Articolo di Lenny Melziade
Eccoti, sapevo saresti arrivato, gonfio e arrossato. Ma ti ho anticipato sul tempo: prendo il mio correttore, un po’ di fondotinta e per qualche ora non sarai visibile sul mio mento, oh piccolo brufolino.
Scommetto che avete immaginato la scena nella vostra mente e scommetto che il 90% di voi si è immaginato una ragazza davanti allo specchio, alle prese con un correttore e i pennelli.
Perché è così automatico pensare che il trucco sia un prodotto a uso quasi esclusivo femminile, tanto che ai più non passa nemmeno per l’anticamera del cervello che una scena così quotidiana possa avere un uomo per attore?
Perché il trucco è ancora fortemente una questione da ragazze e donne.

Non ci avrete nemmeno fatto caso, ma è talmente insito nelle nostre coscienze che se vediamo una pubblicità di un ombretto non ci chiediamo perché la modella, o l’occhio fotografato sia palesemente di una donna e non di uomo. Lo diamo per scontato.
Eppure, siamo in un periodo storico in cui uno dei reality show d’oltreoceano più in voga, che ha appena vinto un Emmy, vede gareggiare un gruppo di uomini che si truccano. E tanto. E bene. Tanto bene da sembrare donne. Sì, sto parlando della RuPaul’s Drag Race.
Siamo in un periodo storico in cui Instagram e YouTube pullulano di MUA (Make-up Artist) di sesso maschile, che spesso assurgono a una certa fama tanto da creare la loro linea di trucchi – vedi Manny MUA – o campeggiare sulla copertina di Cover Girl – vedi James Charles. Entrambi questi make-up artist sono anche stati scelti dalla Maybelline come testimonial dei loro prodotti, segno che qualcosa ‘’eppur si muove’’.
Nonostante ciò, se condivido sulla mia bacheca un articolo su alcuni sparuti brand di make-up che stanno cercando di veicolare il concetto di ‘’genderless make-up”, anche i miei contatti dalle menti più aperte sbottano con un “Eh ma perché un uomo si dovrebbe truccare?’’ condito da “Boh mi fa strano’’.
Fa strano tutto ciò a cui non siamo abituati, anni fa faceva strano anche il bikini, no?
Perché un uomo si dovrebbe truccare? La prima risposta più ovvia che mi verrebbe è… perché no?
Perché, al contrario, una donna si trucca? Sicuramente possono entrare in gioco fattori sociali, per esempio il bisogno di sentirsi sempre in ordine e curate, altrimenti si viene etichettate come maschiacci o sciatte. Sembrano pensieri d’antan ma vi assicuro che li ho provati sulla mia pelle.
“Dovresti truccarti in ufficio, così sembri più professionale e curata”
“Copri quell’acne, sembrano bubboni!”
E come non considerare quei fastidiosi articoli di tabloid che ci propongono le foto di attrici e cantanti senza trucco. Come se una donna, in quanto famosa, debba sempre essere impeccabile e truccata, altrimenti c’è la gogna mediatica. Sia mai che ci si renda conto che Cameron Diaz ha un brufolo come tutti i mortali.
Ma occhio, non truccatevi troppo! Se ti trucchi troppo sei chiaramente

falsa, ti metti un cerone per sembrare bella ma poi non lo sei, quindi stai ingannando gli uomini. Se ti trucchi tanto sei una sgualdrina, una frivola che pensa solo all’apparenza. E ovviamente non ti trucchi per te stessa, ma per attirare gli uomini e sedurli con quintali di mascara e ciglia finte.
Dovremmo essere libere di andare in giro senza trucco senza sentirci giudicate come sciatte e trasandate, ma anche truccate quanto ci pare e piace senza sentirci giudicate come donne dai facili costumi.
Al di là delle ‘’imposizioni’’ sociali e di questa necessaria via di mezzo tra sgualdrina e sciatta socialmente accettata, la maggior parte di noi che si trucca lo fa per un motivo unico: il trucco ci dà sicurezza e ci fa sentire belle, a nostro agio… fierce insomma.
Non vi è mai capitato di andare a fare la spesa struccate e successivamente di andare -che so – a lezione in università, truccate? Non sentivate un maggior senso di sicurezza? Non sentite anche voi che con l’eyeliner perfetto potete spaccare il mondo? Io personalmente sì, ed è per questo che mi trucco. Quel senso di “so proprio pheega oggi’’.
