Un recente studio della Harvard Business School ribalta una delle credenze popolari più radicate nella tradizione della cultura mediterranea, secondo cui “donna=mamma=casalinga”.
Questa pericolosa equazione assume rilievo particolare nel nostro paese in cui meno del 50% delle donne lavora, un dato che ci vede nelle ultime posizioni delle statistiche europee.
Incentivare l’occupazione femminile sarebbe ovviamente una saggia scelta dal punto economico in quanto significherebbe mettere a frutto questa ingente risorsa non utilizzata.
In una pubblicazione in materia (L’occupazione femminile tra cambiamenti recenti e sfide future, Italiani Europei, 2007) Alessandra Casarico e Paola Profeta dell’Università Bocconi di Milano riportano: “Questo mancato utilizzo della forza lavoro potenziale determina, secondo i dati OCSE, una perdita di almeno il 10% del PIL italiano, calcolato rispetto a quello statunitense. Poiché gran parte della forza lavoro inutilizzata è donna, un suo maggiore coinvolgimento è, per l’Italia, la soluzione più naturale cui pensare se l’obiettivo è la crescita.”
Ma se queste cose, nel bene e nel male, le si sapeva già da diverso tempo, ciò che di nuovo emerge da questo particolare studio è invece il fatto che le donne lavoratrici apportano anche un beneficio sociale: <<Si può concludere che la prima categoria di madri [quelle che lavorano] riesce a influenzare la considerazione che i piccoli, e poi i ragazzi, avranno del ruolo della donna e dell’uomo nella società>> ed ancora <<Andando al lavoro, li aiutate a capire che il mondo e la vita offriranno loro molte opportunità>>.
Stando a quanto emerge dall’analisi della nota università americana infatti avere una madre che lavora implica che i bambini siano cresciuti in modo da diventare autonomi prima rispetto ai loro coetanei figli di casalinghe: essi vengono coinvolti maggiormente nello svolgimento delle faccende domestiche ed hanno un ruolo più attivo nell’organizzazione della vita famigliare, indipendentemente dal fatto che siano maschi o femmine. Ciò comporta che una volta adulti saranno meno inclini a farsi influenzare dagli stereotipi legati al genere che ancora persistono nella società occidentale, e che saranno giovani uomini e donne più intraprendenti, ottenendo così maggiore successo in ambito lavorativo.