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Il valore della libertà e delle piccole cose: intervista al cantautore Larocca
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Il valore della libertà e delle piccole cose: intervista al cantautore Larocca

La migrazione dal sud al nord, la solitudine e il valore delle piccole cose: questi sono tre temi molto cari a Larocca, delicato cantautore cresciuto tra la Murgia e Milano e originario di Gravina in Puglia. Negli ultimi tre anni, Larocca ha pubblicato un disco, registrato una live session esclusiva in un ex convento, girato l’Italia con la sua band e collaborato con il collettivo Artist from Puglia, #iorestoacasa.

Oggi esce il suo nuovo singolo, “Corrente”, un brano che sprona al coraggio e alla libertà, di scelta, di amare, di lasciare andare, e che anticipa il secondo album, “Fatto d’Argilla”, vincitore del bando Puglia Sounds Records e Puglia.

In occasione dell’uscita del singolo, abbiamo fatto quattro chiacchiere con il cantautore sulle sue origini e sulla sua musica.

Sul tuo background territoriale, Murgia Vs Milano: quali sono tre cose per le quali la Puglia dovrebbe prendere spunto da Milano e viceversa, quali invece quelle che ti fanno mancare la Puglia quando sei al Nord e Milano quando sei al Sud? Sul tuo background musicale, quali sono i tre dischi che ti hanno cresciuto, da quando hai scoperto l’esistenza della musica, ad oggi, e quali sono quelli che hai ascoltato negli ultimi mesi?

La cosa che spesso mi manca, quando sono in Puglia, in particolare sulla Murgia, è quel fermento culturale che contraddistingue Milano, quella febbrile sensazione di scoperta e curiosità che ti fa crescere. Tuttavia, penso che la Puglia sia sulla buona strada, nonostante le limitazioni del periodo: qui si possono trovare energie e luoghi che non hanno nulla da invidiare a Milano. Ci sono delle splendide realtà in Puglia che si occupano di cultura, che offrono occasioni per mettere su progetti e collaborazioni davvero esclusive, ma forse manca un po’ di continuità e talvolta la capacità di far sistema. Quando sono a Milano invece mi manca tremendamente il cibo pugliese, un bel pezzo di focaccia, una mozzarella o il pane, in particolare il pane di Gravina in Puglia. Io sono un “panista”! Ma poi mi manca il mare. Anche solo sentirne il suo profumo, quell’odore salmastro, mi fa star bene. Non a caso il mare pugliese ormai è famoso in tutto il mondo.

Come ti approcci alla tua arte, quali sono i tuoi obiettivi, cosa cerchi, a cosa punti quando scrivi la tua musica? Quali sono i tuoi riferimenti in termini di liriche, sonorità, chi sono ə artistə che consideri illuminanti ed importanti, aə quali ti piacerebbe essere assimilato? Che cosa credi ti renda unico nel panorama musicale odierno? Qual è la peculiarità che ti caratterizza?

In realtà quando scrivo lo faccio prima di tutto per me stesso, per mettermi a fuoco o semplicemente per comporre qualcosa che mi fa star bene. Ci sono periodi molto intensi in cui riesco a scrivere un album intero in poco tempo, altri invece in cui non scrivo perché spesso non ho nulla da raccontare. Allora forse in quei momenti è meglio tacere. I miei genitori per fortuna, sin da bambino, mi hanno fatto sempre ascoltare buona musica, rock classico, blues e canzone italiana. Sono cresciuto a pane e Giorgio Gaber. Forse è l’artista italiano che mi ha dato di più. Amo il blues, l’RnB e il Soul, questa è la musica che scorre nelle mie vene. I miei artisti preferiti al momento sono Michael Kiwanuka e Benjamine Clementine, seguo con molta attenzione anche il nascente panorama RnB italiano, mi piacciono molto artisti come Mahmood, Ghemon, Ginevra, Venerus.  La mia peculiarità? Mi piace potermi evolvere, trasformare, sperimentare, mettendo insieme generi musicali diversi e collaborando sempre con persone nuove a me affini. Credo che questo mi faccia sentire un po’ diverso dagli altri, la mia propensione a fare sempre qualcosa di nuovo, senza dover per forza sentire di tradire me stesso o senza necessariamente peccare di incoerenza rispetto al percorso che ho intrapreso. La coerenza rischia di non far crescere, di diventare stagnante. Io voglio sempre sentirmi libero. Anche libero di sbagliare.

