In tempi di Covid, non sempre le mura di casa sono un luogo sicuro; per molte donne, infatti, quelle mura proteggono dal virus, ma diventano una prigione che le espone a un altro pericolo: la violenza domestica. Con questa consapevolezza, la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna, che quest’anno compie trent’anni, ha deciso di realizzare comunque e nonostante le difficoltà la XV edizione del Festival della Violenza Illustrata, primo e unico festival in Italia incentrato sul tema della violenza di genere.
Il programma prevede 14 eventi, svolti interamente online dal 25 novembre, Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, al 10 dicembre, Giornata Mondiale dei diritti umani. L’evento aderisce alla campagna #16daysofactivism (16 giorni di attivismo) contro la violenza di genere organizzata dalle Nazioni Unite. L’obiettivo del Festival è quello di sensibilizzare le persone sulla tematica della violenza contro le donne, affrontandola da vari punti di vista.
Il titolo scelto per questa edizione è “Vicine di case”, un chiaro riferimento al senso di sorellanza che unisce le donne ovunque si trovino e nonostante tutto: neppure la pandemia infatti ha impedito ai centri antiviolenza di continuare a fare rete per aiutare le donne che ne hanno bisogno.
Il Festival è iniziato il 25 novembre con un evento dedicato ai bambini e alle bambine del Nido San Donato, per poi proseguire con incontri focalizzati sui diversi aspetti che riguardano la violenza di genere. Tra i tanti eventi, segnaliamo il dibattito che si terrà il 27 novembre, organizzato in collaborazione con Cospe, su rappresentazione mediatica, ruolo del linguaggio, dinamiche della rete ed educazione alle differenze, al quale parteciperanno studiose, giornaliste e attiviste, tra cui la sociolinguista Vera Gheno. Il 28 novembre si parlerà della riedizione di “Elogio del margine” (Tamu Edizioni), il libro culto di bell hooks, attraverso il racconto di Maria Nadotti, sua traduttrice, e Wissal Houbabi, artista e attivista transfemminista. Tra gli altri temi ricordiamo le politiche linguistiche di contrasto alla discriminazione e alla violenza di genere, di cui si discuterà in un seminario il 30 novembre e gli effetti delle 21 modifiche al codice di rito nate per velocizzare l’instaurazione del procedimento penale per le donne vittime di violenza del 9 agosto 2019, di cui si parlerà il 3 dicembre. Ci saranno, inoltre, le presentazioni di diversi libri, come “Violate. Sessismo e cultura dello stupro” di Graziella Priulla e il manuale dedicato alle ragazze più giovani “Il mondo ha bisogno delle ragazze (di me)” (edizioni Settenove) di Alessandra Spada. Molto interessante è anche l’incontro di martedì 8 dicembre, dedicato alla presentazione di Moleste, il neonato collettivo per la parità di genere nel mondo del fumetto.
Per celebrare questa importante iniziativa, abbiamo chiesto alla Casa delle Donne di Bologna di raccontarci qualcosa in più sul Festival e sull’attività svolta in questi trent’anni.
Si celebra quest’anno la XV edizione del Festival della Violenza Illustrata. Da dove deriva questo nome? Come nasce e come è cambiato nel corso degli anni il Festival? A chi si rivolge?
Il Festival della Violenza Illustrata rappresenta il primo (e unico) festival in Italia interamente dedicato all’approfondimento delle tematiche della violenza di genere. Il festival nasce infatti nel 2006 con l’intento di raccogliere attorno alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne tutto un insieme di iniziative culturali che parlino, problematizzandola, di violenza di genere. L’obiettivo era quello di rendere la discussione attorno a questo tema così centrale per il femminismo fruibile a un pubblico ampio e trasversale. Da qui nasce l’idea e l’esigenza di parlare della violenza contro le donne attraverso un vastissimo numero di canali e di linguaggi. In questi 15 anni abbiamo infatti presentato all’interno del programma del nostro festival mostre, concerti, spettacoli teatrali, proiezioni cinematografiche, installazioni, seminari e conferenze, libri e fumetti, incontri nelle scuole di gradi molto differenti (dal nido all’università), laboratori, letture e altro ancora. L’intento del Festival è dunque quello di dare alla città un segnale forte di contrasto alla cultura sessista e patriarcale attraverso l’impegno delle tante e dei tanti che su questi temi ragionano ogni giorno. Il titolo, invece, è una citazione di un testo del poeta Nanni Balestrini, in cui dimostrava, attraverso un cut-up di titoli di giornale, come la narrazione della violenza presente nei media fosse rimasta invariata.
