Ecco la risposta delle psicologhe alla lettera di Maria (che potete leggere qui).
Cara Maria,
la tua scelta di iniziare a parlare e condividere la dolorosa esperienza che hai vissuto è molto coraggiosa. Non è mai semplice raccontare episodi che hanno procurato in noi una così intensa sofferenza, soprattutto se per molto tempo abbiamo scelto per i motivi più diversi di non farne parola con nessuno, se non come nel tuo caso con un’amica fidata che ci è stata accanto. Spesso questo non è sufficiente per sentirsi accolti e sostenuti nell’affrontare il dolore che si sta vivendo.
Questi episodi non dovrebbero accadere e quando accadono per mano di persone che rivestono un ruolo educativo e hanno il compito di essere punti di riferimento si è invasi da un profondo senso di sfiducia e di vuoto, per questo è importante rivolgersi a qualcuno di esperto che ci possa aiutare.
Il fenomeno della violenza sulla donna riguarda tutte le classi sociali e tutte le categorie professionali, e spesso accade che le donne più colpite siano proprio donne autonome e indipendenti, ragazze come te che hanno molti interessi, che vivono la propria disabilità non come un limite ma con un grande desiderio di emanciparsi.
L’atto di denuncia è fondamentale affinché si possa sempre di più prevenire e contrastare ogni forma di violenza contro le donne in ogni ambito della vita relazionale e sociale.
Il percorso per riappropriarsi di sé, della propria identità ferita, della fiducia verso il prossimo e verso se stessi è molto lungo e affrontarlo in solitudine deve essere stato per te, Maria, molto molto difficile. Il diritto di chiedere e ricevere aiuto è di fondamentale importanza per essere accompagnati in modo autentico e professionale in un difficile percorso di elaborazione di ciò che è avvenuto.
Le persone a cui ti sei rivolta purtroppo non sono state per te fonte di sostegno, ciò non deve farti credere che non sia importante portare alla luce la tua esperienza nei tempi e nei modi da te desiderati con l’aiuto di persone con una grande esperienza e professionalità e con l’appoggio di donne che hanno purtroppo condiviso episodi di violenza simile al tuo.
Quando la fiducia nell’altro viene minata in questo modo non dobbiamo e non possiamo restare soli. Il tuo coraggio nel raccontare oggi ciò che ti è successo ci fa capire quanto è importante parlarne e non vergognarsi di ciò che abbiamo vissuto anche se in quelle particolari circostanze ti è stato chiesto di affossare il tutto.
Tali violenze sono molto gravi infatti non solo per l’atto in sé ma anche per tutto ciò che si portano dietro, per le conseguenze non soltanto fisiche ma soprattutto psicologiche che lasciano dentro, prima fra tutte la solitudine e l’ingiustizia di chi non solo tace e chiede a te di tacere, ma, cosa ancora peggiore, fa sentire te in colpa, sbagliata, e fa sentire lui giustificato.
Per tale ragione un percorso psicologico in questi casi è fortemente consigliato: non si può e non si deve dimenticare, ma elaborare la vergogna e il senso di colpa che molto spesso tale evento fa scaturire in una donna è doveroso verso se stessi.
Perché non c’è assolutamente nulla di cui vergognarsi, nulla per cui sentirsi in colpa e tale consapevolezza è un passaggio obbligato per sentirsi libere, felici, di nuovo sicure di sé e fiduciose nell’altro.
Dott.ssa Laura Angelini
Dott.ssa Marta De Ponte
Dott.ssa Elisa Falotico