Ma non è solo questo, non è così semplice. Per anni mi sono truccata solo gli occhi, mi piaceva usare l’eyeliner non sono mai andata oltre quello e un po’ di cipria in polvere. Anni fa e più recentemente, qualche mese fa, ho sofferto di una forte forma di acne che mi ha tempestato il viso e le guance di un alto numero di cisti, grosse, rosse e per giunta dolorose. Le cure dermatologiche per l’acne sono lunghe e ci ho messo mesi a tornare a una quasi normalità. Nel frattempo, anche su consiglio dello stesso medico, ho iniziato a comprare fondotinta e correttori appositi e avvicinarmi alla parte più ‘correttiva’ del make-up. Anche in questo caso, il trucco mi ha aiutato a sentirmi meglio. Se la mattina mi vedevo allo specchio e mi sentivo male da quanto mi facevano schifo quei bubboni in faccia, dopo una mezz’oretta con pennelli e spugnette mi sentivo già meglio ed ero pronta ad uscire senza sentirmi in imbarazzo. Lo stesso succede ora, che le cisti più grosse sono sparite ma rimangono le piccole cicatrici vicino alle mandibole. Sicuramente il trucco non ha aiutato solo me durante un brutto periodo di acne e il make-up può essere fondamentale per aiutarci ad accettare piccoli inestetismi, che altrimenti ci farebbero avere un brutto rapporto con il nostro corpo.
Questo è un diritto che dovrebbe avere qualunque persona, sia esso uomo, donna, non binario, gender fluid o klingon. Il trucco può cambiare una persona e renderci la vita migliore.
Ora, perché quel senso di potere, questo meraviglioso sentirsi a proprio agio con il proprio viso, deve essere un sentimento ad appannaggio esclusivamente femminile?
Perché se un uomo decide una mattina di andare a fare un giro con uno smokey eye, possiamo tutti immaginare le occhiate, le frecciatine e i commenti degli astanti? E qui entrano in gioco le imposizioni sociali di cui sopra.
“Non dovresti truccarti, sembri gay’’
“I veri uomini non si truccano’’
“Se ti trucchi sei frocio’’
Sono tutte frasi che possiamo tranquillamente sentire o leggere nei commenti online. Il make-up maschile è ancora un miraggio, soffocato dallo stigma sociale.

De-femminizzare il make-up è importante, non tanto per includere anche gli uomini cisgender che se un giorno decidessero di uscire di casa con fondotinta e contouring attorno alla barba mi farebbe solo che piacere, ma soprattutto per demistificare l’idea di come una persona che si identifica nel genere femminile debba apparire.
Se racconto di come a 12 anni, vedendo in bagno i trucchi di mia madre, un giorno abbia deciso di uscire di casa col kajal, nessuno farebbe una piega. Cosa spinge quindi un uomo o un ragazzo, nonostante questo peso sociale, a impugnare eyeliner e pennelli? Deduco principalmente quel senso di sicurezza che ci dà il trucco, ma il passaggio sicuramente non è facile come può esserlo per una ragazza. In quanto io stessa ragazza, ho potuto solo ipotizzare e poi fare la cosa più logica. Parlarne con chi di trucco ne sa nettamente più di me… ed è uomo.
Luca è un giovane ragazzo di Lodi che propone i suoi bellissimi e fantasiosi trucchi sul suo profilo Instagram, e guarda caso si avvicinato al mondo del make-up proprio per gli stessi motivi per cui io, come altre ragazze, mi sono addentrata in questo fantastico mondo di blush e rossetti.
“Funziona che anche tu vuoi sentirti bello, correggere certe cose e valorizzarti, se hai abbastanza la mente aperta a tutto, iniziare è facile e nemmeno poi tanto strano. Da subito devi cercare il fondotinta leggero ma piallante, la matita per le sopracciglia molto naturale e il correttore che non segni, perché non è ancora nell’immaginario quotidiano!”

Visto? Anche gli uomini vogliono truccarsi per valorizzarsi e sentirsi belli! Riuscirà mai a cadere il concetto: cura di sé= roba da donna?
