Articolo di Parola di Quattrocchi
Durante la mia adolescenza ho attraversato una fase fantasy e c’era chi continuava a ripetermi che dovevo leggere anche altri generi narrativi.
Per me non era possibile, non riuscivo a leggere altro che romanzi con creature e luoghi immaginari.
Perché?
Me lo sono chiesta spesso perché nessun’altra forma di narrativa mi andasse bene in quegli anni e la risposta è arrivata solo dopo essermi dedicata (finalmente, come mi è stato detto) ad altro: il fantasy mi ha mostrato punti di vista nuovi. Oltre che avermi dato la possibilità di capire me stessa. Come genere narrativo ha i suoi difetti, ma riesce a creare un legame con il lettore facendo leva sui suoi stessi problemi.
Durante l’adolescenza mi sentivo spesso dire che non ero “né carne né pesce”, una condizione di indecisione che mi faceva sentire ancora più in bilico. Eppure sapevo benissimo cosa non volevo essere – discriminata – e di cosa voler fare parte: di una società che mi accettasse. E lo dico con la consapevolezza di essere fortunata in quanto bianca, cisgender ed etero, il che ha reso la mia vita molto più semplice rispetto a quella di altre persone che ho incontrato e conosciuto. La condizione in cui mi trovavo era delineata in modo perfetto in ognuno dei fantasy che mi ha accompagnata dalla quinta elementare. I personaggi di quelle storie soffrivano della stessa identica cosa: venivano bistrattati perché diversi, perché non conformi a un canone stabilito. Stabilito da chi? Questo non era sempre molto chiaro: a volte era un pensiero così radicato, così comune, che a nessuno veniva in mente di fermarsi un attimo per capire da dove fosse partito tutto. Nemmeno a me, che leggevo quei racconti con avidità a lume di lampadina (è così che sono diventata una Quattrocchi, aiutata anche dall’occhio pigro che mi ritrovavo).
Era un dato di fatto quello della discriminazione, perché non è mai stato qualcosa di immaginario, di fantasy. Era proprio così che funzionava nella realtà. Alla faccia di chi mi diceva di leggere libri più concreti! I fantasy mi raccontavano che nonostante la mia età potevo anche pensarla diversamente dagli altri, che potevo fare la differenza.
Nei fantasy si affrontano i temi della diversità religiosa, etnica e di genere, che possono portare a casi di bullismo, razzismo e sessismo: tutti temi di un certo calibro che necessitano di essere trasmessi nel modo giusto alle nuove generazioni. Non credo infatti sia un caso che la maggior parte dei fantasy sia concepita per gli adolescenti, a partire dalla giovane età dei protagonisti. Questo aspetto offre la possibilità di immedesimarsi, di portare chi legge alla soluzione insieme al o alla protagonista. Il percorso attraverso cui vediamo crescere i personaggi ci mostra la fatica da compiere per superare il senso di oppressione che si prova all’interno della società e in genere si arriva a raggiungere una condizione di difficoltà tale da farci sentire spacciati. Poi la trama ha una svolta, quella verso la libertà e il lieto fine. Un aspetto che mi sono trovata a criticare in più occasioni, proprio perché a prima vista i fantasy sembrano tutti uguali.
E in un certo senso è così: come nelle favole per bambini si può notare una linearità nel racconto, utile a evidenziare i passaggi più importanti e impegnativi, così che il lettore abbia tutto il tempo di assorbirli, farli propri e magari metterli in pratica nel quotidiano. Ricordo comunque il misto di sensazioni provate una volta letto il finale, che faceva vincere i buoni e schiattare i cattivi: da una parte mi sentivo sollevata, dall’altra venivo divorata dalla frustrazione; e questo perché per me la battaglia non era ancora finita, anzi, non era veramente iniziata.
Sarò sempre grata a tutti i libri fantasy che ho letto. Mi hanno fatto conoscere i punti di vista degli altri, oltre ad aiutarmi a inquadrare me stessa secondo i miei criteri. E nel tempo ho definito con sempre maggiore chiarezza che sono sempre stata femminista, anche se non lo sapevo.
Per concludere, vorrei consigliarvi di leggere due storie fantasy:
● Cronache del mondo emerso, di Licia Troisi. Il primo volume mi è piaciuto molto e ricordo ancora che avevo provato a chiedere ai miei genitori di farmi i capelli blu come la protagonista, senza successo;
● La guerra degli elfi, di H. Brennan. Saga che vi consiglio di leggere fino al terzo libro, e di fermarvi. Qui viene riscattato il nome di Aurora, perché la principessa descritta è una politica nata.