I miei confini si sono allargati e la mia visione del mondo è cambiata. È stato spaventoso.
Ho pianto. E non poco. Avevo appena finito di guardare il discorso di Emma Watson per l’ONU e mi erano venuti i brividi. All’inizio non sapevo bene come definire quell’emozione di fondo che stava facendo piovere (premetto che la mia allergia mi ha portato a volermi cavare gli occhi per tutto il tempo), ma era qualcosa di familiare.
Per intenderci, piangere non è un qualcosa che evito, eccetto che a un primo appuntamento per vedere il film Lei – e anche in quel caso, il numero di lacrime prodotte entro la fine del film avrebbe potuto lavare i miei vestiti per una settimana. Probabilmente sarei stato capace di nascondere la mia reazione se non fosse stato per il fatto che la testa della ragazza che stavo frequentando era teneramente poggiata sulla mia spalla. Ma sto divagando.
Non mi è mai stato detto di non piangere. I miei genitori non mi hanno mai detto di “fare l’uomo”, se proprio, mi hanno insegnato che esprimere la propria vulnerabilità è più coraggioso che mostrarsi stoici – l’alternativa così tanto apprezzata dalla cultura maschile. Mi è stato insegnato che le mie insicurezze, le mie paure e il mio dolore erano migliori se condivisi con le persone che mi circondano, piuttosto che chiusi a chiave in una scatola fatta di finta durezza. Purtroppo, che io sappia, non a molti uomini sono state insegnate queste stesse idee. E questo fa parte del rovescio della medaglia del femminismo e della parità di genere da cui traggono vantaggio gli uomini tanto quanto le donne: il concetto che gli uomini siano “forti” e che di conseguenza siano incapaci di ammettere di provare emozioni “deboli” è estremamente dannoso. Mi sento ferito per il fatto che ci siano così tanti ragazzi e uomini che allontanano i loro sentimenti perché credono che in questo modo si sia uomini.
I miei genitori non hanno mai etichettato come “femminismo” quello che mi stavano insegnando. Loro mi hanno spinto a chiedermi “Come posso diventare una persona migliore e più evoluta?” – e la ricerca di una risposta a questa domanda mi ha inevitabilmente portato al mio attuale percorso, che onestamente è iniziato circa sette mesi fa, quando ho visto per la prima volta il discorso della Watson per l’ONU.
Nel momento in cui ho sentito la Watson dire “Se non io, chi? Se non ora, quando?”, ho avvertito qualcosa dentro di me. Non era per via del burrito al pollo che avevo divorato 15 minuti prima, ma era un sentimento raro e immediatamente riconoscibile che mi ha fatto capire che non sarei stato più lo stesso. Adesso so che quel sentimento mi ha ricordato ciò che si prova quando ci si innamora.
Una delle esperienze più elettrizzanti e commoventi nella vita è la sensazione di farsela addosso che si prova quando ci si rende conto di aver incontrato la persona che ti obbliga a crescere in un modo che mai avresti creduto fosse possibile. È come se i tuoi confini si ampliassero e la tua visione del mondo cambiasse. È spaventoso, ma è anche uno degli stati emotivi più stimolanti e appaganti che si possano provare. Questo è l’impulso interiore che ho provato nel momento in cui ho sentito le parole della Watson.
Sono sempre stato iper-consapevole di offendere le altre persone o di non farle sentire a proprio agio, soprattutto dal momento in cui negli ultimi due anni sono diventato un personaggio pubblico. È sicuramente più semplice rimanere neutrali quando si tratta di questioni politiche o sociali. Dopo tutto, non sono un grande fan delle persone che sui social mi dicono “Sei un cretino”, anche se, logicamente, so bene che tutto quello che mi dicono mi rimbalza addosso e che qualsiasi cosa twittino ritorna a loro.
Dato che in passato ho evitato di pronunciarmi sulle questioni sociali, le mie lacrime sono state un momento di ardente consapevolezza del fatto che non potessi né volessi più starmene zitto. Questo mi ha spaventato. Che tipo di resistenza avrei incontrato da parte di fan, hater, altre persone del settore e persino da parte di quelli che sostenevano lo stesso movimento, ma che hanno pensato che mi stessi muovendo in modo sbagliato o opportunistico? Avrei rischiato di essere ostracizzato? Ma il fatto è che non me ne fregava un cazzo. Sarebbe facile non dire niente, proprio come sarebbe facile evitare l’amore chiudendosi in una posizione fetale emozionale ogni volta che ci si trovi a confronto con qualcuno che abbia la capacità di darti una spinta, cambiarti e sfidarti ad esplorare ogni più piccolo angolo nascosto della tua psiche. Ma, come gli uomini sanno da sempre, la maggior parte delle cose migliori della vita richiedono difficoltà e coraggio. Noto anche come YOLO (you only live once, si vive una volta sola, N.d.T.)
Proprio come quando cerchi qualcuno da amare, non puoi davvero sapere cosa cercare in una causa sociale fino a quando essa stessa non incrocia il tuo cammino. Puoi usare tutte le parole che vuoi per descrivere cosa stai cercando, ma alla fine della fiera, quando trovi quella giusta nel momento giusto, la riconosci. Ma prima di tutto devi essere aperto a questa possibilità. E adesso che io stesso ne ho preso consapevolezza, questo percorso si è rivelato essere più incredibile di quanto abbia mai potuto immaginare.
Mi sono interessato sempre più alle altre questioni sociali, come alla Black Lives Matter. Circa un anno fa, il mio amico Patrick, che ho conosciuto nell’ambito del teatro d’improvvisazione, ha dato voce al movimento Black Lives Matter, postando storie e articoli sulla sua pagina Facebook. Piano piano ho iniziato a leggere i suoi post e a mettere “mi piace”, apprezzando la sua onestà a distanza. Patrick è un maschio bianco, eterosessuale, cisessuale e, come me, ha trascorso la sua vita beneficiando di questo e molto probabilmente senza neanche rendersi conto della reale entità della cosa. La sua buona volontà a riconoscere i suoi privilegi mi ha insegnato tanto a proposito dei miei. Persino ora, riconosco che grazie ai miei privilegi posso permettermi il lusso di questa mentalità comoda e positivista sulla lotta alla disuguaglianza e alle ingiustizie. Io posso scegliere di affrontare queste problematiche – le quali non sono implicite nella mia vita per via del mio sesso, colore della pelle, orientamento sessuale, o di qualsiasi altra parte di me in quanto persona.
Non so dove le mie passioni mi porteranno in futuro, ma certamente so che in qualsiasi modo evolveranno, io sarò una persona diversa e almeno una parte del mondo che mi circonda sarà cambiata come me. La mia speranza è quella di seguire l’amore e continuare ad imparare cosa significa essere il miglior alleato che io possa essere.
*Se ne va in groppa a uno stormo di piccioni, ma alla fine non riescono a sostenere il suo peso, così cade e si rompe una caviglia. *
Matt McGorry recita in Orange is the new black e Le regole del delitto perfetto, la cui première della seconda stagione andrà in onda giovedì 24 settembre alle 22,00 su ABC.