Articolo di Benedetta Geddo
Fino a qualche mese fa, quando mi capitava di menzionare che io non vedessi poi così tanto Joss Whedon come questo grande portabandiera degli uomini femministi di tutto il mondo, la risposta che mi trovavo di fronte erano occhiate scettiche e risposte del tipo “eh ma Buffy dove la mettiamo?“. E se è innegabile che il regista, sceneggiatore, fumettista e produttore americano (noto soprattutto per essere la mente dietro le iconiche serie Buffy l’Ammazzavampiri e Firefly, e per aver contribuito molto allo sviluppo delle prime fasi del Marvel Cinematic Universe, soprattutto per quanto riguarda la sceneggiatura e la regia di Avengers e del suo sequel, Age of Ultron) abbia in effetti regalato al mondo della cultura pop alcune dei personaggi femminili più famosi e badass di sempre, non si può dire che li abbia trattati bene. Il numero di volte in cui Buffy subisce delle torture a sfondo sessuale non si contano, per esempio, così come il fatto che siano state Willow e Tara due delle primissime vittime della Dead Lesbian Syndrome. E non dimentichiamoci mai che Natasha Romanoff, quando Bruce Banner le dice “Io sono un mostro perché mi trasformo letteralmente in un gigante verde e potrei potenzialmente radere al suolo un edificio in cinque secondi netti, non so se la nostra relazione potrebbe funzionare”, gli risponde “Ma anch’io sono un mostro, non posso avere bambini perché sono stata sterilizzata contro la mia volontà”. Insomma, il cosiddetto “femminismo” di Joss Whedon mi ha sempre lasciata un po’ perplessa. Diciamo pure che dubitassi con ardore della sua esistenza, ecco. E quanto successo qualche mese fa me ne ha dato la definitiva conferma.
Ora, nonostante io sia una Hermione Granger nel profondo dell’anima dalla più tenera età e dire “lo sapevo l’avevo detto avevo ragione io” mi regali una grandissima soddisfazione, in questo caso avrei proprio voluto sbagliarmi. Avrei voluto fare la so-tutto-io sulle teorie di Game of Thrones, non sul fatto che Joss Whedon si sia rivelato essere effettivamente la persona orribile che sospettavo essere. Il 20 agosto, il sito americano TheWrap.com ha pubblicato una riflessione di Kai Cole, ora ex-moglie di Whedon dopo un lungo processo di divorzio durato cinque anni e tenuto lontano dai riflettori. Nell’articolo, Cole riflette sui sedici anni di relazione con il regista, e rivela quello che c’è dietro la sua immagine pubblica: un uomo che l’ha tradita molteplici volte, mentendole in continuazione, e che vive “l’ipocrisia di farsi strada nel mondo predicando ideali femministi mentre allo stesso tempo mi negava ogni possibilità di fare da sola delle scelte sulla mia vita e sul mio corpo, tenendomi nascosta la verità”. Se masticate l’inglese, vi consiglio di andare a leggere il post intero, qui, in cui Cole descrive come Whedon abbia cominciato a tradirla sul set di Buffy, ma sia rimasto con lei perché “ha usato la sua relazione con me come uno scudo, sia durante che dopo il nostro matrimonio, così che nessuno avrebbe potuto mettere in discussione i rapporti che aveva con altre donne o accusare le sue sceneggiature di non essere femministe”, e di come lei stessa si sia fatta rassicurare dall’immagine del regista avanti coi tempi, cercando di auto-convincersi che “l’attenzione che Joss dava ad altre donne e il suo grande numero di amiche femmine fossero la conseguenza del modo in cui sua madre l’aveva cresciuto, da femminista, e che quindi semplicemente preferisse la compagnia delle donne a quella degli uomini. Mi disse che quelle donne le rispettava e le ammirava, ma non le desiderava. E io mi sono fidata di lui.”
“In molti modi”, mi disse, “io sono l’APICE della normalità in questa cultura. Ci viene insegnato ad essere procacciatori e compagni allo stesso tempo, a conquistare e preservare, soprattutto in ambito sessuale, e io lo stavo facendo bene!” […] Credevo che fosse uno di quelli buoni, impegnato nella lotta per i diritti delle donne, impegnato nel nostro matrimonio, e rispettoso delle donne con cui lavorava.”
(unica risposta possibile: “Joss Whedon che incolpa il patriarcato per la sua infedeltà è la cosa più da finto femminista bro di sempre”.)
Il modus operandi di Whedon che emerge dalle parole di Kai Cole è uno noto più o meno a chiunque, perché è tristemente sentito e risentito: è quello del nice guy. Il bravo ragazzo, che si lamenta di essere stato friendzonato (lo ripeto urlando, che magari nelle ultime file non mi hanno sentito: LA FRIENDZONE NON ESISTE) e che passa dal chiamare una ragazza “ehi bellissima” a “brutta puttana” nel breve spazio di due messaggi su una qualsiasi chat. Per dire, Whedon ha parlato dei suoi tradimenti sul set di Buffy in questi termini: “Ero circondato da donne giovani e aggressive, bellissime e desiderose. Mi sembrava di avere una malattia, un supplizio uscito da un mito greco. Ero un produttore potente con il mondo ai suoi piedi, ma costretto a non toccarlo”, implicando che la tentazione fosse semplicemente troppo forte per resisterle e che quindi alla fine non sia davvero colpa sua l’aver ceduto, cosa che assomiglia molto a quelle frasi che si leggono sotto alle notizie di stupri e violenze e che fanno accapponare la pelle, “eh ma gli uomini sono predatori per istinto, hanno il bisogno di spargere il seme nel DNA, sono le quattordicenni tentatrici che dovrebbero coprirsi”. Certo. E in lontananza si sente Buffy Summers che si schiocca le nocche, pronta a fare giustizia.
