Presso lo “Zentrum für Gender Studies und feministische Zukunftsforschung” (NdT, Centro per Studi di Genere e Futurologia Femminista) dell’Università di Marburgo vi è un gruppo di ricercatrici che, a partire dal 2017, si impegna per la prima volta in un confronto sistematico dei discorsi anti-femministi. Il loro lavoro di ricerca, sotto la guida di Annette Henninger, è stato nel frattempo documentato in varie pubblicazioni (Henninger/Birsl 2020; Näser-Lather/Oldemeier/Beck 2019). L’ultima pubblicazione in questo contesto è un numero speciale della rivista GENDER con contributi di variə autorə provenienti da Germania, Italia, Turchia e Svizzera che si occupano di ricerca nell’ambito delle mobilitazioni contro il femminismo e il “gender”. La seguente intervista con le editor è stata condotta in collaborazione con la casa editrice Budrich.
Il titolo del vostro libro di recente pubblicazione “Mobilisierungen gegen Feminismus und ‘Gender’“ (NdT, Mobilitazioni contro il femminismo e il “gender”) suggerisce che in questo momento storico i movimenti femministi e gli studi di genere siano bersaglio di attacchi a sfondo politico. A quali sviluppi si ricollega tutto ciò?
Da alcuni anni assistiamo in Germania, ma anche a livello internazionale, a polemiche contro una presunta “ideologia gender” nel contesto di crescenti istanze di populismo ed estremismo di destra. Tali polemiche sono indirizzate contro prospettive critiche del patriarcato sull’attuale gerarchia dei generi e contro rivendicazioni di autodeterminazione sessuale e di genere. Nel campo della ricerca, la cosa viene discussa in parte come anti-femminismo, in parte come (anti-)genderismo. C’è da temere che situazioni sociali difficili e conflittuali (quali l’attuale effetto della pandemia da coronavirus) vengano sfruttate da agenti anti-democraticə per rinforzare il risentimento esistente. In situazioni di questo tipo, le tensioni sociali diventano ancora più pronunciate.
Vi occupate di tali tensioni sociali?
Nell’ambito del Progetto Anti-femminismo marburghese abbiamo analizzato i discorsi sulla crisi dei rapporti di genere come sintomi di crisi normative latenti. Per esempio, i processi di trasformazione economica hanno comportato un aumento della complessità e dell’incertezza e gli studi di genere discutono da alcuni anni di una crisi del settore assistenziale. Allo stesso tempo, la gerarchia dei generi è in transizione verso una flessibilizzazione, la quale implica una maggiore presenza di stili di vita eterogenei e non eteronormativi. Gli studi di genere e i movimenti femministi sfidano credenze e opinioni indiscusse sul tema del “genere”. In tempi di crisi, tuttavia, si avverte un bisogno di sicurezza, che spesso si manifesta in tendenze di ri-tradizionalizzazione, come quelle viste nel corso del lockdown nel settore del lavoro assistenziale, ma anche nella resistenza alle liberalizzazioni delle norme di genere e in interventi contrari a un linguaggio paritario dal punto di vista del genere. Si tratta di qualcosa che dobbiamo contrastare con pratiche solidali e democratiche per sviluppare insieme una visione di società vivibile, plurale e aperta che miri a ridurre piuttosto che a rinforzare le disuguaglianze.
C’è stato un fattore scatenante che vi ha spinto ad affrontare in particolare le questioni dell'”anti-femminismo” e dell'”(anti-)genderismo”?
Presso lo Zentrum für Gender Studies und feministische Zukunftsforschung di Marburgo ci occupiamo già da molto tempo di questo tema. Per esempio, in un grande progetto di ricerca finanziato dal BMBF (NdT, Ministero Federale dell’Educazione e della Ricerca), colleghə di varie discipline hanno analizzato dal 2017 al 2020 come si manifestano le mobilitazioni contro il femminismo e il “gender” e come queste hanno un impatto in varie sfere sociali. Abbiamo condotto cinque case study riguardanti gli ambiti della scienza, del lavoro di integrazione, dell’educazione (sessuale), della maternità e del matrimonio egualitario. Le domande inerenti ad altri temi sono rimaste senza risposta e non è stato previsto un confronto tra Paesi in questo progetto. Peraltro, i discorsi e le mobilitazioni sono in continuo sviluppo. È stato questo il motivo che ci ha spinto a progettare il numero speciale di GENDER e anche a invitare altrə autorə a inviare i loro contributi. Il numero speciale fornisce una panoramica dei fenomeni descritti. Nell’introduzione solleviamo questioni di carattere astratto e concettuale. I vari contributi analizzano le mobilitazioni contro il “gender” e il femminismo da prospettive storiche, analitiche rispetto ai tempi e transnazionali. Vengono presi in esame i legami con il razzismo e l’anti-semitismo, nonché i riferimenti apparentemente contraddittori al femminismo, ai diritti delle donne e al “gender”. Tuttavia, si pone anche la questione di come gli studi di genere potrebbero utilizzare tali sfide in maniera autocritica per affinare le proprie percezioni e posizioni.
Secondo voi, quali strategie femministe sono sensate per contrastare questi sviluppi?
La solidarietà è molto importante: le diverse correnti critiche e persone impegnate nella lotta per una società aperta che riconosca e valorizzi la pluralità non devono lasciarsi mettere l’una contro l’altra. Questo non significa che non si possa più discutere in pubblico di idee controverse. Ma si tratta di critica costruttiva e di punti di riferimento comuni quali la giustizia sociale e la parità della diversità e del diverso. Allo stesso tempo, si tratta anche di chiari “no-go”– dobbiamo prendere una contro-posizione molto chiara laddove si violi la dignità umana, definita come inviolabile dalla nostra costituzione, o si parli e agisca a dispregio della democrazia – a seconda del problema o del tipo di attacco nell’ambito accademico, nei dibattiti pubblici o anche con strategie creative nella cultura popolare, per esempio mediante satira politica o canzoni rap. Tuttavia, è importante anche avere a disposizione offerte educative sperimentate e testate, per esempio nel contesto di attività formative per bambinə e giovani che promuovano la riflessione sul genere, nel quadro di attività educative sensibili alla discriminazione o nella sfera dell’educazione alla democrazia. È imperativo che queste offerte continuino a esistere e necessitano di un sostegno affidabile da parte del Governo.
Il numero speciale 6 di GENDER Mobilisierungen gegen Feminismus und ‚Gender‘. Erscheinungsformen, Erklärungsversuche und Gegenstrategien (NdT. Mobilitazioni contro il femminismo e il “gender”. Manifestazioni, tentativi di spiegazione e controstrategie) è stato pubblicato a giugno 2021 dalla casa editrice Verlag Barbara Budrich via Open Access.
Fonte
Magazine: blog interdisziplinäre geschlechterforschung
Articolo: Mobilisierungen gegen Feminismus und ‚Gender‘ – Interview mit Marburger Forscherinnen
Scritto da: Zentrum für Gender Studies und feministische Zukunftsforschung
Data: 22 giugno 2021
Traduzione a cura di: Grazia Polizzi
Immagine di copertina: Kat Stokes
Immagine di anteprima: freepik