Sofia Gallotti, per anni Iori’s Eyes insieme al compagno di scuola Clod, ha pubblicato pochi mesi fa sotto il nome di L I M, Comet, ep di cinque pezzi di sognante ed elegante elettronica che sancisce il suo esordio solista.
Con lei, abbiamo fatto una bella chiacchierata telefonica pochi giorni fa.
Sofia, per iniziare ti chiedo banalmente qual è stato il motivo che ti ha spinto a mettere in stand by gli Iori’s Eyes ed iniziare il tuo progetto solista.
In realtà non c’è stato un motivo scatenante, forse iniziavamo ad avere gusti musicali diversi però io era da tempo che iniziavo ad avere pezzi da parte che non erano tanto per gli Iori’s ma per un’altra cosa. Poi pian piano sono passati gli anni e sono approdata qui, a un progetto tutto mio ma non era questa l’idea iniziale. Però poi ha funzionato, diciamo. (ride)
Come ti trovi nel gestire da sola e non più in formula di gruppo, nonostante ci sia una struttura dal booking all’ufficio stampa, la musica?
È molto impegnativo, un gruppo anche se sei in due è una cosa, e anche lì comunque si aggiungono persone che lavorano per te.
Da sola è molto impegnativo perché bisogna sempre autogestirsi, autocaricarsi, automotivarsi.
Anche se alla fine c’è Riva che segue le produzioni e non solo, Karol che si occupa della parte dei visual che è importante e superbella, poi c’è Anna che fa le grafiche, il booking, l’ufficio stampa, c’è Germano che da poco mi fa da manager.
Alla fine, che tu sia da solo o che tu sia una band, se la cosa vuole essere fatta bene ed in un certo modo, c’è sempre una struttura. Poi c’è l’etichetta, La Tempesta.
Insomma è un piccolo mondo che lavora assieme per far uscire questa cosa.
La fatica è che essendo un mio progetto c’è da coordinare tutti e moltiplicarsi, fare una cosa che normalmente farebbero almeno tre persone, da sola.
Come ti trovi nel mondo musicale come donna? Sei avvantaggiata, svantaggiata, è difficile farsi notare, devi farti valere di più?
Devo dire che c’è stato un cambiamento negli ultimi anni.
Quando ho iniziato avevo diciannove anni e quando ho iniziato coi concerti, a girare, forse per il genere o il progetto, erano sempre tutti uomini e mi dicevo “ok, che strano”.
Poi man mano crescendo le cose sono cambiate, ed oggi ti trovi invece anche un fonico donna nonostante siano ancora in numero inferiore rispetto agli uomini le ragazze che lavorano nell’ambito più tecnico; invece a livello di lavoro di ufficio il mondo musicale è ricchissimo di donne, soprattutto nell’ambito organizzativo e comunicativo.
A livello musicale vedo sempre più progetti femminili, tantissimi, pere esempio Giungla, Myss Keta.
C’è un bel fermento!
Sì, c’è tanta voglia di fare e sta cambiando la figura maschile da un punto di vista di relazionarsi in generale alle persone di qualunque sesso.
Per tornare alla tua musica, come si differenzia ciò che componi ora da quello che componevi fino a poco tempo fa con gli Iori’s? Ci sono linee comuni o c’è stato uno stravolgimento?
È un altro modo di creare cose, progettare. Alla fine con gli Iori’s eravamo un gruppo, per quanto uno scrivesse una cosa e uno l’altra e poi si mettesse tutto insieme, era una dinamica da sala prova, da studio, era un trovarsi e provare e riprovare sperimentando.
Ora non sono totalmente sola perché c’è Riva che produce, quindi magari porta anche delle cose, però è una situazione un pochino più elettronica: faccio le prove ma per il live e la maggior parte del tempo produco in casa e in studio anche molto da sola.
Quali sono le influenze sulla tua composizione?
Bella domanda!
(ride)
È sempre quella che mi mette in crisi!
Ho ascoltato così tanta musica in 28 anni di vita che non riesco tanto a riassumere.
Ti posso dire l’ultima cosa che ho ascoltato e che mi piace ascoltare.
Per esempio sono fissata già da tempo con Andy Stott, tempo fa erano già uscite tante cose, l’ultimo è molto particolare ma anche quelli prima.
Passo da musica anni Settanta, all’africana fino a cose mega concettuali, ma anche elettronica e house.
Spazi a trecentosessanta gradi!
(ride) Sì sì, mi annoio facilmente!
