Il Brasile è il quinto Paese con il più alto tasso di femminicidio al mondo. La maggior parte delle morti avviene in ambito domestico e sono commesse dai rispettivi compagni
Antropologa, scienziata politica ed esperta in pubblica sicurezza, Jacqueline Muniz è oggi una delle personalità di peso del dibattito sulla pubblica sicurezza in Brasile. Professoressa del Dipartimento di Sicurezza Pubblica della UFF (Universidade Federal Fluminense, NdT), è la fondatrice della Rede de policiais e Sociedade civil da América Latina e membro del Fórum brasileiro de segurança pública. A suo avviso, la legge che rende flessibile il porto d’armi è un problema di insicurezza collettiva. “Lo sappiamo tutti che l’accesso facilitato alle armi favorisce la pratica di suicidio, incidenti fatali che coinvolgono bambini e ragazzi e che stimola anche il femminicidio”, sottolinea.
Nella sua valutazione, quello che c’è dietro è l’idea di proprietà, potere di comando e potere di possesso. “E in Brasile, chi è il padrone delle donne? L’uomo. Chi è il padrone del lavoratore? Il capo. I luoghi hanno un proprietario, le cose pure”. Jacqueline crede che così si vada a stimolare la conflittualità sociale, poiché tutto ciò accade in uno scenario estremamente disuguale, di cittadinanza disuguale.
“Rendere comune l’idea secondo la quale ogni persona può detenere quattro armi, in realtà, imporrebbe un costo al cittadino pari a R$ 40 mila (10mila euro circa, NdT). Chi li può spendere questi soldi? È questo il vero problema. Facendo così, stiamo affermando il potere di comando, i privilegi, i poteri di possesso. Le armi hanno razza, sesso, genere. Ed è questo che gli “aggressivi politicamente scorretti” (con questa definizione si fa solitamente riferimento agli elettori del neo Presidente di estrema destra Jair Messias Bolsonaro, che si dicono “stanchi del politicamente corretto”, NdT) non sono capaci di dire pubblicamente. Non si tratta di migliorare la pubblica sicurezza, né tantomeno di far sì che il cittadino si senta più sicuro in ambito domestico. Si tratta invece della riproduzione di meccanismi di disuguaglianza.”
Femminicidi nel RS sono aumentati del 41% nel 2018
Lo scorso anno, un rapporto della Secretaria de segurança pública del Rio Grande do Sul (il Rio Grande do Sul è lo Stato più a sud del Brasile, NdT) ha registrato 117 femminicidi in questo Stato solo nel 2018. Il numero è cresciuto del 41% rispetto all’anno precedente, durante il quale 83 donne sono state assassinate nello Stato per questioni di genere.
È il più alto numero registrato dal 2012, in cui 101 donne sono state vittime di femminicidio. La maggior parte dei casi è dovuto a violenza domestica. Anche i tentativi di femminicidio sono in crescita, passando da 324 nel 2017 a 355 casi nel 2018.
Per l’avvocata e coordinatrice esecutiva della Ong THEMIS – Gênero, Justiça e Direitos Humanos, Renata Teixeira Jardim, il decreto (che facilita la compravendita e il porto d’armi, NdT) ha un impatto diretto sulla sicurezza delle donne, le più grandi vittime della violenza dentro casa. “L’estensione dell’accesso alle armi da fuoco dentro casa potrebbe aumentare il numero di donne uccise, soprattutto perché attualmente molti dei casi di denuncia sono registrati con armi non letali, il che, nella maggior parte dei casi, garantisce che queste aggressioni rientrino nelle statistiche di tentativi e non di consumo del femminicidio”.
Renata Teixeira Jardim reputa che molte donne potrebbero smettere di denunciare e di interrompere le relazioni abusive in cui si trovano per paura della reazione dei loro aggressori. “La facilità dell’accesso alle armi o anche la loro presenza in casa è uno dei principali fattori che potrebbe portare al femminicidio. Ciò è un segno di pericolo per le donne, come dimostrato da diverse ricerche e protocolli di rischio. Soltanto nei primi 15 giorni del 2019, i femminicidi sono aumentati del 50%”, ribadisce l’avvocata.
Secondo lei, le donne assistite da THEMIS dimostrano già preoccupazione con il nuovo scenario brasiliano, guidato da un governo che non intraprende nessuna azione effettiva per la promozione dei diritti delle donne. “Questa settimana abbiamo assistito a una donna sotto protezione il cui aggressore è in galera poiché ha violato tale misura. Lei ci ha raccontato che la sua paura è che le succeda qualcosa di peggio. Nella settimana scorsa, infatti, la sua casa è stata colpita da più di 20 colpi di pistola. Lei crede che ciò sia stato ordinato dal suo ex compagno, il suo aggressore. Subito dopo l’incidente, ha chiamato i vicini di casa per sapere chi avesse sparato. Aveva molta paura, ha detto che ogni volta che accende la TV, vede notizie di donne uccise”, racconta ancora l’avvocata.
I numeri sono da paura
Una ricerca condotta tra marzo del 2015 e marzo del 2017 dal Cnmp (Conselho Nacional do Ministério Público) trae delle considerazioni sui due primi anni della legge brasiliana nº13.104/2015, ovvero quella che definisce il femminicidio. I dati rivelano che la polizia in Brasile apre una nuova indagine ogni tre ore per indagare possibili nuovi casi di femminicidio.
Ci sono 5.611 casi aperti, divisi fra denunce fatte dal Pubblico Ministero, investigazioni in corso, indagini archiviate e denunce tolte dall’ambito del femminicidio.
Ogni giorno, le questure in tutto il Paese sudamericano aprono otto indagini di questa natura, cifra che corrisponde a 234 ogni mese e a una media di 2.806 casi durante questi due anni di applicazione della nuova legge. Approvata il 9 marzo 2015, la legge descrive il femminicidio come le morti di donne vittime di violenza domestica e familiare, disprezzo o discriminazioni di genere.
Fonte
Magazine: Brasil de Fato – https://www.brasildefato.com.br/
Articolo: “Mulheres na mira das armas” – https://www.brasildefato.com.br/2019/02/04/mulheres-na-mira-das-armas/
Autrice: Katia Marko
Data: 4 febbraio 2019
Traduzione a cura di: Bruna A. Paroni