Del resto, questa equazione non è sempre stata vera nei saecola saeculorum… il trucco maschile ha una storia millenaria ed è stato usato senza alcun pregiudizio per molti secoli. Basta pensare che gli antichi egizi usavano polveri di malachite a mo’ di ombretti colorati e il famoso kohl attorno agli occhi, che possiamo vedere in tutti le testimonianze storiche dell’epoca. Anche greci e romani erano avvezzi a truccarsi gli occhi per accentuarne l’intensità. Saltando a piè pari il lungo periodo medievale, arriviamo ai parrucconi talcati e i visi sbiancati con la biacca degli anni seicenteschi. L’uso di polveri a base di piombo e persino arsenico, usati per rendere il viso di un nobiliare bianco pallido, erano in voga anche tra gli uomini.
Il trucco maschile negli ultimi anni del Novecento e inizio Duemila non è di sicuro cosa nuova ma non possiamo chiaramente paragonare un trucco da palco di un Billie Joe Armstrong, Jared Leto, Robert Smith o David Bowie, a il compagno di corsi universitari che vorrebbe sentirsi libero di venire a Glottologia I con un bell’eyeliner.
Tuttavia, è importante fare tutto il possibile perché gli uomini si sentano liberi di andare in giro con il viso truccato, se ne sentono il bisogno e aggrada loro farlo. Se in tempi più recenti abbiamo infatti quindi visto vari artisti usare eyeliner e affini sul palco, nel quotidiano l’uso del make-up da parte degli uomini è decaduto e diventato quasi prerogativa di artisti, siano essi drag queen o cantanti.
Forse proprio grazie al forte impatto che sta avendo la Drag Race di RuPaul, molti ragazzi si sono avvicinati al make-up. La RuPaul’s Drag Race ha infatti moltissimi fans, non solo nelle file LGBT+, e a al programma va il plauso di aver reso più accessibile un mondo che era prima quasi underground e che si basa fortemente sull’uso del trucco.
“RuPaul oltre ad intrattenere e mostrare le varie sfaccettature dell’arte scenica, ha diffuso tantissimo il make up drag, anche a me per dirti, che mai avrei pensato di poterne realizzare uno! È un programma stupendo, con una buona diffusione mondiale, le minoranze si sentono rappresentate e protette da questo tipo di trasmissioni e dal messaggio che ne portano. Ti senti meno solo e vedere che c’è tanto apprezzamento per Ru e le sue regine ha sicuramente spinto tanti ragazzi a trovare in se stessi una forma, una dimensione nuova per potersi esprimere e sentire liberi!- Luca Liquors Beauty.”
Accantonando però per un attimo il trucco drag, con tutta la sua intrinseca esagerazione, qual è la situazione quotidiana per quanto riguarda la ‘’lotta’’ make-up genderless?
Ci sono brand che ci stanno provando. È di un anno fa una campagna di Wycon, brand italiano, che mostra un uomo nei loro cartelloni pubblicitari.
Beauty has no gender era il motto della linea Androgyny e il modello, Emil Andersson, campeggiava ben truccato nelle pubblicità e negli stand dei negozi mandando un chiaro messaggio: ‘’è giunto il momento di andare oltre gli stereotipi’’
Questa collezione però era in vendita nei negozi del marchio senza target particolare, al di là del fotomodello maschile. Ha fatto più discutere invece una recente mossa di mercato di Chanel. Il famoso brand infatti ha recentemente lanciato sul mercato una linea di make-up appositamente creato e pensato per gli uomini, con pochi prodotti basilari.
Boy de Chanel si vanta di essere la prima linea di make-up dedicata esclusivamente agli uomini. Ma ce n’era bisogno?
Di primo acchito, il mio primo pensiero è stato: “bene, sdoganiamo un po’ l’equazione trucco= donna’’ ma dopo aver visto i prodotti e averci rimuginato su, sono giunta alla conclusione che questa linea è un po’ come la corazzata Potemkin.
Non sono di sicuro un’esperta in dermatologia ma mi sembra abbastanza lampante che un ombretto è un ombretto, può andare bene per un viso femminile così come un viso maschile. Un mascara che va bene per le mie cigliette, va bene per le ciglia lunghe e arcuate che tanti uomini si ritrovano (mentre noi scleriamo con piega ciglia e olio di ricino…)
Del resto, non ho mai visto le drag queen di cui sopra usare trucchi appositamente da uomini, anzi alcune hanno lanciato la loro linea di trucchi raccogliendo consensi dalle colleghe come dalle fan donne.
