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#leimeritaspazio: Martha C. Nussbaum, da Socrate ai diritti degli omosessuali
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#leimeritaspazio:
Martha C. Nussbaum,
da Socrate ai diritti degli omosessuali

Articolo di Pietro Balestra

Martha Craven Nussbaum è una filosofa statunitense contemporanea. Formatasi come antichista, spostatasi poi sull’etica, sul femminismo e la filosofia politica, impiega i suoi studi classici per analizzare la contemporaneità.
Pressoché assente nei libri di testo della scuola superiore, già più di frequente trattata nelle aule universitarie, Nussbaum è la prova vivente dell’importanza pratica della filosofia.
Vorrei raccontarvi un aneddoto come esempio, ma prima occorre che io faccia una breve premessa giuridica.
Se l’Italia e la maggior parte delle democrazie dell’Europa continentale sono paesi di Common law, gli Stati Uniti d’America sono un paese di Civil law. Mentre nel primo caso i giudici sono tenuti a deliberare applicando i codici, nel secondo i giudici suddetti devono interpretare i codici, e le loro sentenze creano dei precedenti per le successive situazioni analoghe. Proprio per tal motivo spesso i giudici americani si avvalgono del parere di esperti, com’è accaduto per il caso Romer v. Evans (1996).
Nel 1990, il governatore dello stato del Colorado Roy Romer aveva promosso degli ordinamenti che avrebbero tutelato i cittadini omosessuali dalle discriminazioni in ambito lavorativo e politico. In risposta, il CFV (Colorado for Family Values), nella persona di Will Perkins, raccolse le firme per indire un referendum sull’Emendamento 2, il quale avrebbe invalidato l’operato di Romer, sostenendo che alle minoranze non dovesse essere riconosciuto nessun diritto speciale. L’Emendamento fu approvato con il 53,4%, ma la sua costituzionalità fu messa in dubbio, perciò fu condotto a processo dinanzi la Corte Suprema, che coinvolse nel dibattito i filosofi. Martha Nussbaum sedeva tra questi e portò la letteratura platonica in favore del riconoscimento dei diritti dei cittadini gay e lesbiche – per approfondire, consiglio la lettura di Disgusto e umanità di Martha Nussbaum (saggio che analizzerò tra poco) e di L’orientamento sessuale: cinque domande tra diritto e filosofia (2015) del professor Gianfrancesco Zanetti.
Si concluse che tutelare le minoranze dalle discriminazioni non equivaleva a riconoscere loro dei privilegi, perciò l’Emendamento 2 fu abrogato, sancendo un’importantissima vittoria per la storia delle battaglie politiche degli omosessuali.
La filosofia di Martha Nussbaum è stata fondamentale nelle lotte per la parità e dei diritti LGBTQIA+, perciò io sostengo lei meriti (più) spazio!
Nel mio articolo approfondirò il pensiero dell’autrice presentandovi due saggi che a me piace definire gemelli: Disgusto e umanità: l’orientamento sessuale di fronte alla legge (2010) e La nuova intolleranza: superare la paura dell’islam e vivere in una società più libera (2012).

