Torna il Primavera Sound e si sdoppia, travolgendo Barcellona con i suoi oltre 200 show, in programma come da tradizione, e per la prima volta quest’anno coinvolge anche Madrid: le due città che si trasformeranno l’una nello specchio dell’altra per due weekend consecutivi, ospitando l’edizione 2023 dell’attesissimo Festival che ha in modo rivoluzionario cancellato il gender gap, e che tornerà dall’1 al 3 giugno e dall’8 al 10 giugno 2023.
Depeche Mode, Kendrick Lamar, Blur, Rosalía, Halsey, FKA twigs, Skrillex, Calvin Harris, St. Vincent, The Moldy Peaches e Le Tigre sono gli headliner della ricca line-up condivisa – salvo qualche piccola eccezione – e gender-equal che spazierà, confermando l’anima poliedrica, versatile ed inclusiva della manifestazione, dal punk al k-pop passando per metal, techno, salsa, rap, indie e reggaeton, tra vere e proprie icone musicali, grandi ritorni e nuove scoperte.
In occasione dell’annuncio delle date, dei nomi in cartellone e del contestuale avvio della prevendita (su DICE) dei biglietti giornalieri e dei pass di entrambe le manifestazioni, abbiamo chiacchierato con Joan Pons, Direttore della Comunicazione del Primavera Sound, sul costante percorso di crescita del Festival che gli ha permesso di diventare non solo un punto di riferimento per l’organizzazione, la qualità e l’eterogeneità dell’offerta musicale ma anche per l’etica abbracciata, le policy antidiscriminatorie adottate e l’attenzione al pubblico.
Il Primavera Sound non è più solo un festival ma un vero e proprio evento mediatico, attesissimo non solo per i nomi in cartellone ma anche per tutto ciò che gli ruota intorno e coinvolge le città in cui si svolge: quali sono i motivi che hanno fatto crescere esponenzialmente la reputazione della manifestazione fino a renderla così tanto amata?
Quando si fanno le cose per bene, dalla cura della line up alla qualità dei servizi o della venue in cui si svolge il festival, l’amore della gente finisce per arrivare. Bisogna anche avere una personalità (in questo caso, essere persone appassionate di musica che fanno un festival per appassionatə di musica) e non tradirla. Essere riconoscibili ci rende diversi e quindi competitivə e accattivanti per i media; so che sembra un’ovvietà, ma in fondo il segreto è ascoltare il proprio pubblico ed essere molto autocritichə con se stessə per migliorare sempre di più.
Dalla prima edizione, su quali aspetti vi siete concentratə in particolare per alzare l’asticella e garantire la qualità? Come si differenzia dagli altri festival?
Come ho già detto, non bisogna mai pensare di aver fatto tutto nel modo giusto. Quando nel 2016 abbiamo scelto l’hashtag #bestfestivalever non è stata tanto una dichiarazione di orgoglio, quanto il fissare un’asticella: l’obiettivo è superare quell’asticella ogni anno e migliorarci di edizione in edizione.
Le line up del Primavera Sound vogliono sempre essere una rappresentazione dello Zeitgeist musicale del loro anno. Questo significa essere consapevoli e rispettosə degli artisti e delle artiste del passato ancora in attività, prestare attenzione a quellə che definiscono il presente e intravedere e scommettere sulle proposte che guardano al futuro. Ogni nome è importante. Tutti i festival di dimensioni simili al nostro si assomigliano tra loro, lo sappiamo. Per questo sappiamo anche che la linea di mezzo è quella in cui si marcano le differenze e la personalità.
Possiamo dire che il Primavera Sound è un festival femminista? Diversità & Inclusione, parità di genere, iniziative contro le microaggressioni e la violenza sono temi a te molto cari, come riesci ad affrontare anche questi temi, integrandoli nella routine della logistica, della programmazione e di tutto ciò che è inerente all’organizzazione di un festival nell’abbracciare politiche dedicate e attivare azioni ad hoc?