Cosa cerchi, cosa ti rapisce, quando ascolti un brano altrui? Cosa non vorresti mai arrivi alle tue orecchie? Se potessi costruire una tua personale line up per un Festival menzionando una decina di nomi, tra quelli in circolazione, in Italia, chi sceglieresti?

Cerco sempre l’emozione. Ci sono dei brani che mi hanno fatto piangere, altri sorridere. L’emozione è la prima cosa. Qualcuno l’ho già “spoilerato” prima però posso dirti sicuramente: Davide Shorty, Ainè, Neffa, Joan Thiele, Andrea Laslo de Simone, Iosonouncane.

“Fatto d’Argilla” è il tuo nuovo disco: qual è la canzone del disco alla quale sei più legato? C’è un messaggio, un filo conduttore che lega i brani che ne fanno parte? Quali sono le cose, gli aneddoti che dovremmo assolutamente sapere su questo lavoro di studio, che ritieni importante raccontarci?

La canzone a cui sono forse più legato dell’album è l’unica che non ho scritto io, una cover del brano “Sarò tua”, scritto da Rosamaria Divella, mia nonna. Nel primo disco avevamo inserito la sua voce che apriva e chiudeva il disco, il brano l’avevamo ritrovato in una cassetta che aveva registrato mia madre negli anni Settanta. In “Fatto d’Argilla” invece ho voluto cantarla io, accompagnato dal pianista Nicolò Petrafesa. È stato bello ed emozionante cantare questo brano, mi ha riportato alle origini, a “Ventizerotre”.

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Migrazione e solitudine sono due tematiche a te care. Come si impara a stare da soli e quanto è importante sapere stare da soli? Come si impara invece, a stare lontano da casa, dai propri affetti, a costruirsi una famiglia “parallela” a quella di sangue, che sia un porto sicuro quando non abbiamo vicino, per disparati motivi, quella di sangue? Quali sono i suggerimenti che daresti a chi si appresta a iscriversi a un’università lontana dal posto in cui è natə, o ad andare a lavorare in un’altra città o in un altro Paese?

Io ho imparato a stare solo, ad approfondire il rapporto che ho con me stesso. Credo che questa sia una delle conquiste più importanti che ho fatto negli ultimi anni. Che non significa chiaramente non doversi circondare di amici o non innamorarsi, anzi il contrario! È molto complesso costruirsi dei legami importanti lontano da casa, soprattutto perché le nostre vite diventano sempre più liquide e quindi è difficile instaurare dei rapporti di amicizia o d’amore duraturi perché essi richiederebbero tempo, cura, dedizione ma il tempo si fa sempre più inafferrabile. Per fortuna c’è la tecnologia che ci aiuta a rimanere in contatto, malgrado sia consapevole che non basti. Credo che ciascuno debba poter fare la miglior scelta possibile rispetto alle possibilità che ha e a quello che gli piacerebbe fare. Seguire le proprie passioni è sempre la risposta migliore alle decisioni che dobbiamo prendere.

Durante il 2020 hai aderito al collettivo Artist from Puglia, #iorestoacasa: avete in cantiere nuove iniziative insieme? C’è collaborazione, solidarietà, nel panorama musicale attuale in Italia?

È stata un’esperienza davvero speciale: il collettivo è formato da bravissimə musicistə ma soprattutto amicə. Al momento non ci sono in cantiere nuove iniziative, ma chissà… C’è molta solidarietà nel mondo della musica, tra artistə, musicistə quindi collaborare risulta necessario, perché la musica è soprattutto condivisione. Inoltre, è sempre importante confrontarsi con altrə artistə e musicistə, darsi una mano a vicenda e fare esperienze insieme.

Chiudiamo l’intervista come abbiamo iniziato, per allontanarci dal trittico Taranta-Sud Sound System-Caparezza che salta alla mente appena si parla di Puglia e musica, e chiederci di farci qualche nome, di emergenti, che a tuo parere si faranno notare per il talento e per la proposta artistica.

In Puglia c’è sempre una bella energia, c’è voglia di confrontarsi e sono tanti i musicisti con cui collaboro che hanno dei progetti meravigliosi. Molti di questi sono anche miei compaesani: per esempio, il compositore Carmine Calia, la Band Organic, gli How Project, Il Guaio. Poi mi piace molto anche il cantautore Renzo Rubino e come non citare Antonio Diodato, ormai un’icona nel panorama musicale italiano.

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