Articolo di Pietro Balestra
Riflettendo sull’hashtag #leimeritaspazio, mi vengono in mente tanti nomi, non solo di autrici che ho studiato all’università, di donne famose… Ma anche di amiche che concretizzano le loro passioni in progetti degni d’esser sostenuti. E qual mezzo migliore di Bossy per promuovere l’azione di donne che fanno cose belle non solo per se stesse o per le altre donne, ma per tutt*?
In particolare, penso a Lara, un’amica conosciuta più di dieci anni fa in una vacanza studio a Dublino. Una ragazza sopra le righe, consapevole e fiera di esserlo, molto diretta e schietta, non ha mai avuto paura di essere se stessa ed è sempre stata pronta a rispondere a tono a chi l’avrebbe voluta un po’ meno se stessa. Oltre alla profonda ammirazione e anche all’empatia che ho sempre provato, quel che mi ha spinto a non perderla di vista negli anni è che è anche una ragazza con una cultura che spazia dalla filosofia ai giochi da tavolo, passando per i libri e i fumetti – che sono i suoi argomenti forti. Tra queste cose tra di loro molto diverse, Lara traccia dei fili che condivide su Youtube e su un blog abbinato al canale.
Ma, a conti fatti, il modo migliore per parlarvi di Lara è far parlare Lara stessa, perciò un giorno le ho mandato un messaggio su Whatsapp e, da lì, è uscita questa intervista.
PIETRO: «Ciao Lara! Riguardando un tuo vecchio video, ho pensato che, quando andavo al liceo, le ragazze appassionate di videogiochi e fumetti erano un po’ bistrattate: dovevano giocare a/leggere determinate cose, altrimenti erano considerate strane. Nel frattempo, suddette “cose da ragazze” erano considerate stupidaggini. Così ho pensato: tu sei sia donna sia attivamente coinvolta nella nerd culture. Ti piacerebbe parlare della tua esperienza e delle tue opinioni in un’intervista?»
LARA: «Ciao Piè! È strano rispondere alle tue domande passando per una tastiera, ma farò del mio meglio.»
P: «Innanzitutto dovrò presentarti ai lettori, perciò dimmi: com’è nata la passione per le storie?»
L: «Mi piacerebbe raccontarti una bella storia poetica su come io mi sia innamorata della fiaba tal dei tali sulla cima del monte Fuji, ma la verità è che non me lo ricordo. Però sono dotata di una discreta memoria e posso dirti che è una cosa antecedente all’imparare a leggere: mi facevo raccontare storie e me ne raccontavo anche prima di imparare a mettere insieme le lettere sulla carta. Sono un creaturino fatto di storie, che ti devo dire…»
P: «Ci assomigliamo molto in questo. Io, però, ho sempre trovato difficile ciò che tu, invece, fai con tanta naturalezza: condividere. Quindi, perché Youtube?, ti chiedo.»
L: «Tralasciando la lacrimevole storia della persona che scrive a se stessa sul suo quadernetto, saltiamo a gennaio 2014, quando ho deciso di registrare il mio primo video su Youtube. Guardo un video che vorrebbe essere una recensione di Capitan Harlock. Mi sento rivoltare le budella e penso: “e se, invece di lasciare un commento passivo-aggressivo, dicessi la mia sullo stesso argomento?”, così è nato il mio primo video. Dopo tanti video graditi, la mia molla è stata un video che avevo trovato rivoltante. Temo che questo dica molto del tipo di persona che hai scelto di frequentare. Fatti delle domande».
P: «Ma Lara, è proprio per il tuo mordente che te se ama! Restando ancora sul personale, hai mai pensato di scrivere una tua storia?»
L: «Non mi sono limitata a pensarlo, ne ho anche scribacchiata qualcuna. Ciò che ho davvero concluso, però, temo siano diverse poesie, un paio di canzoni e una tesi di laurea. Non sei uno scrittore finché non apponi la parola fine? Beh, in tal caso ho scritto poesie e storie su di un uomo canuto chiamato Platone – rileggo queste righe e temo di avere un’idea molto precisa di dove archivieranno le mie memorie: non mi sbilancio, ma spero almeno che il posto abbia una bella ragnatela. In linea più generale scrivo articoli per i miei blog da anni, dai primi concentrati di acido e catrame fino alle più recenti segnalazioni di libri e fumetti, ma immagino che questa sia un’altra faccenda.»
P: «Ora che abbiamo raccontato qualcosa di più su di te, passiamo alla tua opinione riguardo i nostri argomenti caldi: qual è il ruolo delle donne nella comunità nerd?»
L: «Questa domanda è buffa perché non credo che esistano “donne” nerd, né che esista una qualsiasi comunità “nerd”. In sostanza siamo misantropi che finiscono a frequentare gli stessi posti senza avere la minima intenzione di comunicare tra loro. Tutto ciò che si crea da questo presupposto è contingente. Sono un lettore attento, la cosiddetta comunità se ne accorge prima di accorgersi che sono una femmina… La maggior parte delle volte. Il fatto che io vesta in maniera eccentrica aiuta: commentare i capelli blu è molto più semplice di dover parlare del tempo. Al contrario, temo di dover dire che sono un po’ troppo contenta di aver perso una taglia di reggiseno insieme a qualche chilo in Adipose. Per qualcuno che si presenti come un uomo, il primo approccio sarà più semplice, ma se non conosci le parole “pepperoni pizza” non avrai possibilità di integrarti. Sia tu un vulcaniano, un canadese o un qualsiasi homo sapiens, o quelle parole ti dicono qualcosa, o non lo fanno.»
