Dopo un recente episodio del reality show di appuntamenti britannico Love Island, Twitter ha ronzato con la parola “finto”. In una sfida progettata per testare la conoscenza reciproca delle coppie, gli isolani sono stati interrogati su tutto, dalle posizioni sessuali preferite del proprio partner, e cosa trovano eccitante o no, fino ad arrivare agli interventi chirurgici a cui si sono sottoposte.
Il concorrente Hugo Hammon ha ripetuto varie volte che a lui non piacciono le donne “finte”, e questo è stato visto come un affronto alle donne che hanno scelto la chirurgia plastica. Ciò ha offeso molte delle donne dello show, tra cui le altre partecipanti Faye Winter e Sharon Gaffka, che hanno definito Hammond “ignorante” per non aver capito perché le donne si sottopongono a interventi estetici.
Nella sfida della serata, solo le donne sono state interrogate sui loro interventi cosmetici: così facendo si è ignorato il mercato della chirurgia plastica maschile, in crescita, ed è stata messa in risalto l’associazione tra interventi di chirurgia estetica a corpi e personalità “finti”. Tutto ciò non fa sorprendere: le questioni di genere. identità e autenticità sono state rilevanti nella lunga storia della chirurgia plastica.
Chirurgia ricostruttiva
Le prime operazioni simili alla chirurgia plastica odierna si sono concentrate sul ripristino del viso e del corpo alla “normalità”: dalla sutura ordinata delle ferite, al riattacco e quindi alla ricostruzione completa di un naso tagliato. Tali procedure erano rare e utilizzate principalmente da uomini che erano stati feriti in duelli o in guerra.
I primi documenti di un naso ricreato da un lembo di pelle risalgono al 600 a.C. in India. Le operazioni europee per costruire un nuovo naso da un lembo di pelle della fronte o dalla guancia iniziarono nell’Italia del XVI secolo. Il chirurgo bolognese Gaspare Tagliacozzi pubblicò la prima grande guida alla ricostruzione del naso, del labbro o dell’orecchio utilizzando la pelle del braccio nel 1597, in latino, rivendicando il merito e il maggior spazio nei libri di storia.
Nella Gran Bretagna del XVII e XVIII secolo, questa operazione era associata a un altro tipo di danno: il collasso del setto nasale causato dalla sifilide. I cambiamenti corporei che erano visti come intenzionati a nascondere la malattia erano particolarmente associati alle “donne di facili costumi”, le quali avevano lo scopo di ingannare gli uomini, per convincerli a sposarle, o facendo pagare a loro la procedura. Il poeta inglese del XVII secolo Robert Herrick fu uno dei tanti scrittori che descrisse le donne che usavano imbottiture, cosmetici, trapianti e altri trucchi per “imbrogliare” gli uomini. Queste donne con “gambe e cosce finte; / falsi seni, denti, occhi; e capelli dalle ingannevoli tinte” (NdT – dall’originale “False in legs, and false in thighs; / False in breast, teeth, hair, and eyes”).
Il dilemma della bellezza “naturale”
Forse l’altro concorrente isolano Aaron Francis avrebbe meritato altrettante critiche per aver dichiarato che i peli sulle braccia delle donne sono il suo più grande “turnoff”. Ma tra lui e Hugo, vediamo un tipico dilemma che coinvolge le donne: se cambi il tuo corpo troppo, sei finta, ma non mostrarlo troppo naturale allo stesso tempo. Un contemporaneo di Herrick, il poeta inglese Ben Jonson lo scrive molto chiaramente. Nella poesia “Still to be neat, still to be dressed” (“Ancora ordinate, ancora vestite” NdT) elogia le donne per il loro stile naturale e di “dolce trascuratezza” necessaria per essere “ancora incipriate, ancora improfumate” ma nascondendo tutta “l’arte”, tutto il lavoro, che hanno portato questa apparenza. Raro e denigrato in questi secoli, l’uso di lembi cutanei per procedure ricostruttive come la rinoplastica è stato ripreso alla fine del XVIII secolo, quando sono arrivate nuove informazioni dall’India. Tra i pazienti, vi erano molti uomini e donne il cui naso era stato danneggiato da incidenti e risse, ma anche malattie come il cancro e il lupus. I chirurghi, uomini, iniziarono a competere tra loro, e vantarsi della velocità e del successo delle operazioni, inclusa la bellezza dei risultati. Le principali procedure facciali sono rimaste riparatrici fino agli enormi miglioramenti apportati da Sir Harold Delf Gillies, considerato il padre della moderna chirurgia plastica, e dai suoi colleghi, nella prima guerra mondiale. Ma anche le opzioni estetiche stavano aumentando, con i primi filler per il viso, a base di ingredienti come grasso e paraffina, apparse alla fine del XIX secolo. Le persone oggi fanno grandi distinzioni tra interventi chirurgici ricostruttivi e “normalizzanti” e quelli visti come prettamente “estetici”. Queste divisioni comportano gravi implicazioni, ad esempio se qualcosa è coperto dal servizio sanitario nazionale (NHS). Questo è il caso anche se l’operazione è molto simile o addirittura identica: la riduzione del seno per l’estetica di solito non è ammissibile dal SSN, ma spesso la riduzione del seno per alleviare disagi di salute mentale o di mal di schiena lo è.
Ci sono anche crescenti livelli di stigma sociale, assieme ad accuse di “falsità” o di voler ingannare, come visto a Love Island. D’altro canto, attivistə femministə o per i diritti della disabilità, e moltə altrə, hanno sollevato dubbi e preoccupazioni sulla normalizzazione degli interventi estetici e sulla pressione di dover arrivare ad avere un look “perfetto”. La “dolce trascuratezza” rimane un problema complesso da affrontare.
Fonte
Magazine: The Conversation UK
Articolo: Love Island: how women with ‘fake’ faces have been belittled throughout history
Scritto da: Emily Cock
Data: 8 luglio 2021
Traduzione a cura di : Caterina Fantacci
Immagine di copertina: philippe spitalier
Immagine in anteprima: freepik
ognuno faccia come vuole col suo corpo