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La rivoluzione sessuale non è una coniglietta di Playboy
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La rivoluzione sessuale non è una coniglietta di Playboy

hefner playboy

Articolo di Stefania Covella

Il 29 settembre 2017 è morto Hugh Hefner (91 anni), il fondatore di Playboy. I social sono un tripudio di venerazione, nostalgia e compianto per la stella della rivoluzione sessuale. O così dicono. Verrà ricordato per sempre in vestaglia di seta, con la sua inseparabile pipa, circondato dalle conigliette nella sua Playboy Mansion.

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Il web innalza e consacra idoli in continuazione, ed Hefner è un rivoluzionario in quanto maschio bianco e cisgender che – dall’alto dei suoi privilegi – ha permesso alle donne di essere sessualmente libere. Certo. Grazie vecchio Hef per quello che ci hai concesso, come potremo mai sdebitarci?

Non sono state le lotte femministe, le proteste o l’impegno militante a permetterci la rivoluzione sessuale, no. L’ha creata Hefner con Playboy. Un pioniere. Pare addirittura che sia l’ultimo dei romantici.

Se proprio deve essere un idolo, apprezzatene la controcultura editoriale, inneggiate alle sue capacità imprenditoriali nel seguire l’onda di una rivoluzione già in atto. Riconoscetegli l’aver sfruttato i tempi maturi, di aver ingabbiato la figura femminile in rigidi canoni di bellezza fatti di silicone e lunghi capelli biondi. Idolatrate il suo perfetto tempismo durante un cambiamento storico e di costume che niente deve alle sue conigliette bionde o a lui.

Non romanticizzatene la figura e non fatene un mito da invidiare o idolatrare. Perché le donne di Hefner sono oggetti e non soggetti, di certo non emancipate e neanche più libere. 

Gloria Steinem aveva ragione quando, dopo essersi introdotta di nascosto in uno dei Club di Playboy, concluse la sua indagine decretando che la rivoluzione sessuale avrebbe fallito, se ai maschi fosse stato permesso di definirla da soli.

Nella visione che Hefner aveva della donna, in quella che ha proposto al mondo, non c’è niente di empowering.

Ma c’è forse qualcosa di peggio di questa corsa ai tweet e agli status goliardici su Hefner. C’è una storia che sta piacendo tanto ai giornali: il fondatore di Playboy sarà sepolto accanto a Marilyn Monroe, di fianco alla sua prima ragazza-copertina, quella che lui chiamava “Ultimate Blonde”. Hefner ha comprato la cripta accanto a Marilyn al Westwood Village Memorial, per 75.000 dollari.

Questa storiella rimbalza in rete perché viene considerata romantica e stuzzicante. Come scrive Sady Doyle in Trainwreck: The Women We Love to Hate, Mock, and Fear… and Why, il problema è che Marilyn era una donna vera che Hefner ha sfruttato, rischiando di rovinarle la carriera. Comprò le sue foto di nudo, scattate dal fotografo Tom Kelley, risalenti a quando era un’aspirante attrice senza un soldo e ne fece – contro la volontà dell’attrice – la prima cover girl di Playboy. Così, nel 1953, Hefner lanciò la sua rivista inaugurando la “Sweetheart of the Month” (l’attuale Playmate) con un nudo a colori della famosa attrice.

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I due non si incontrarono mai e lei non ricevette alcun compenso.

Lui e la sua rivista diventarono iconici e lei rischiò di vedersi rovinata la carriera: dovette scusarsi con la stampa, con il mondo. Qualcuno definisce questo episodio un “aiutino” alla sua carriera, perché si sa che la mano di un uomo è sempre fondamentale, no? Anche se lei una carriera ce l’aveva già.

Più che una storiella romantica, a me sembra grottesca. Un uomo che decide di riposare per l’eternità accanto alla donna che ha sfruttato e quasi rovinato – tutto senza mai incontrarla di persona – continuando a sfruttarla anche da morta. E non è neanche l’unico: Richard Poncher si fece seppellire sopra di lei e a faccia in giù, minacciando sua moglie che sarebbe tornato a tormentarla dall’oltretomba se non avesse esaudito il suo desiderio. Passare l’eternità sopra Marilyn Monroe. Agghiacciante.

Quello che rivela la morte di Hugh Hefner è solo quello che non avete capito quando era in vita: per lui la donna era un oggetto con un prezzo. Non gli è mai interessata l’emancipazione femminile e non ha meriti in questo senso. È solo un uomo che ha sfruttato al massimo tutto quello che ha potuto sfruttare e ne ha fatto un business.

Quella che ha venduto Hefner sulle pagine della rivista più famosa del mondo non era la rivoluzione sessuale delle donne, ma una fantasia per gli uomini e soprattutto per sé stesso.

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