In che modo avete organizzato e strutturato un evento di questa portata nel bel mezzo di una pandemia mondiale?
Chiaramente l’edizione del 2020 ha portato necessariamente a dover ripensare l’organizzazione del festival. Alla fine dell’estate diverse realtà avevano portato avanti delle proposte che comprendevano sia incontri online che incontri in presenza. Fin da subito ci era abbastanza chiaro che tale impostazione sarebbe forse stata difficile da mantenere nei mesi invernali e abbiamo infatti investito molte energie nell’organizzazione di mostre da presentare in spazi all’aperto, quali le piazza della nostra città. Purtroppo, le recenti misure prese dal Comune ci hanno imposto di rinunciare anche all’organizzazione di queste mostre, che speriamo di poter riproporre non appena ce ne sarà l’occasione. Anche qui però non ci siamo volute arrendere e abbiamo inserito nel sito del festival, completamente rinnovato in onore di questa nostra quindicesima edizione, una serie di fotografie che raccontano i contenuti di queste mostre.
Lo svolgimento del Festival online può cambiare in qualche modo la partecipazione e la fruizione degli eventi? E come? Cosa vi aspettate avvenga di diverso in questa edizione rispetto agli altri anni?
Chiaramente le modalità di partecipazione sono differenti rispetto agli scorsi anni. Il poter partecipare in presenza a degli eventi rappresenta un’opportunità di scambio e di confronto che è propria del movimento femminista, che si nutre di scambi, dibatti, assemblee, gruppi di sostegno. Allo stesso tempo però il poter presentare il festival attraverso degli eventi online permette anche delle sinergie tra territori inedite perché semplifica l’organizzazione e facilita la partecipazione anche a persone interessate al di fuori dalla nostra città.
Oltre al Festival, nel 2020 si celebrano anche i trent’anni di attività della Casa delle Donne di Bologna. Come è cambiata nel tempo la condizione delle donne vittime di violenza nel territorio bolognese? È aumentata la possibilità per loro, rispetto a trent’anni fa, di chiedere e ricevere aiuto?
L’iniziativa di Casa delle Donne di Bologna è partita trent’anni fa proprio in risposta all’assenza di una rete di sostegno per le donne vittime di violenza. Centrale nel progetto era la possibilità di aiutare le donne attraverso un’iniziativa che offrisse loro anche delle opportunità concrete di uscita dalla violenza, come poteva essere, ad esempio, avere l’opportunità di poter accedere a soluzioni abitative d’emergenza. Trent’anni dopo la Casa delle donne è in grado di attivare percorsi di sostegno a oltre 750 donne ogni anno, garantendo per molte di loro accoglienza all’interno di case rifugio. Ad oggi Casa delle donne gestisce 11 strutture che coprono fabbisogni molto diversi: dall’emergenza fino agli alloggi di transizione per l’accompagnamento verso l’indipendenza abitativa e lavorativa.
Un’ultima domanda: in che modo avete continuato e continuate a operare durante i periodi di lockdown?
La Casa delle donne è fin dall’inizio rientrata nelle attività essenziali e i suoi servizi sono rimasti aperti e fruibili a tutte le donne che ne avessero avuto bisogno dall’inizio della crisi sanitaria. Chiaramente tutte le attività si sono adattate alle richieste emerse dai vari protocolli e c’è una grande attenzione verso il rispetto delle normative. Quella che è cambiata è stata la possibilità per le donne di accedere ai nostri servizi in determinati periodi. Gli accessi però non si sono mai interrotti e infatti quest’anno il numero delle donne aiutate da Casa delle donne è rimasto sostanzialmente invariato rispetto a quello degli anni precedenti.
Sul sito del Festival troverete il programma per seguire tutti gli eventi.
Artwork di Chiara Reggiani
Con immagini di casa di Casa delle donne per non subire violenza di Bologna, Festival La Violenza Illustrata, Patrizia Pulga e l’illustrazione di Sara Colaone.