Le rivendicazioni del movimento delle donne, in Brasile, sono state fondamentali per la creazione del Sistema único de saúde (Sus, Sistema unico di sanità, NdT) e la sua inclusione nella Costituzione del 1988. Secondo la giornalista brasiliana Marcella Fernandes, le richieste presenti nella “Carta das mulheres brasileiras aos constituintes” (Lettera delle Donne brasiliane ai Costituenti, NdT) del 1987, hanno contributo alla fondazione di un modello di “pubblici servizi di salute collettiva e di assistenza medica integrati”, un modello di sanità inedito nel Paese.
“La richiesta per l’accesso alla pubblica sanità era molto forte all’interno del movimento delle donne in Brasile. I grandi gruppi femministi avevano posto al centro questioni associate alla salute della donna, alla contraccezione, e alla pianificazione familiare”, lo dice la dottoressa Ana Maria Costa, responsabile del Programa de assistência integral à saúde da mulher (PAISM, Programma di assistenza integrale della salute della donna, NdT) e fondatrice del Grupo Temático Gênero e Saúde (Gruppo tematico Genere e sanità, NdT) dell’Abrasco (Associazione brasiliana salute collettiva, NdT).
Ana Maria Costa, ricercatrice nonché autrice di un importante paper a riguardo, intitolato “Social participation in the achievement of health policies to women in Brazil”, racconta che la Società civile del benessere familiare in Brasile (Bemfam) — un’organizzazione fondata nel 1965 con l’intento di fornire aiuto alle donne brasiliane sulla pianificazione familiare — era una delle istituzioni che, all’epoca, realizzava la distribuzione di metodi contraccettivi “senza alcun criterio” e “senza monitoraggio clinico” delle pazienti (la Bemfam, finanziata da terzi, nasce appunto dal gap esistente tra le mancate politiche pubbliche offerte dal Ministero della Salute sulla salute delle donne e la grande disinformazione sugli effetti collaterali della pillola contraccettiva, NdT) .
“Infatti c’erano denunce di sterilizzazione femminile di massa, uso della spirale intrauterina senza consenso… Una medicalizzazione del corpo femminile che, con il nostro lavoro, siamo riuscite a portare alla luce”, dice l’autrice.
Così, a partire dal 1975, vari gruppi di donne si sono organizzati in più città, quali San Paolo, Rio de Janeiro, Recife, Salvador e Belo Horizonte e, pian piano, la strada verso una politica nazionale che pensasse alla salute della donna di forma integrata iniziava a essere delineata.
″È giustamente questa la ‘svolta’; una visione della salute della donna più ampia del semplice essere incinta e partorire, come erano viste le donne dai servizi sanitari brasiliani sino ad allora”, prosegue Costa. Il concetto dell’integralità — uno dei pilastri del Sus, insieme a quelli dell’universalità e della partecipazione sociale — nasce appunto all’interno del Paism, programma ideato da Ana Maria Costa.
“È la prima volta che si parla di ‘integralità’. Siamo state noi donne a dire ‘vogliamo essere assistite a 360°’. Vogliamo essere seguite come soggetti complessi che si riproducono sì, ma che al tempo stesso lavorano, soffrono di malattie croniche e hanno anche bisogno di altri servizi, come quello per la salute mentale, ad esempio”, sostiene la dottoressa.
“Il Paism precede il Sus e accompagna tutta la storia che porta alla sua creazione!”, completa Costa.
Secondo la sanitaria, “il movimento delle donne è da sempre coinvolto nella lotta per la garanzia del diritto alla sanità”, e “la costituzione del Sus è una delle bandiere per cui ha lottato non soltanto il movimento sanitario, ma anche e soprattutto le donne, per i lavoratori e lavoratrici”.
Fonte
Magazine: Hypeness
Articolo: “A importância do movimento de mulheres na construção do SUS”
Scritto da: Redação Hypeness
Data: 19 novembre 2020
Traduzione a cura di: Bruna A. Paroni
Immagine di copertina: Unsplash
Immagine in anteprima: freepik