Questo finesettimana, le persone queer e trans (LGBTQ) e i loro sostenitori scenderanno in strada nel Gay Village di Toronto per celebrare e partecipare alla marcia Trans e all marcia Dyke (“lesbica”, NdT) e alla parata del Pride annuale. Ci sarà anche una rappresentanza della polizia della città a questi eventi?
Un vasto gruppo di persone queer e trans che sono nere, native indigene e persone di colore (BIPOC) (da “Black, Indigenous and people of colour”, NdT) e dei loro sostenitori si è rifiutato di approvare la presenza istituzionale della polizia al Pride. Questo li ha resi un bersaglio della stampa conservatrice e di persone che preferirebbero un Pride più normativo e controllato dallo Stato.
Molti nella comunità LGBTQ vogliono un Pride diverso, una parata che richiami la storia del movimento, celebri le rivoluzioni e la liberazione, e che riconosca la violenza che molti membri affrontano, inclusa la violenza e l’indifferenza delle forze di polizia.
Lo scorso autunno, una coalizione LGBTQ ha formato la “No Police in Pride Coalition” (NPPC) (“Coalizione Niente Polizia al Pride”, NdT), dopo che Olivia Nuamah, direttrice esecutiva del Pride di Toronto, aveva tenuto una conferenza stampa assieme al capo della polizia della città Mark Saunders e al sindaco John Tory, in cui si invitavano i poliziotti a partecipare ufficialmente alla parata in uniforme.
Molti nella comunità videro l’invito di Nuamah come irrispettoso e dannoso nei confronti della decisione precedentemente presa dai membri. Infatti, basandosi sulle raccomandazioni del Black Lives Matter Toronto del 2016, la partecipazione al Pride delle forze di polizia era già stata votata due anni prima, mettendo così in atto la messa al bando della presenza ufficiale del servizio di polizia di Toronto alla parata del Pride.
A Gennaio poi, durante una riunione a porte chiuse i membri del Toronto Pride hanno votato ancora per non avere polizia in uniforme durante la marcia annuale (163 voti contro 161). Questo ha di fatto ribaltato la decisione unilaterale di Nuamah. Ancora una volta, i membri del Toronto Pride hanno impedito alle forze dell’ordine di partecipare alla marcia.
Il sindaco di Toronto, il premier dell’Ontario e il capo della polizia hanno espresso le proprie frustrazioni e la propria rabbia al comitato del Pride. Il sindaco ha rimproverato i membri e minacciato di fare più pressioni per rettificare questa scelta e il premier Doug Ford ha dichiarato che non avrebbe preso parte al Pride.
Molti credono che la determinazione nel forzare le nostre comunità ad accettare la polizia in uniforme al Pride sia espressione del disprezzo per le tante persone trans e queer che non si sentono al sicuro in presenza della polizia.
Le ragioni per non volere i poliziotti in uniforme a una celebrazione queer sono molteplici. Le donne trans nere e native indigene sono regolarmente esposte a violenze per mano della polizia. Tante persone queer, e specialmente coloro che sono nere, native indigene e di colore, affrontano rischi sempre più in aumento dato il clima attuale razzista, islamofobo, transfobico e omofobo, e la loro sicurezza non è garantita dalla presenza della polizia.
Mancanza di fiducia nella polizia
L’invito alla polizia da parte di Nuamah a partecipare al Pride è arrivato in un momento difficile. Tanti nelle comunità queer e trans stavano ancora soffrendo per le morti di uomini (per la gran parte di colore) nel Gay Village di Toronto. Molti avevano sospettato di un serial killer e avevano denunciato la scomparsa degli uomini, ma le loro preoccupazioni non erano state prese in seria considerazione dalla polizia.
È stato poi rivelato che la polizia aveva fatto pochi sforzi per investigare le sparizioni tra il 2010 e il 2017. Nel 2017 poi Alloura Wells, una sex worker di colore, scomparve. I suoi resti furono ritrovati in un burrone ad Agosto, ma non furono identificati dalla polizia fino a Dicembre.
Anche altre donne nere trans sono scomparse e poi sono state uccise, con poche attenzioni dedicate a questi casi dalla polizia, per cercarle o risolvere gli omicidi. Sumaya Dalmar, una donna trans somala, morì in quelle che furono descritte come “circostanze sospette”. La polizia si rifiutò di tenere aperta l’inchiesta e non considerò la sua morte un omicidio.
Polizia allontanata dal Pride in diverse città
La crescente violenza razzista e transfobica contro le persone queer, trans, e BIPOC ha avuto come risultato che i comitati dei Pride nel Nord America più in generale, in città come Vancouver e Hamilton, hanno negato la partecipazione ufficiale delle forze di polizia ai Pride. A New York, una contro-marcia è stata organizzata dalla Reclaim Pride Coalition (Coalizione Riprendi il Pride, NdT), dove nessun corpo di polizia né sponsor di multinazionali ha sfilato. Questa coalizione spera di riportare uno spirito di ribellione a un evento che, dicono, è diventato uno show motivato dai soldi.
Il desiderio di alcune persone queer e trans di essere riconosciute e incluse in una nazione normativa e nelle istituzioni statali ha alimentato le tensioni attuali. L’agenda neo-liberale delle multinazionali, che ha caratterizzato le festività del Pride negli ultimi dieci anni, ha reso quasi impensabile l’idea di un’alternativa al modello di evento corporativo attuale.
Quest’anno, il Pride celebra il 50esimo anno dei moti di Stonewall, che hanno definito la nascita delle organizzazioni queer in Nord America. Le rivolte furono guidate da Marsha P. Johnson, una donna trans nera, e da Sylvia Rivera, una donna trans latina. Data questa storia e dati i recenti avvenimenti, il Pride di quest’anno potrebbe essere stata un’opportunità per portare avanti programmi politici e un momento di riflessione sulle origini del Pride e su dove siamo attualmente in questa battaglia per la liberazione queer e trans. Ma la leadership del Pride a Toronto si accontenta della natura depoliticizzata dell’evento.
Molti di noi, nelle comunità queer, trans e BIPOC, desiderano un Pride diverso, uno che richiami le proprie storie politiche; un Pride in cui si dia valore alla rivoluzione e alla liberazione.
Tanti vorrebbero vedere un Pride che sfidi e critichi l’agenda bianca, neoliberale, e omonazionalista: una celebrazione dove lo Stato non ha voce in capitolo.
Fonte:
Magazine: The Conversation
Articolo: Queers and trans say no to police presence at Pride parade
Autrice: Beverly Bain
Data: 21 giugno 2019
Traduzione a cura di: Caterina Fantacci
Immagine di copertina: The Conversation – Mark Blinch