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#leimeritaspazio: Rosa Luxemburg, quando la rivoluzione è donna
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#leimeritaspazio: Rosa Luxemburg, quando la rivoluzione è donna

Crescendo ho faticato molto per trovare delle figure politiche femminili di riferimento che non fossero contemporanee. Interessata alle grandi rivoluzioni della storia e ai loro protagonisti le difficoltà sono aumentate; le donne che incontravo nel mio percorso di ricerca e identificazione erano spesso relegate a ruoli più marginali, affacciate alla vita politica senza mai esserne totalmente coinvolte. Supporti fondamentali, reali figure di spicco dei loro tempi, eppure non mi abbandonava la sensazione che fossero sempre svilite in qualche modo nel loro essere anche donne politiche, anche rivoluzionarie. Io cercavo un modello di riferimento di impegno, volevo credere che esistesse. Nonostante l’iniziale spaesamento ho constatato che, scandagliando con meticolosa attenzione il panorama politico degli ultimi trentacinque secoli, ci si imbatte (molto più spesso di quanto non siamo portati a credere) in donne straordinarie che con il proprio impegno nella politica hanno stravolto il mondo così come lo conoscevano.

Da Hatshepsut (la donna faraone), passando per l’imperatrice giapponese Suiko, la poco nota regina icena Budicca, le celeberrime Elisabetta I d’Inghilterra e Caterina II di Russia (le quali governarono da sole regni e imperi sterminati), la suffragetta Emmeline Pankhurst, fino a Sophie Scholl (simbolo della Resistenza al nazionalsocialismo, un nome per racchiudere le storie delle migliaia di partigiane europee), alla rivoluzionaria argentina Haydée Tamara Bunke Bider… e tante, tantissime altre.

 

 

Eppure la svolta per me è giunta a Zamosc, piccola cittadina polacca nella quale il 5 marzo 1871 (anno della Comune di Parigi) nasceva Rosa Luxemburg.

Rivoluzionaria, militante politica, filosofa, economista, pacifista, direttrice di una rivista, teorica del marxismo, insegnante, inconsapevole femminista ante litteram. Tanto è stata e tanto ha significato e rappresentato con la testimonianza della sua (incredibile) vita.

“Rimanere umani significa gettare con gioia la propria vita sulla grande bilancia del destino, quando è necessario farlo, ma nel contempo gioire di ogni giorno di sole e di ogni bella nuvola; ah, non so scrivere una ricetta per essere umani, so soltanto come si è umani.”

 

BIOGRAFIA DI UNA RIVOLUZIONARIA

Figlia di ebrei polacchi, in tenera infanzia viene colpita da una malattia che la costringerà a zoppicare per il resto della vita. Impara a leggere e scrivere da sola e nel 1884 viene iscritta al Secondo Ginnasio. Ha qui inizio la sua inarrestabile attività politica: entra difatti a far parte del gruppo rivoluzionario clandestino Proletariat, vedendosi rifiutata la medaglia d’onore al termine degli studi a causa del suo “atteggiamento ribelle nei confronti delle autorità”. Inizia a studiare con abnegazione le opere di Marx ed Engels e, quando l’ondata di arresti agli appartenenti del Proletariat e dell’Unione dei lavoratori polacchi rischia di travolgere anche lei, fugge in Svizzera varcando la frontiera nascosta in un carro da fieno. Stabilitasi a Zurigo si iscrive all’università, dove studierà filosofia, matematica e scienze naturali per laurearsi infine alla facoltà di giurisprudenza con una tesi con la quale si oppone al nazionalismo polacco. Partecipa alla fondazione del Partito Socialista Polacco e a partire dal 1894 dirige la rivista politica “La Causa operaia”; ma la linea del giornale è in contrasto a quella del partito e il mandato politico le viene revocato. Alla ricerca di un’interpretazione più autentica del pensiero di Marx decide quindi di trasferirsi in Germania, per aderire al Partito Socialista d’Europa. Ottenere la residenza non è impresa semplice per i socialisti, malvisti dal Reich, così Rosa contrae un matrimonio fittizio d’interesse e si stabilisce a Berlino. Si iscrive quindi al Partito Socialdemocratico tedesco, la sua posizione è radicale e rivoluzionaria e la porrà in contrasto con le idee riformiste di Bernstein e con le tesi di Kautsky. Nel 1905 torna in Polonia per partecipare alla prima rivoluzione russa e si scontra nuovamente con i nazionalisti polacchi, la rivoluzione fallisce e lei viene arrestata. Una volta rilasciata torna in Germania, dove per sette anni insegnerà Economia politica. Profondamente antimilitarista, nel 1914 allo scoppio della Prima Guerra Mondiale abbandona l’insegnamento per fondare con il migliore amico Karl Liebknecht la “Lega Spartachista”, un gruppo rivoluzionario di matrice pacifista. Nel 1916 viene nuovamente arrestata durante uno sciopero per volere del kaiser Guglielmo II e condannata a due anni di carcere; nel periodo della reclusione rimarrà molto attiva e prolifica scrivendo lettere significative e articoli di grande spessore. Partecipa con entusiasmo alla Rivoluzione tedesca nel novembre del 1918 e nei mesi successivi contribuisce a fondare il Partito Comunista tedesco. Il progetto della rivoluzione è il fulcro dell’attività del Partito e alle porte del 1919 viene tentata un’insurrezione armata, la “Rivolta di gennaio”. Il 15 gennaio 1919 Rosa Luxemburg viene rapita e brutalmente assassinata dai soldati del Freikorps, gruppi paramilitari che agiscono per ordine del socialdemocratico Ebert. Il suo corpo sarà gettato in un fiume e ritrovato mesi dopo.

