Lara Godoy, membro di ATTTA-Córdoba [rete di attivistə trans in Argentina], parla dell’accesso al lavoro e delle politiche globali di cui la comunità trans ha bisogno oggi per rendere effettivi i propri diritti.
Al 30 settembre 2022, solo 480 persone transgender erano registrate come impiegate nel settore pubblico nazionale, secondo il Registro unico dellə candidatə transessuali e/o transgender. L’accesso al lavoro è ancora una chimera per molte persone trans anche dopo l’approvazione della legge argentina sulle quote di occupazione, che stabilisce una quota “non inferiore all’1%” di persone transgender nei tre rami del governo. Non avere accesso a un lavoro lə mette a rischio, limita le loro possibilità di crescita e autonomia, cristallizza altre violazioni dei diritti.
Nel rapporto regionale “Invisibles Nunca Más” di REDLACTRANS, si sottolinea che sono pochissime le persone trans che riescono ad accedere al lavoro, “e ancora meno se parliamo di lavori registrati, ben pagati e in condizioni dignitose. La principale attività lavorativa svolta dalle persone transgender nel Paese è il lavoro sessuale”, che, sebbene non sia criminalizzato, non è neanche riconosciuto come attività lavorativa.
I meccanismi storici di regolamentazione, controllo e sorveglianza nei confronti di questa popolazione, lo stigma e la discriminazione, sommati alle condizioni di disuguaglianza e povertà che devono affrontare ancora oggi, generano profonde difficoltà nell’accesso a diritti fondamentali come identità, istruzione, una casa, giustizia, lavoro e salute.
Nonostante i risultati ottenuti nel riconoscimento dei diritti delle persone della comunità LGBTQ+, le disuguaglianze strutturali persistono e si accentuano quando gli sforzi vengono impiegati in iniziative superflue, parziali o insufficienti, che non mettono in discussione o non coinvolgono le persone a cui sono rivolte. La pianificazione delle politiche per una comunità i cui diritti sono stati sistematicamente negati e che ha costruito una resistenza attraverso l’organizzazione, deve essere completa, trasformativa ed espansiva. Le iniziative possono partire solo dalla realtà delle stesse persone trans, dalle loro esperienze, possibilità e intersezioni. Le strategie per espandere i loro diritti possono basarsi solo su di loro, ed essere attuate solo insieme a loro.
Accesso all’istruzione, accesso al lavoro
A fine ottobre, a Córdoba è stato lanciato un registro unico per persone trans che aspirano a lavorare nei tribunali. Il Tribunale Superiore di Giustizia (TSJ) ha dichiarato di aver creato questo registro con l’obiettivo di promuovere una reale parità delle opportunità, applicando la legge 27.636 sulla promozione dell’accesso al lavoro formale “Diana Sacayan – Lohana Berkins” e rimuovendo le barriere all’ingresso in magistratura per questa particolare popolazione.
I requisiti per candidarsi a lavorare nella magistratura sono: essere transessuali o transgender, maggiorenni e studentə di giurisprudenza con almeno sei esami finali superati, oppure già laureatə. Le iscrizioni si effettuano tramite modulo.
Alcune organizzazioni per i diritti delle persone trans hanno accolto favorevolmente l’iniziativa, ma hanno avvertito che è restrittiva ed escludente e hanno proposto dei miglioramenti.
Restrittiva, perché non tiene conto della lunga catena di violazioni dei diritti delle persone trans, che comporta tassi di accesso all’università e di completamento del percorso accademico molto bassi: “Per noi è estremamente importante che si tenga conto del divario educativo. La maggior parte di noi non ha potuto accedere al diritto fondamentale all’istruzione. L’80% della nostra popolazione non ha completato l’istruzione secondaria. Dalla nostra organizzazione, da molto tempo parliamo di questo problema, e abbiamo sostenuto il completamento dell’istruzione per molti membri dell’associazione”, afferma Lara Godoy, leader di ATTTA-Córdoba nonché la prima, e attualmente unica, donna trans a lavorare in un tribunale. Dopo vent’anni di lavoro sessuale, solo due anni fa è stata la prima donna trans a entrare nella Procura federale n. 1.
