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Il genere ci condiziona nella scelta dei giochi?

Il genere ci condiziona nella scelta dei giochi?

Penso che indovineresti facilmente il genere di mia figlia se entrassi nella sua cameretta dopo il compleanno. Non vedresti che bambole, passeggini e vestiti rosa. Nonostante sia una bambina curiosa, vivace e con un libro sempre in mano continua a ricevere giochi prettamente per bambine.

Raramente qualcunǝ si fa la domanda: “Piacerà a Tizia questo regalo?”, perché la nostra cultura ha già stabilito a priori quali “cose” debbano piacere alle persone assegnate femmine alla nascita. La mente umana ha bisogno di certezze e gli stereotipi ce ne forniscono a iosa.

Non è raro che le persone adulte affermino che siano le bambine e i bambini a fare la scelta di quali giochi usare. Quello che ignorano, però, è un punto di partenza tutt’altro che trascurabile: la selezione è avvenuta a monte e il giudizio dell’adulto, espresso con una gratificazione o con un rifiuto, farà in modo che ǝ bambinǝ giochino con alcuni giochi piuttosto che altri.

Sul tavolo, infatti, non ci sono tutti i giochi possibili, ma solo quelli che noi scegliamo di comprare o offrire.

Rinforzi positivi e rinforzi negativi

Il nostro modo di osservare il gioco è tutt’altro che neutro. Tramite lodi, silenzi o giudizi negativi guidiamo il comportamento deǝ bambinǝ, incoraggiando e scoraggiando gli atteggiamenti che riteniamo (o che la cultura ritiene per noi) più o meno convenienti. Il comportamento deǝ bambinǝ, quindi, è modificato in funzione delle conseguenze: ripetuto se apprezzato (rinforzo positivo) e abbandonato se scoraggiato (rinforzo negativo).

Il nostro sguardo è inquinato a tal punto dai pregiudizi che a volte vediamo perfino quello che non c’è. In un esperimento alcune giovani madri sono state invitate a conoscere una bambina di sei mesi di nome Beth e poi un bambino, della stessa età, di nome Adam. Il primo gruppo di mamme nel fare la conoscenza di Beth tendeva a sorriderle spesso e a giocare con lei tramite le bambole. Una volta uscite dalla stanza, tutte le donne hanno giudicato la bambina come dolce, bisognosa di affetto e di attenzioni. Il secondo gruppo di mamme, invece, ha conosciuto Adam e ha offerto al bambino treni e altri giochi da “maschio”, ritenendolo più indipendente. Quello che le mamme ignoravano è che in realtà Beth e Adam erano la stessa persona e che a cambiare erano solo i vestiti.

Esperimenti di questo tipo vengono ripetuti spesso per mostrare come la socializzazione di genere inizi ancor prima della nascita e di come bambine e bambini interiorizzino le aspettative corrispondenti al loro sesso biologico. Un’inclinazione, quindi, tutt’altro che naturale, ma ben costruita perché tuttǝ quantǝ rimangano nei rigidi binari del genere.

Il gioco simbolico

A differenza di quanto a moltǝ piace pensare, fino ai 5-6 anni tuttǝ ǝ bambinǝ amano il gioco simbolico che lǝ vede occuparsi della casa e della cura deǝ piccolǝ. Quello che cambia, ancora una volta, è che quando si dà una bambola in mano a una bambina non ci si accontenta di offrirgliela, ma le si insegna come tenerla in braccio e cullarla.

Le bambine quando giocano con i bambolotti sono sempre mamme, sorelle maggiori o maestre, tutti ruoli di responsabilità e di cura. Non sono mai semplici amiche o bambine che giocano. A poco più di un anno, con ancora il pannolino addosso, si chiede già loro che si occupino di un altro essere.

E i “maschietti”?

Mentre le bambine sono incoraggiate a stare in casa e a fare le mamme, i bambini ricevono per il compleanno costruzioni, microscopi e altri giochi che ne alimentano l’intelligenza spaziale e logico-matematica accrescendo l’autostima.
A volte, però, anche ǝ bambinǝ socializzatǝ come maschi vogliono giocare con le bambole. Il comportamento delle persone adulte in questi casi è generalmente diverso da quello usato con le bambine.

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Se non espressamente vietato, infatti, il gioco con le bambole non riceve alcune indicazioni da parte dell’adulto. Così, mentre una bambina a 10-11 mesi avrà imparato a stringere il bambolotto al petto per cullarlo, un bambino lo terrà in modo casuale e sbadato, senza alcun tipo di cullamento. Un atteggiamento ben lontano dal «miracolo biologico» e dal cosiddetto istinto materno, quanto più un vero e proprio apprendistato a cui solo le bambine vengono sottoposte.

I giochi sono sempre stati di genere?

Moltǝ ignorano che i giochi inizialmente non erano divisi per genere. Come mostrano le ricerche condotte da Elizabeth Sweet, Assistant Professor in Sociologia e Scienze Sociali Interdisciplinari presso la San Jose State University, è dal 1945 che i giochi smisero di essere semplici giochi e furono strumentalizzati per far capire alle ragazze il loro posto nel mondo.
Durante la guerra le donne avevano preso il posto degli uomini in fabbrica. Terminato il conflitto mondiale bisognava che i posti di lavoro tornassero liberi e così le donne vennero riconfinate in casa. Per farlo si usarono i giochi. Tutto doveva rimandare a una rigida divisione dei ruoli: i giochi pensati per le ragazze si concentrarono sulla sfera domestica e sulla cura, mentre i giochi per i ragazzi furono orientati alla preparazione per il lavoro industriale.

Il gioco come spazio di immaginazione

Il gioco per ǝ bambinǝ è un modo di sperimentare ed elaborare la realtà che lǝ circonda. Per questa ragione offrire una vasta selezione di giochi è molto importante.
I giochi gender neutral, spesso promossi dal Metodo Montessori, rendono ǝ bambinǝ attivǝ, lǝ fanno ragionare, aumentando la loro autostima.
Questo non significa buttare via tutte le bambole o il set di pentoline che hanno regalato a tua figlia, ma assicurarti che abbia sempre diversi giochi tra cui scegliere.

Un suggerimento

Tutto bello e tutto giusto, ma come si fa ad andare oltre gli stereotipi? Spesso non è semplice portare queste consapevolezze nella pratica, ma è proprio ciò che cerco di fare io con mia figlia. Il gioco per ǝ bambinǝ è un importantissimo spazio di immaginazione, quindi cerca sempre di offrire a tuǝ figliǝ bambole poco genderizzate, con corpi non conformi o divertitevi a dare loro personalità. Cambia anche la narrazione che accompagna i giochi. Invece di cullare e cambiare pannolini, provate a fare una bella gara di passeggini e divertitevi insieme (e se non avete i passeggini ben vengano le bacinelle della lavatrice che allo scopo sono perfette).

Bibliografia
Abbatecola E., Stagi L. (2017), Pink is the new black. Stereotipi di genere nella scuola dell’infanzia, Torino, Rosenberg & Sellier;
Gianini Belotti E. (1973), Dalla parte delle bambine, Milano, Feltrinelli.
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