 

POLITICA AL FEMMINILE

Rosa Luxemburg è una donna caparbia e preparata che vive una realtà fortemente maschile (e maschilista), ma la sua forte personalità e la sua innegabile passione le attirano le simpatie di molti personaggi politici di spicco dell’epoca, fra cui Gramsci e Lenin. Eppure non si limita a compiacersi per i complimenti e per la stima che le vengono mostrati, mette in forte discussione queste manifestazioni. Lei vuole essere considerata una pensatrice politica di valore indipendentemente dal suo sesso e non nonostante sia una donna o per essere una donna. Il suo spirito critico e il suo acume politico le causeranno diversi dissapori e spesso avrà a che ridire con i rivoluzionari del suo tempo.

“La suprema ratio alla quale sono arrivata attraverso la mia esperienza rivoluzionaria polacco-tedesca è quella di essere sempre se stessi, completamente, senza tener conto dell’ambiente e degli altri. Ed io sono e voglio restare un’idealista.”

Lenin era talmente risentito con Rosa per aver presagito gli errori che il potere bolscevico avrebbe poi effettivamente commesso dopo la rivoluzione del 1917, intravedendone con lungimiranza i risvolti dittatoriali, da paragonare così le loro due persone: «A volte un’aquila può volare più in basso di una gallina, ma una gallina non può mai salire tanto in alto quanto un’aquila». Non c’è traccia della risposta che lei gli diede, resto speranzosa che sia stata qualcosa di simile a “Vlad, che coda di paglia”.

 

 

LA ROSA ROSSA DEL SOCIALISMO

Rosa Luxemburg è una politica rigorosa e integerrima, coerente e ambiziosa, una teorica appassionata ed entusiasta amante dello studio approfondito e dotata di una grande fermezza.

Ma chi è la Rosa Luxemburg donna? È una donna che crede profondamente nel bene, inteso come il bene di tutti, e vuole perseguirlo con la disposizione a sacrificare finanche la sua vita. Ha un animo poetico, nelle sue lettere parla spesso di un rapporto tenero con la natura e con le bellezze del mondo naturale che la rincuorano e le consentono un’evasione dalla greve realtà. Ed è in questa sua visione di amore per la poesia della vita che si inseriscono due grandi temi cari alla sua persona: la necessità di essere buoni e il pacifismo. Non si creda che questi aspetti siano totalmente inconciliabili con la figura di una rivoluzionaria sostenitrice della lotta armata; per quanto la cosa possa sembrare inverosimile fanno parte di una personalità poliedrica e ricca, con poche contraddizioni e molti spunti di riflessione.

“Del resto tutto sarebbe più facile da sopportare se non mi dimenticassi la legge fondamentale che mi sono prefissa come regola di vita: essere buoni, ecco l’essenziale. Essere buoni, molto semplicemente. Ecco che comprende tutto e che vale di più di tutta la pretesa di avere ragione.”

Perché l’impegno politico è così fondamentale per Rosa, tanto da aver scelto scientemente di dedicargli la propria vita? Semplicemente perché forse non è lei ad averlo scelto quanto viceversa: era una stimatissima oratrice e una potente agitatrice di masse ma non ha mai fatto troppo mistero d’essere estremamente stressata da quella vita di comizi e sommosse. Non ha mai bramato il potere al solo scopo di detenerlo, voleva piuttosto avere influenza, avere una voce che fosse ascoltata. Per una forte idealista quale lei era non dev’essere stato sempre facile vivere in un mondo come quello della politica fatto di pressioni, giochi di potere, corruzione. Possiamo pensare che abbia fatto tutto questo perché era per lei l’unica cosa possibile da fare. L’unica cosa giusta, un dovere accolto con gioia ma vissuto con tribolazione. Un compito al quale ha saputo adempiere come nessuno si sarebbe mai aspettato.

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“Il mio ideale è il regime sociale in cui si potrebbe con tranquilla coscienza amare tutti quanti. Tendendo a questo fine e in suo nome, saprò forse un giorno anche odiare.”

Sul suo assassinio si è espresso, con la sua semplice e bellissima EpitaffioBertolt Brecht:

Ora è sparita anche la Rosa rossa.

Dov’è sepolta non si sa.

Siccome disse ai poveri la verità,

i ricchi l’hanno spedita nell’aldilà.

Rosa Luxemburg lo spazio ha saputo pretenderlo, conquistarlo e tenerlo per l’eternità al costo della propria vita. Lo spazio nel mio cuore è stato quello che ha saputo dare con le sue parole e la sua storia a una ragazzina affascinata dalla politica e dal mondo intorno a sé, in cerca di una propria identità sociale, alla disperata ricerca di un modello cui ispirarsi e con cui confrontarsi. Quando la rivoluzione è donna.

Non fosse altro che per questo, lei merita spazio.

 
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO:
Vanna Cercenà, La Rosa Rossa: il sogno di Rosa Luxemburg, Torino, Einaudi Ragazzi, 2006
Rosa Luxemburg; curatore A. Bisceglie, …So soltanto come si è umani. Lettere 1891-1918, Roma, Prospettiva edizioni, 2008
AA.VV., Rosa Luxemburg una vita per il socialismo, Milano, Feltrinelli, 1973

 

Illustrazione di Gaia Minozzi
 

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