Le Paralimpiadi di Tokyo, iniziate il 24 Agosto, hanno ospitato circa 4.400 atletə, 539 eventi, tra 22 discipline. Tra le tante organizzazioni sportive mondiali, il movimento paralimpico ha una struttura di competizione unica che consente la ricerca dell’eccellenza da parte di atletə con una vasta gamma di disabilità, da relativamente lievi a gravi. I giochi sono organizzati e consegnati dal Comitato Paralimpico Internazionale (CPI, a livello internazionale IPC, International Paralympic Committee). La sua visione è quella di “creare un mondo inclusivo attraverso lo sport” e diverse iniziative recenti dimostrano la leadership globale del Comitato in questo settore.
Alcuni esempi di ciò sono il recente accordo dell’IPC con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per promuovere la diversità e l’equità nello sport, e il proprio ruolo in WeThe15, un movimento dedicato a porre fine alla discriminazione contro le persone con disabilità.
L’equità rimane difficile da raggiungere, anche per il CPI
Nonostante tutto, il lavoro richiesto ai Governi e alle organizzazioni sportive per rendere le loro politiche e procedure più inclusive può essere complesso, impegnativo e difficile da realizzare. Il CPI stesso – e le regole usate per determinare la realizzazione degli eventi nel programma Paralimpico – sono l’esempio emblematico. Esiste una regola per realizzare gli eventi, la “viability rule”: tra le altre cose, un evento competitivo individuale alle Paralimpiadi deve includere almeno 10 atletə provenienti da almeno quattro Paesi nella classifica mondiale. Questa regola è necessaria perché il numero degli eventi nel programma può variare da un gioco Olimpico a un altro. Se il numero degli eventi deve essere ridotto, sono previsti criteri chiari e trasparenti che determinano quali competizioni debbano essere escluse. Ad esempio, il CPI ha informato i comitati paralimpici nazionali che ci sarebbero stati meno eventi di nuoto ai Giochi di Parigi 2024 rispetto a Tokyo. Sfortunatamente, tutti gli eventi individuali che sono stati rimossi erano per nuotatorə con le disabilità più gravi, quellə delle classi S1 e S2 con condizioni come la tetraplegia completa o la grave paralisi cerebrale. Al contrario, non sono state rimosse le medaglie individuali per atletə con disabilità meno gravi, quellə delle classi S9 e S10 a cui potrebbe, ad esempio, mancare parte (o un’intera) mano.
La viability rule è ingiusta
Questa regola della viability esemplifica la differenza tra uguaglianza ed equità. La regola si applica ugualmente a tuttə ə atletə paralimpicə, ma non è equa per tre ragioni principali. In primo luogo, ə atletə con disabilità più gravi affrontano maggiori barriere alla partecipazione allo sport rispetto ad atletə con condizioni meno gravi. Nel nuoto, ad esempio, unə atleta S9/S10 può allenarsi con una squadra composta da persone senza disabilità e unə allenatorə che richiede poche conoscenze specialistiche sulla disabilità. Questə atletə inoltre non necessitano di strutture con accesso per disabili. La maggior parte deə atletə S1/S2, invece, necessita di sessioni individuali con unə allenatorə che abbia una notevole conoscenza specialistica della disabilità e che lavori in strutture con parcheggi accessibili, spogliatoi e ingresso in piscina. ə atletə S1/S2 hanno anche disabilità complesse e richiedono cure mediche multidisciplinari per partecipare in modo sicuro ed efficace.
In secondo luogo, aə atletə con disabilità gravi non sono garantite le protezioni offerte dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità allo stesso modo deə atletə con disabilità meno gravi. Questo perché l’articolo 30.5 protegge la partecipazione allo sport da parte di persone con disabilità solo se le sistemazioni richieste sono ritenute ragionevoli. Sfortunatamente, moltə atletə con gravi disabilità richiedono adeguamenti – modifiche degli spazi, competenze mediche – che non ci si può ragionevolmente aspettare da molte organizzazioni sportive comunitarie. Pertanto, le organizzazioni comunitarie possono escludere – e lo fanno – le persone con disabilità gravi, ma soddisfano comunque i requisiti della convenzione.
In terzo luogo, paragonatə aə atletə con disabilità meno gravi, ci sono disincentivi associati alla selezione di atletə con disabilità gravi nelle squadre nazionali. Ad esempio, ə atletə con gravi disabilità spesso richiedono il proprio personale di supporto, alloggi accessibili e strutture di allenamento, nonché formazione e organizzazione del viaggio personalizzate, il che rende i viaggi locali e internazionali più difficili e costosi.
Meno eventi per coloro con serie condizioni
È logico che maggiori barriere alla partecipazione per questə atletə riducono la probabilità che vengano soddisfatti i criteri della viability rule. Ciò sta avendo un effetto deleterio significativo sulla loro partecipazione all’evento di punta del movimento: i Giochi Paralimpici. Come illustra il grafico, il numero di eventi di nuoto per atletə S1/S2 è stato costantemente basso negli ultimi 20 anni e sta diminuendo.
Non ci sono state nuotatrici S1 ai Giochi di Tokyo di quest’anno. E il programma di nuoto di Parigi 2024 non avrà alcun evento S1 per la prima volta da quando l’attuale sistema di classificazione è stato introdotto, nel 1992. Inoltre, meno del 5% delle competizioni individuali a Parigi sarà per gli atleti S2, tutti uomini. Ciò significa che un’atleta come Yip Pin Xiu di Singapore potrebbe mancare. Xiu ha vinto due ori negli eventi di nuoto S2 ai Giochi di Rio 2016 e un oro e un argento ai Giochi di Pechino 2008. Ha gareggiato anche a Tokyo. Tuttavia, se non ci sono eventi femminili S2 a Parigi, potrebbe non essere in grado di partecipare. Al contrario, ə atletə delle classi S9/S10 avranno sei volte più eventi deə atletə S1/S2. Il CPI riconosce le barriere uniche affrontate dalle persone con gravi disabilità che desiderano praticare sport. Una delle sue priorità strategiche è aumentare la loro partecipazione agli sport in tutto lo spettro. Perciò, la rimozione degli eventi per questə atletə dal programma paralimpico è controproducente.
La legittimità delle Paralimpiadi dipende dall’inclusione
La ricerca del CPI di un mondo più inclusivo attraverso lo sport è onorevole e lodevole. Tuttavia, per essere efficace, deve iniziare con una rigorosa revisione delle proprie politiche e procedure per assicurarsi che, come organizzazione, sia l’esempio da seguire. Questo significa rivedere la viability rule degli eventi, per far sì che sia più giusta, e reintegrare le competizioni per atletə con molte necessità di supporto, nel programma di Parigi. Il CPI dovrebbe anche ristabilire il Comitato per ə Atletə con Elevate Esigenze di Supporto (Committee for Athletes with High Support Needs, NdT), che ha il compito di garantire che tutte le regole e le politiche sportive del CPI siano eque e inclusive.
Questo è fondamentale perché, nel lungo periodo, la legittimità del movimento paralimpico dipende non solo dal mantenimento, ma dall’aumento della presenza di atletə con serie disabilità ai Giochi.
Fonte
Magazine: The Conversation
Articolo: The Paralympics strive for inclusion. But some rules unfairly exclude athletes with severe disabilities
Scritto da: Ian Dutia e Sean Tweedy
Data: 23 agosto 2021
Traduzione a cura di: Caterina Fantacci
Immagine di copertina: Arisa Chattasa
Immagine in anteprima: freepik