia nasce un movimento, che vuole la creazione di una società non oppressiva, intersezionale, che rispetti l’autodeterminazione e la dignità di ogni individuo.

#MeToo

È forse tra i movimenti più rivoluzionari e conosciuti del decennio, e a ragione. Il movimento #MeToo, nato in seguito all’ondata di accuse di molestie e violenze rivolte al produttore cinematografico Harvey Weinstein, ha infatti saputo svelare un sottobosco di dolore e umiliazione e ha ridiscusso i termini con cui si è sempre parlato di molestie. In poche ore, l’hashtag #metoo lanciato dall’attrice Alyssa Milano su Twitter, è stato utilizzato da mezzo milione di utenti per raccontare le proprie esperienze di violenze, molestie e abusi.

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TIME’S UP

Un budget iniziale di 13 milioni di dollari, un gruppo di esperti a supporto, una lettera pubblicata sul New York Times firmata da oltre 300 celebrità, e un invito ai partecipanti ai Golden Globes 2018 a vestirsi di nero come gesto simbolico. Così nasce TIME’S UP, l’associazione impegnata nel sostegno delle donne che vogliono denunciare abusi di potere e discriminazioni in ambito professionale. Un nome esplicativo e per nulla casuale, quello scelto dall’associazione: il tempo infatti è veramente scaduto.

Fridays for Future

Ispirato all’attivismo di Greta Thunberg e ai suoi scioperi pacifici del venerdì di fronte il Parlamento svedese, il movimento Fridays for future chiede ai Governi di iniziare ad agire per contrastare i cambiamenti climatici. Composto principalmente da ragazzi delle scuole superiori e universitari, ma aperto a persone di ogni età, Fridays for future chiede giustizia climatica e la garanzia di una vita futura sulla Terra per gli esseri umani e tutte le specie esistenti. “Gli occhi di tutte le future generazioni sono puntati su di voi”, ha detto Greta Thunberg durante il suo discorso al summit per il clima di New York, a settembre 2019. E ha aggiunto: “Il mondo si sta svegliando e il cambiamento sta per arrivare, che vi piaccia o no”.

Y la culpa no era mía

“Non è stata colpa mia”. Da questa affermazione così liberatoria nasce un flashmob, che viene eseguito nel novembre 2019 in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, a Santiago del Cile, dal collettivo femminista cileno Las Tesis. La canzone prende spunto dai fatti di cronaca delle settimane precedenti, quando molte manifestanti cilene avevano denunciato le aggressioni sessuali della polizia. Non passano che poche ore e il video dell’esibizione sta già facendo il giro del mondo, condiviso da milioni di utenti. Si trasforma in urlo collettivo contro la violenza di genere e serve da raccoglitore per tutte le storie di abusi che tante donne trovano il coraggio di denunciare.

Ecco i 10 movimenti femministi rivoluzionari degli anni Dieci del Duemila che noi di Bossy abbiamo scelto di ricordare e celebrare tramite dieci cartoline illustrate. Nella speranza che il prossimo decennio sia ancora più ricco, coraggioso e carico di cambiamenti straordinari di quello che si è appena concluso.

N.B.: Le cartoline non sono acquistabili singolarmente; è possibile acquistare solo il pacchetto completo che contiene le 10 cartoline!

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