Ci piace pensare di essere un festival radicato nel presente. E, in questo presente, se non sei femminista sei una reliquia del passato scollegata dalla realtà. Quando nel 2019 abbiamo lanciato il claim “New normal” non era solamente un claim: era un impegno duraturo del festival verso la parità di genere nella line up, nei team di persone che realizzano il festival e in tutte le policy di azione (corsi per ə dipendenti, azioni di visibilità pubblica, servizi di informazione e assistenza durante il festival…) che possono aiutare l’idea di New normal ad avere senso. Ci piace anche pensare che più cose facciamo più possiamo portare nuove ispirazioni e potenziali trasformazioni.
Con quali misure riesci a monitorare il rispetto del tuo protocollo inclusivo e antidiscriminatorio sia durante l’evento sia anche nella costruzione, quindi in tutta quella parte di ricerca della line up e di cosa c’è dietro un festival (che non si vede da fuori)? Quali sono i vostri obiettivi di medio-lungo termine in termini di inclusività? Un suggerimento per chi organizza eventi per creare un evento inclusivo?
Tutte queste politiche, come sappiamo, sono un percorso, non un interruttore che si accende per ottenere la piena inclusione. Quindi abbiamo ancora molta strada da fare.
Tuttavia, è una grande soddisfazione e un indicatore del fatto che stiamo facendo le cose bene quando si ricevono feedback inaspettati dal proprio pubblico: quando dopo il 2019 abbiamo iniziato a vedere che sui social (alcune persone ci hanno anche scritto direttamente) il pubblico era molto contento di aver potuto esprimere la propria identità di genere al festival in modo libero e disinvolto grazie all’ambiente creato, abbiamo capito che eravamo sulla strada giusta.
Un suggerimento per qualsiasi altro evento (musicale o di altro tipo) che voglia riuscirci: non è così difficile. Basta volerlo. Se lo si vuole, gli strumenti ci sono.
Che conferme avremo per il Primavera Sound nell’edizione 2023? Qual è invece l’aspetto che lo renderà memorabile? Se potessi citarne solo 3, quali sono gli/le artistə il cui show non puoi assolutamente perderti sul palco del prossimo Primavera Sound?
Come ho già detto, non ci sono nomi più piccoli di altri nella nostra line up, che abbiamo annunciato per intero il 29 novembre. Quindi scegliere solamente 3 nomi è davvero difficile. Come diciamo nel nostro claim di quest’anno, “I’ll be your mirror”, chiunque guardi il poster potrà vedere il suo riflesso. Quindi ci sono tanti poster possibili quanti sono ə partecipanti al festival (con gli artisti e le artiste preferitə di ciascunə). Ogni persona può creare il proprio Primavera. Ci saranno molte persone che vorranno vedere gli headliner come i Blur, Rosalia o Kendrick Lamar. Altre preferiranno Red Velvet, Kyari Pyamu Pyamu o Perfume, altri Bad Religion, The Mars Volta e Soul Glo e altre ancora John Cale, Laurie Anderson e Eddie Palmieri.
Ho sempre sentito commenti entusiasti da chi ha assistito al festival, ma a volte c’è chi non ha potuto goderselo perché troppo “dispersivo”: quali sono le best practice per godersi appieno il Primavera Sound?
Bisogna avere una mentalità aperta e cercare di non andare solo agli show più scontati. Spesso diciamo che il nostro modo di costruire la line up è quello di non perdere mai di vista il fatto che ogni giorno del festival dovrebbe fornire a ogni partecipante la possibilità di vivere più esperienze diverse: 1) unə artista molto attesə e desideratə 2) il loro prossimo o la loro prossima artista preferitə scopertə al festival 3) uno spettacolo che lə metterà alla prova e 4) un concerto in cui potranno divertirsi molto.
Ringraziandoti per il tuo tempo, ti chiedo: qual è la cosa più rock che si può fare nel mercato musicale per infrangere le regole e dare una spinta verso un cambiamento positivo?
Fare un festival per più di 20 anni seguendo le proprie regole e convinzioni e non quelle del mercato è sicuramente la cosa più rock da fare. E funziona!