Non mi sento però di bocciare in toto questa scelta di Chanel. Penso si tratti di un’idea fondamentalmente buona (sfondo: make-up genderless), sviluppata in maniera totalmente errata. Le intenzioni c’erano, ma è finito tutto allo scatafascio possiamo dire.
Bastava fare come Wycon o altri brand come NYX che hanno scelto di includere uomini come modelli per le loro pubblicità. Creare un’etichetta a un prodotto ne crea una linea di demarcazione, che può essere tuttavia deleteria: dire “questo prodotto è per uomini, se ti vuoi truccare usa questi” implica che “questi prodotti da donna sono da donna, non li puoi usare perché sei uomo”. Forse, come dice Luca, il MUA con cui ho scambiato quattro chiacchiere a riguardo, non serve essere troppo schizzinosi nella situazione in cui vertiamo:
“Rimango dell’idea che non serva la definizione ‘man’ o ‘uomo’. Le definizioni separano, evidenziano e distanziano. Se vogliamo rendere il tutto più normale andrebbe evitata qualsiasi selezione di prodotti dedicati all’uomo. Per come la vedo io, come fanno già altri marchi, avrei inserito uomini a rappresentare per esempio, delle tonalità di fondotinta o correttori. Una mossa silenziosa ma chiara. Le cose grandi si fanno poco alla volta.’’
Su questo siamo d’accordo: serviva più inclusività e non una netta separazione. Diciamo che Chanel è intelligente ma non si applica. Possiamo considerare le scelte degli altri brand, così come la fama di Manny Mua, James Charles, lo sdoganamento del mondo drag, come piccoli passi verso un futuro make-up genderless.
Personalmente la mia speranza è proprio questa, ottenere nei prossimi decenni una società abbastanza tollerante e prona all’eguaglianza, che permetta agli uomini di sentirsi a proprio agio con una full face. Nonostante guardando all’odierna situazione sociale italiana ci sarebbe solo da sconsolarsi e rovinarsi il mascara piangendo, sono sotto sotto ottimista.
Un giorno gli uomini saranno liberi di sovvertire gli stereotipi e sentirsi liberi di truccarsi quanto vogliono. Un giorno i giovani ragazzi saranno liberi di avvicinarsi a questa forma d’arte senza sentire il peso di una società retrograda e sessista. Per loro concludo l’articolo con le bellissime parole di Luca:
“Truccarsi è ok se vi fa sentire bene e a vostro agio, nessuno può avere il diritto di decidere come vi dovreste sentire, come vi dovreste comportare e cosa potete o non potete fare. Il make-up è per tutti ma il cervello no, quindi a volte non verrete capiti o addirittura accettati, ma se voi in prima persona saprete accettarvi allora sarete davvero liberi.’’
Grazie a Luca Liquors Beauty per la chiacchierata, potete (anzi dovete!) seguirlo sul profilo Instagram qui.
Per approfondire:
Ciao, gran bel articolo.
Concordo in pieno con tutto ciò che hai scritto, non dovrebbero esserci collezioni per uomini e per donne, i trucchi sono unisex, possono essere utilizzati da tutti. Penso che Chanel abbia solo trovato un modo facile per fare soldi in questo momento, ma la loro collezione è totalmente sbagliata: in pratica stanno dicendo che un uomo può essere accettato se utilizza i determinati prodotti che loro stanno vendendo ma che nel caso in cui usasse (ad esempio) un ombretto viola, non sarebbe considerato “”” uomo “”””.
L’unica cosa che vorrei, davvero, è che le persone si sentissero più confidenti col loro corpo e che non sentissero di DOVERSI truccare, specialmente se questo implica dover usare strati e strati di trucco (che comunque non fanno bene alla pelle). Vivo in Irlanda e qui le ragazze si sentono obbligate ad indossare strati e strati di trucco (+ ciglia finte + abbronzatura finta + unghie finte) per essere più socialmente accettate. Quindi sì, viva il trucco, ma con moderazione. Il trucco serve a renderci più confidenti, ma come hai scitto tu, dovrebbe esserci la libertà di scegliere se truccarsi o meno, senza pregiudizi o aspettative.