Questo però ti aiuta perché hai tante ispirazioni e hai sviluppato un’elasticità mentale maggiore rispetto a chi si focalizza solo su un determinato genere…
Beh sì, addirittura poco fa prima che mi chiamassi che stavo facendo un lavoro su mostre interattive, ambiente museale, quindi principalmente ambient… un altro genere ancora!
Collegandoci e facendo un salto tra musica, arte, mostre e la vita quotidiana in cui siamo immersi, alla luce anche dei fatti di pochi giorni fa di Orlando e delle quotidiane discriminazioni delle quali siamo spettatori e protagonisti, la musica e l’arte possono fare qualcosa esponendosi a supporto?
Penso di sì, magari non proprio cose fatte ad hoc: secondo me sarebbe utile che ci fosse un cambiamento culturale progressivo che derivi da musica, libri, tutto ciò che può fare cultura. Non credo tanto nelle raccolte fondi che si dimenticano il giorno dopo.
Del resto, se vado in bagno e una signora si gira e mi dice che ho sbagliato bagno perché sembro un ragazzo… questo non va mai bene.
È un fallimento.
Sì, è un fallimento. C’è una tale distanza tra la persona che sono io e altre persone che forse a colmarla sarebbe bello ci fosse un apparato culturale più efficace, costante. Poi penso che a sensibilizzarci sia più facile siano gli amici, le persone che conosci ma questo avviene soprattutto quando sei giovane: sarebbe meglio rivolgersi di più ai giovani, sono veramente la speranza.
Con la musica hai mai pensato di poter partecipare a livello attivo a questo tipo di educazione e sensibilizzazione dei giovani oltre che delle persone che ti seguono con i tuoi progetti?
Con gli Iori’s sicuramente grazie i testi di Clod qualche messaggio è passato relativamente a questi temi. Poi io credo sempre che se esiste un progetto e se lo porta avanti una determinata persona tutto ciò che dice è testimonianza di essere a favore di una causa, che poi non è una causa ma una sensibilizzazione.
Quindi sì, il fatto che abbia dei progetti e che non cambi idea mi permette di portare avanti questa sensibilizzazione. Ed il fatto che già mi chiedano un’opinione ed io possa darla e che venga letta da qualcuno è importante.
Penso a Kristen Stewart, St. Vincent, tutte donne che nessuno avrebbe mai pensato “oddio sono lesbiche wow”: loro servono molto più che tutto il resto, perché normalizzano un’idea di omosessualità che non esiste, abbattono gli stereotipi. [NdR Kristen Stewart non ha mai fatto coming out ma si sono letti diversi outing sui giornali che l’hanno definita ora lesbica, ora bisessuale]
Poi chiaro, ci sono situazioni che sono più politiche e in tal modo bisogna reagire politicamente come per esempio Orlando, o anche quando viene picchiato a sangue il ragazzino gay.
Ti va di segnalarmi un brano del tuo ep?
Ti segnalo la cover, che si chiama Sugar Me, è un pezzo che in origine era di Lynsey De Paul, degli anni Settanta, anche lei una donna.
(ridiamo)
Sugar Me ha un testo molto enigmatico ed io gli ho dato un’interpretazione ancora più diversa rispetto a quella che aveva il testo originale!
L’hai trasformato!
(ride) Sì sì
Per quest’estate quali sono i tuoi piani?
Sarò sempre in tour praticamente, sono circa trenta date, alcune non ancora annunciate. Sarà una bella possibilità di portare in giro per l’Italia il live.
Sul palco ci sarai tu e..?
I visual!
Sui visual ti esprimi o lasci carta bianca a Karol?
Karol Sudolski prima di tutto è un mio amico, quindi ha un’idea di cosa mi piace e cosa no. Per il resto mi piace dargli libertà perché è molto bravo e riesce a cogliere sfumature nei pezzi che io magari non vedo. È molto bravo.
In chiusura, ci concedi qualche anteprima?
…non ci sono deadline precise ma stiamo lavorando su un nuovo video e sulla chiusura di un nuovo ep!
Ma dal vivo i pezzi nuovi li fai?
Sì, già tre!
Sofia io ti ringrazio, sei stata gentilissima, ci vedremo presto a un tuo prossimo live.
O a qualche Pride.
Sicuramente, chi sarà in zona Vicenza domenica 26 giugno, potrà godersi i suoi raffinati suoni al Lumen Festival, rassegna dei migliori produttori dance/disco/electro che sarà proprio Sofia a chiudere con il suo show.