P: «Pensi le donne subiscano discriminazioni nei punti di ritrovo come fumetterie o negozi di giochi, videogiochi e modellismo..?»
L: «Esistono gruppi diversi, in alcuni è più difficile aggirare le scie di bava misto a viscido non meglio identificato… Ci sono passata. Anche qui, indossare soprattutto anfibi aiuta. Non sarà facile far cambiare idea a chi ci si troverà davanti, ma tirare un d20, giocare quella carta, leggere quel fumetto… sono tutti passi che consiglio di compiere. La barriera di genere in questi ambienti è un muro di Berlino che può e deve essere abbattuto».
Per quanto riguarda i personaggi femminili nei fumetti, Lara mi fa presente che è intervenuta in un video sul canale Altroquando, gestito da Filippo, appassionato della nona arte e oltretutto coinvolto nell’attivismo LGTBQIA+.
Guardo il video, m’iscrivo al canale, pranzo guardando un paio di altre fatiche della mia nuova scoperta, poi chiedo a Lara:
P: «Nel video di Filippo al quale hai preso parte, spieghi che è importante che le ragazze e le donne abbiano personaggi femminili in cui rispecchiarsi. Approfondiamo questo punto, ti va?»
L: «Le storie cambiano con il mondo, ma sono convinta che il mondo cambi con le storie. Questa risposta non è questione di opinioni, posso ricondurla ai fatti. I giapponesi non scrivevano storie con protagoniste femminili. Le donne non compravano fumetti. Una casa editrice ha provato a pubblicare storie pensate per il pubblico femminile, scegliendo storie con protagoniste femminili plausibili. Le donne hanno cominciato a comprare fumetti. Questa è, in soldoni, la nascita di uno dei generi più prolifici del fumetto giapponese: lo shojo. Lo ripeto spesso, ma per mio padre era inconcepibile che io volessi giocare con i suoi soldatini o che volessi una nuova pista per le macchinine. Finché non ho letto di Josephine March in Piccole Donne non ho trovato un personaggio che mi somigliasse. L’identificazione è importante, dall’ingrediente riconosciuto in una ricetta al personaggio vicino a noi in un libro o in fumetto. Finché non si trovano certi elementi non si può credere che leggere possa essere un’esperienza sensazionale. Sono stata depressa tanti anni, so cosa vuol dire farsi passare tutto addosso senza trarne la benché minima gioia. Quello non è leggere, quello è a malapena mettere insieme le lettere. Peggio dell’analisi grammaticale. Offrire più possibilità di identificarsi è (anche) offrire più possibilità di amare l’azione stessa del leggere.»
P: «Sono d’accordissimo! Tu ritieni che l’attuale offerta di personaggi femminili sia adatta allo scopo?»
L: «Sì, ritengo che l’offerta attuale offra uno spettro ampio di soggetti in cui potersi riconoscere o da cui volersi allontanare completamente. Posso farti diversi nomi che hanno influenzato il mio guardaroba, ma (cosa più importante) posso citarti autori e personaggi che hanno rifinito il mio pensiero politico, e più in generale, la mia visione del mondo».
P: «Credi esistano storie per uomini e storie per donne, oppure anche agli uomini potrebbe far bene scoprire personaggi femminili e viceversa?»
L: «Credo che esistano storie pensate per un pubblico femminile e viceversa. Nasconderlo sarebbe sciocco da parte mia: si tratta di ottiche di marketing e studi sul prodotto, si tratta di un’industria che cerca di soddisfare tutti i suoi consumatori. Ma il punto per me è un altro: esistono storie pensate con qualcuno in mente, sia essa una musa ispiratrice o il bassotto della vicina. Nessuno vieta a chiunque di investire qualche minuto del suo tempo per leggerla, anche se non si ha nulla a che spartire con l’ispirazione di partenza.»
P: «D’altronde, se ci fossilizzassimo sulle storie e sui personaggi che rispecchiano la nostra sensibilità, non cresceremmo come persone… Secondo te, come possiamo spingere gli altri a far questo sforzo di uscire da sé per avvicinarsi a qualcosa di diverso, se non addirittura opposto?»
L: «Nei gruppi di lettura e nelle sfide invito i partecipanti a non adagiarsi solo su ciò che conoscono, li invito ad azzardare la mensola accanto o la libreria dall’altra parte della strada. Sembrano piccoli passi, ma leggere di donne che hanno provato a leggere Lanterna Verde perché ho dimostrato loro che avrebbero trovato qualcosa di loro gradimento è stata la dimostrazione che molte donne non leggono certi fumetti solo perché non credono possano fare per loro. La copertina è una confezione figlia di mille ragionamenti fatti da altri e non da te come lettore. Vuoi sapere qual è il mio consiglio? Si tratta della parafrasi di una frase di un noto chef: quella storia ti sembra faccia per te? Leggila».
Lara non si definisce femminista – neanche anti-femminista, se è per questo, semplicemente non è un argomento per il quale sente il bisogno di darsi un’etichetta –, ma, come emerge anche dalla nostra chiacchierata, è senz’altro per «la parità politica, sociale ed economica tra i sessi».
Chiudo Whatsapp, comincio a lavorare all’articolo e penso che il suo lavoro dimostra che la cultura non ha genere, bensì è per tutt*. Perciò io sostengo Lara meriti spazio e v’invito caldamente a seguirla, anche se non siete amanti dei fumetti. Chissà che Lara non possa farvi cambiare idea!