Ancora, Whedon sembra aggiungere al concetto di nice guy la “nerdaggine”, una nerdaggine di cui si sente quasi colpevole (basti vedere come abbia dato ai cattivi del Trio chiare caratteristiche da nerd, ma poi li abbia fatti prendere in giro costantemente da tutti gli altri personaggi proprio queste stesse caratteristiche), invece che riconoscere che al giorno d’oggi è l’arma più potente per farsi strada nel mondo dell’entertainment. Il caro Joss sembra invece ancora marciare sul concetto del “tutti mi snobbano perché sono un nerd”, cosa per la quale c’è una sola risposta valida, pronunciata da Rooney Mara in The Social Network.
(“Probabilmente diventerai un vero mago dei computer, ma passerai la vita a pensare che non piaci alle ragazze perché sei un nerd. Ma io voglio dirti, dal profondo del cuore , che non sarà per questo. Non piacerai perché sei un grande stronzo.“)
Certo, c’è da considerare il fatto che Kai Cole è appena uscita da un divorzio durato diversi anni e sicuramente pesante emotivamente, e che quindi la sua opinione possa non essere considerata completamente imparziale. È un fatto da tenere a mente, ma non un modo per sminuire quello che lei ha scritto. Mi spiace, fan accaniti di Whedon: vedersi crollare davanti un mito non è mai bello, ma non lo è neanche rifiutarsi di scendere a patti con la realtà. Avete letto il copione che aveva scritto per Wonder Woman, poi leakato in rete dopo che il progetto era stato accantonato? Di nuovo, vi invito a farlo, ma solo se avete uno stomaco forte: non si sa bene come, ma a quanto pare secondo Joss Whedon il centro della storia di Diana di Themyscira è Steve Trevor.
Tutto questo articolo però per dire cosa? Per chiedere, a voi ma anche e soprattutto a me stessa, dove tiro la linea. Dove dico “basta, questo è troppo”. È una domanda che mi sono già posta quando uscì alla luce la vicenda di Amber Heard e del caso di violenza domestica usata nei suoi confronti da Johnny Depp: quanto si possono separare la vita privata e quella professionale di una celebrità, un artista, uno sportivo, prima che chiudere gli occhi diventi impossibile e moralmente sbagliato? Andare a vedere La Vendetta di Salazar, l’ultimo film della saga di Pirati dei Caraibi (una saga con cui sono cresciuta, che è stata l’ossatura della mia pre-adolescenza, e della quale conservo bellissimi ricordi), è stato difficile, per esempio. Vedere Johnny Depp sullo schermo mi ha fatta un po’ rabbrividire, e non per gli stessi motivi di quando avevo quattordici anni, e ho capito che sui suoi film ci ho messo una pietra sopra. Adesso mi succede la stessa cosa per quanto riguarda Joss Whedon, e tutti i prodotti da lui mai creati fino ad oggi.
Riuscirò a guardare ancora Buffy senza chiedermi con quale delle donne che vedo in scena stesse tradendo la moglie in quel momento? A vedere i futuri film della Marvel senza pensare al fatto che si debba a lui la caratterizzazione della Vedova Nera come “quella che strangola la gente con le cosce”? A leggere il suo nome sul poster degli Avengers che ho in camera, e che mi ricordo aver portato a casa dal cinema trionfante, senza sentirmi montare la rabbia? Ci riusciranno le altre centinaia di fan sparsi per il mondo, o si avvererà invece quello che prevede questo tweet?
(“Adesso ridete ma le credenziali da bro femminista di Joss Whedon non ne risentiranno. Si farà perdonare quando sceglierà Lena Dunham per interpretare Batgirl.”)
Per quanto mi riguarda, non credo. Io la linea la tiro qui, bella decisa, bella marcata. Onestamente, non penso nemmeno che dovrei sforzarmi di fare altrimenti. Non c’è quantità di amore abbastanza grande da giustificare il rifiutarsi di vedere la realtà dei fatti, anche se si tratta di storie o mondi narrativi che hanno avuto su di noi un impatto emotivo importante e significativo (io per prima sono da sempre fiera sostenitrice del fatto che film, libri e serie tv non sono mai “solo film, libri e serie tv”). Se si ha un ideale, che in questo caso è il femminismo ma che potrebbe essere qualsiasi altra cosa, allora bisogna portarlo avanti fino in fondo, altrimenti che senso ha averlo? E quindi, Joss Whedon, Batgirl te lo tieni.
Adoro (o forse dovrei usare il passato e dire adoravo?) Joss Whedon e questa notizia mi ha veramente lasciato di sasso. E come te mi chiedo: riuscirò a rivedere un qualsiasi episodio di Buffy con gli stessi occhi di prima? Che poi, riflettendoci un po’, ci sono alcune cose nello stesso Buffy che mi fanno storcere un po’ il naso e mi fa pensare che forse forse proprio femminista non è. Per esempio quando Buffy fa per la prima volta sesso con Angel, a causa della maledizione taldeitali lui torna ad essere il malvagio Angelus. Già all’epoca io percepivo come messaggio “ecco, te la sei andata a cercare”. Poi magari sono io che mi faccio troppe pippe mentali, va vabbè.
Sono completamente d’accordo con l’articolo. Quando per tanti anni si è abituati a vedere una certa persona, o un qualcosa da lui creato in un certo modo, se quella persona commette un errore è sbagliato coprirsi gli occhi con le fette di prosciutto e far finta che non sia successo nulla.
Standing ovation per “LA FRIENDZONE NON ESISTE”. Quel termine non lo sopporto…