Entrambi i saggi trattano problemi che attanagliano la democrazia occidentale odierna (rispettivamente l’omofobia e l’islamofobia), partendo dall’analisi filosofica di due emozioni e dal loro indebito sfruttamento nella comunicazione politica conservatrice. Parliamo di disgusto nel saggio del 2010, di paura in quello del 2012.
Esse, scrive Nussbaum, sono emozioni ancestrali, primordiali, che hanno a che fare con la sicurezza e la salute dell’individuo: la paura scatta davanti un pericolo immediato, stimolando la difesa o la fuga; il disgusto, invece, spinge ad allontanarsi da situazioni e sostanze potenzialmente dannose per il fisico. Emozioni importantissime, quindi, ma incapaci di stimolare un ragionamento razionale, perché estremamente primordiali. Capita, dunque, che, davanti una reale situazione di pericolo e instabilità come quella dell’odierna crisi economica, paura e disgusto siano incapaci di comprendere la complessità del problema, perciò spingano gli individui a incarnarlo in altri esseri umani, specificatamente in gruppi sociali che rappresentano minoranze e hanno sempre occupato un ruolo marginale cui non è mai stata prestata la giusta attenzione, come gli immigrati (in particolare, oggi il focus è su quelli di religioni islamica), gli omosessuali, i transessuali… Di questo è ben consapevole l’ala più conservatrice della politica che, pertanto, ha scelto di fondare la sua azione politica sulla strumentalizzazione di paura e disgusto.
Non pensiate, però, si stia dicendo che “l’omofobia sta al disgusto come l’islamofobia alla paura”: le due emozioni si agitano sempre insieme negli individui, perciò Nussbaum parla anche di paura in Disgusto e umanità e di disgusto in La nuova intolleranza.
Gli omosessuali, da un lato, sono da sempre dipinti come disgustosi in quanto portatori di malattie veneree mortali, la sessualità gay in particolare è spesso indebitamente associata all’urina e alle feci – Nussbaum riporta alcune dichiarazioni del dottor Paul Cameron su AIDS e coprofagia, ma noi potremmo anche pensare alla nostrana dottoressa Silvana de Mari, entrambi medici affermati che sfruttano i propri titoli per portare avanti una campagna di discriminazione basata su generalizzazioni e falsità conclamate. Dall’altro, però, essi rappresentano anche una minaccia alla civiltà occidentale e al suo passato glorioso, in quanto portatori di valori opposti a quelli della complementarità dei sessi e della famiglia patriarcale, senza i quali – sostiene la destra – l’Occidente sarebbe destinato alla disfatta totale.
Ugualmente, da un lato gli immigrati mussulmani sono quotidianamente indebitamente confusi con i terroristi islamici, e sono perciò dipinti come gli invasori che (di nuovo) vogliono colonizzare l’Occidente per destituirne il potere, la storia e i valori – i più fantasiosi nelle schiere dei conservatori parlano di sostituzione etnica. Dall’altro, non possono certo mancare discorsi che puntano sulla carenza d’igiene, gli olezzi, la sporcizia, l’abitudine di urinare e defecare in pubblico… Fino al punto in cui individui di etnie molto diverse (magrebini, africani, mediorientali…) sono stipati in un’unica macro-categoria (“i negri” o, più educatamente, “i clandestini”).
Rimettendo al loro posto paura e disgusto per riattivare il principio di ragione, risulterebbe evidente che i discorsi sopraccitati non hanno alcun riscontro con la realtà, sono altresì banalizzazioni di problemi certamente reali (la crisi economica, la guerra, lo sfollamento…), ma estremamente più complessi. Risulterebbe altrettanto evidente che è doveroso, da parte dei governi democratici, non solo tutelare, ma anche stimolare la libertà religiosa – Martha Nussbaum dedica molte pagine all’importanza della coscienza individuale – e di espressione, anche sessuale. Inoltre, volendo spendere due parole sul terrorismo islamico, nessun partito politico che dica di voler salvaguardare la democrazia dovrebbe far ricadere su un intero gruppo le responsabilità personali di pochi.
Le politiche della paura e del disgusto portate avanti dall’ala più conservatrice della politica mirano a limitare le libertà personali in nome in una maggior sicurezza. Tuttavia, se la libertà è insindacabile, il valore della sicurezza è ambiguo: l’emergenza e la minaccia possono essere ora reali, ora inventate, quando non sono entrambe le cose allo stesso tempo.
La strumentalizzazione delle negatività dei cittadini e la conseguente disumanizzazione di un capro espiatorio non sono dinamiche a noi nuove, infatti, in entrambi i saggi, l’autrice menziona l’antisemitismo che ha contraddistinto la politica nazista durante la crisi economica che ha investito la Germania negli anni Trenta: vivendo ai margini della società, gli ebrei rappresentavano un gruppo prismatico che poteva essere dipinto ora come rozza e sudicia razza sub-umana (logica del disgusto), ora come pericolosa classe superiore che complottava per sottomettere l’Europa sotto il suo strapotere finanziario (logica della paura).
Paura e disgusto sono emozioni fondamentali per il nostro benessere, ma nel contempo mortifere se trascinate all’interno del discorso politico.

Illustrazione di Chiara Filincieri

Cosa fare, quindi?
Nussbaum esorta a destituire le politiche della paura e del disgusto, instaurando una politica dell’umanità, una politica fondata quindi sull’empatia e la responsabilità (cioè sulla cura reciproca), una politica che in ogni individuo riconosce un essere umano con un vissuto e delle emozioni che meritano di essere prese in considerazione.
Affinché ciò sia concretizzabile, occorre una democrazia che stimoli in ognuno l’immaginazione, quella facoltà-cerniera che stimola la razionalità passando per l’emotività. A tal motivo, in Disgusto e umanità la filosofa esalta l’impegno sociale e politico del film Milk e della serie televisiva Will & Grace; parallelamente, in La nuova intolleranza, consiglia di recuperare la letteratura per l’infanzia, in particolare le storie di Marguerite de Angeli, autrice che affronta sovente il tema della diversità.
L’esercizio dell’immaginazione è strettamente connesso alla pratica della vita esaminata, quella del filosofo ateniese Socrate, che invitava i suoi concittadini a non arrendersi davanti i dogmi imposti, ma interrogarsi continuamente circa la verità.
Quel che più colpisce di Martha Nussbaum, il motivo per il quale sostengo lei meriti spazio, è innanzitutto la sua capacità di inserire un discorso sull’importanza delle emozioni e dell’irrazionalità all’interno di un discorso razionale più ampio circa l’individuo, la società e la politica, infondendo nei lettori più accorti speranza, progettualità e propositività.

Edizioni di riferimento:
Martha Craven Nussbaum, From disgust to humanity: sexual orientation and constitutional law (2010); trad. it. di Stefania de Petris, Disgusto e umanità: l’orientamento sessuale di fronte alla legge, Milano: il Saggiatore, 2011;
Martha Craven Nussbaum, The new religious intolerance: overcoming the politics of fear in an anxious age; trad. it. di Stefania De Petris, La nuova intolleranza: superare la paura dell’Islam e vivere in una società più libera, Milano: il Saggiatore, 2012.
Consiglio bibliografico:
Gianfrancesco Zanetti, L’orientamento sessuale: cinque domande tra diritto e filosofia, Bologna: il Mulino, 2015.

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