Si tratta di un’iniziativa restrittiva anche perché tra i requisiti viene chiesto di firmare una dichiarazione giurata che attesti la propria identità di genere, quando la legge stessa specifica all’articolo 2 che l’identità corrisponde all’esperienza personale e individuale del genere, al di là della carta d’identità.
“Ad oggi, nella sfera pubblica della provincia di Cordoba non abbiamo un vero e proprio inserimento lavorativo della comunità trans. Abbiamo borse di studio, programmi e contratti che, pur soddisfando in parte le nostre esigenze, non coprono il vero diritto al lavoro. Abbiamo diversə compagnə che ricoprono incarichi pubblici, quindi c’è una risposta dallo Stato, ma a livello provinciale finora abbiamo solo la risposta del settore privato, che ci sta includendo a livello professionale in modo formale e reale”, dice Lara.
La rete di ATTTA non è stata contattata per commentare o esprimere il proprio favore verso l’iniziativa: “Noi ci battiamo da più di 15 anni per il riconoscimento di tutti i nostri diritti e per la reale applicazione delle leggi che abbiamo conquistato. Vogliamo che lo Stato provinciale e tutti coloro che vogliono fare spazio alla popolazione trans tengano conto delle organizzazioni della società civile che, come noi, lottano e resistono da 15 anni a Cordoba. Non va bene che si parli di noi senza di noi, vogliamo essere parte delle azioni, che abbiano noi come riferimento”, ha osservato la leader di ATTTA-Córdoba.
Per questo motivo l’organizzazione propone la creazione di un comitato per il monitoraggio del registro, composto da persone trans e organizzazioni dissidenti, per contribuire alla creazione di posti di lavoro in modo che lə nostrə compagnə possano candidarsi in base alle loro attitudini; posti di lavoro per persone con un’istruzione universitaria, ma anche mansioni che non la richiedono, come l’amministrazione; e fornire supporto e monitoraggio dell’inserimento delle persone trans nel mondo del lavoro.
“Per noi è estremamente importante che deputati, deputate, senatori e senatrici tengano conto dei nostri problemi e facciano spazio alla Ley Integral Trans per il riconoscimento di tutti i nostri diritti. Non abbiamo ancora accesso a una casa, al lavoro e all’istruzione”, conclude Lara. Il progetto della Ley Integral Trans è un’iniziativa che mira a garantire l’inclusione sociale, la parità e i diritti della comunità trans, tenendo conto delle leggi già emanate in Argentina, come la legge sull’identità di genere e quella sul matrimonio egualitario.
Inclusione lavorativa ora!
Contratá trans, un programma globale per migliorare le condizioni di inserimento sociale e lavorativo delle persone trans, individua nella sua “Diagnosi sulla situazione lavorativa delle persone transgender in America Latina e nei Caraibi” alcune buone pratiche nel settore pubblico e privato all’interno della regione: formazione di cooperative di lavoro riconosciute a livello statale e composte da persone trans; norme sulle quote di lavoro nel settore della pubblica amministrazione e in tutti i rami del governo; politiche di formazione sul genere e sulla diversità nel settore privato; trasferimenti monetari come assicurazioni contro la disoccupazione e sussidi; borse di studio per la qualificazione professionale; programmi di riconoscimento statale per le aziende che si adoperano per l’inclusione e la non discriminazione delle persone in situazioni di vulnerabilità; iniziative private come il Pride Connection e Red de Empresas por la Diversidad de Argentina – reti internazionali di aziende; creazione di Camere di Commercio LGBT; visibilità delle esperienze lavorative di successo delle persone transgender; incentivi economici per le aziende inclusive.
Fonte
Magazine: la tinta
Articolo: Inclusión laboral trans: “No hay una real inserción laboral en el sector público provincial”
Scritto da:
Data: 11 novembre 2022
Traduzione a cura di: Michela Perversi
Immagine di copertina: Unsplash
Immagine in anteprima: freepik